C’è un noto proverbio contadino che recita così: “Si chiude la stalla quando i buoi sono scappati”. E’ ciò che succede da noi nella gestione dei boschi e dell’ambiente in genere.
Il verde monocromatico che ci circonda e ci invade ogni giorno di più potrà fare la felicità di una certa dottrina metropolitana, dettata da ideologie e da tanta ignoranza (in senso etimologico) della montagna, ma a guardar bene è sintomo di abbandono e di incuria generalizzata.
Abbandono, perché si è persa l’anima montanina fatta di tradizioni agro-silvo-pastorali e di competenze ataviche specifiche; incuria, perché il bosco non è ritenuto, persino dai proprietari stessi, un valore aggiunto, come pensavano i nostri nonni, ma quasi un peso, anche a causa di normative assurde che pensano di governarlo.
La montagna pistoiese, terra (un tempo) di castagneti
Chi non è più “dell’erba di Maggio” si ricorderà come, fino a 50 anni orsono, le selve di castagno prosperassero ovunque e come la castanicoltura costituisse un settore vitale per la nostra Montagna.
I castagneti erano tenuti come giardini di cui ogni proprietario si sentiva fierissimo. Poi, complice un’emigrazione mai contenuta da leggi intelligenti e dalla mancanza di una politica vere per le zone montane, ci siamo ritrovati allo stato attuale in cui i castagneti curati sono pochissimi e di piccole dimensioni ed i costi per mantenerli sono saliti alle stelle. E di ciò non tengono minimamente conto i bandi regionali che intenderebbero sostenere (chiacchiere) la castanicoltura.
Eppure ci sarebbero i margini per un certo ritorno ad una gestione, anche economica, degli alberi del pane.
Intanto il prezzo spuntato dalle castagne e dalla farina dolce è molto più appagante di un tempo; poi il mondo gastronomico richiede sempre più prodotti di alta qualità, mentre sono spesso scadenti le castagne e le farine dolci che noi per il 60% dei nostri bisogni importiamo dall’estero; inoltre è ormai inderogabile, anche a fini di protezione ambientale, una gestione strategica dei castagneti e dei boschi in genere, per un vero rilancio delle nostre terre appenniniche.
Slow Food e Rete dei Castanicoltori
A testimoniare l’importanza della castanicoltura nella nostra montagna e perfino in ambito nazionale si sono svolte a Piteglio, mercoledì 12 e giovedì 13 giugno, due giornate dedicate al castagno ed alla necessità, per associazioni locali e per aziende agricole, di far rete e di portare avanti istanze comuni.
Slow Food e Rete dei Castanicoltori hanno organizzato incontri e dibattiti, ma anche visite in castagneto, per rilanciare in chiave economico-ambientale la filiera del castagno che potrebbe favorire la nascita di posti di lavoro per giovani imprenditori, come sta avvenendo in Francia.
A settembre il corso Ars Molendi
Attualmente la filiera manca di strutture per l’essiccazione (i famosi e amati metati) e soprattutto di molini che in passato fiorivano numerosi intorno ai nostri corsi d’acqua.
In questo senso l’Associazione italiana “Amici dei molini storici” e l’“Associazione Castanicoltori Alta Valle del Reno” organizzeranno nei giorni di 20/21/22 Settembre un corso per conoscere i molini ad acqua, le macchine, il funzionamento e la macinatura. Il corso, denominato Ars Molendi, intende trasmettere le conoscenze di base che compongono il sapere complesso legato a questo settore, un tempo ricco di esperienze e oggi relegato ai margini.
Il risultato della due giorni a Piteglio
“La due giorni pitegliese ha avuto un’importanza notevole per diffondere il nostro Manifesto dei Castanicoltori – dice Alessandra Telch, referente Slow Food Alto Adige settore castanicoltura e coordinatrice insieme ad Ugo Bugelli dell’iniziativa – e per spingere verso una rete nazionale che faccia sviluppare questo settore e coinvolga enti e istituzioni affinché lo sorreggano con normative apposite”.
Infine l”anima della castanicoltura della nostra montagna, Ugo Bugelli (nella foto in homepage), castanicoltore ormai conosciutissimo per l’impegno e la passione che mette al servizio dell’albero del pane, ci tiene a sottolineare un altro fatto importante: “Una troupe cinematografica andrà in questi giorni a girare un docufilm sulla castanicoltura dei nostri territori che verrà proiettato a Torino nell’ambito delle manifestazioni di ‘Terra Madre’ del prossimo mese di settembre. Anche un’iniziativa di questo genere potrà servire per un rilancio serio ed economico della castanicoltura locale e nazionale”.