Economia  |  giugno 17, 2024

I bisogni inascoltati della castanicoltura

A Piteglio si è svolta una manifestazione di Slow Food e Rete dei Castanicoltori con incontri, dibattiti e visite in castagneto per rilanciare in chiave economico-ambientale la filiera del castagno. E a settembre, per tre giorni, le associazioni “Amici dei molini storici” e “Castanicoltori Alta Valle del Reno” organizzeranno un corso per conoscere i molini ad acqua, le macchine, il funzionamento e la macinatura dal titolo “Ars molendi”

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C’è un noto proverbio contadino che recita così: “Si chiude la stalla quando i buoi sono scappati”. E’ ciò che succede da noi nella gestione dei boschi e dell’ambiente in genere.

Il verde monocromatico che ci circonda e ci invade ogni giorno di più potrà fare la felicità di una certa dottrina metropolitana, dettata da ideologie e da tanta ignoranza (in senso etimologico) della montagna, ma a guardar bene è sintomo di abbandono e di incuria generalizzata.

Abbandono, perché si è persa l’anima montanina fatta di tradizioni agro-silvo-pastorali e di competenze ataviche specifiche; incuria, perché il bosco non è ritenuto, persino dai proprietari stessi, un valore aggiunto, come pensavano i nostri nonni, ma quasi un peso, anche a causa di normative assurde che pensano di governarlo.

La montagna pistoiese, terra (un tempo) di castagneti

Chi non è più “dell’erba di Maggio” si ricorderà come, fino a 50 anni orsono, le selve di castagno prosperassero ovunque e come la castanicoltura costituisse un settore vitale per la nostra Montagna.

I castagneti erano tenuti come giardini di cui ogni proprietario si sentiva fierissimo. Poi, complice un’emigrazione mai contenuta da leggi intelligenti e dalla mancanza di una politica vere per le zone montane, ci siamo ritrovati allo stato attuale in cui i castagneti curati sono pochissimi e di piccole dimensioni ed i costi per mantenerli sono saliti alle stelle. E di ciò non tengono minimamente conto i bandi regionali che intenderebbero sostenere (chiacchiere) la castanicoltura.

Eppure ci sarebbero i margini per un certo ritorno ad una gestione, anche economica, degli alberi del pane.

Intanto il prezzo spuntato dalle castagne e dalla farina dolce è molto più appagante di un tempo; poi il mondo gastronomico richiede sempre più prodotti di alta qualità, mentre sono spesso scadenti le castagne e le farine dolci che noi per il 60% dei nostri bisogni importiamo dall’estero; inoltre è ormai inderogabile, anche a fini di protezione ambientale, una gestione strategica dei castagneti e dei boschi in genere, per un vero rilancio delle nostre terre appenniniche.

Slow Food e Rete dei Castanicoltori

A testimoniare l’importanza della castanicoltura nella nostra montagna e perfino in ambito nazionale si sono svolte a Piteglio, mercoledì 12 e giovedì 13 giugno, due giornate dedicate al castagno ed alla necessità, per associazioni locali e per aziende agricole, di far rete e di portare avanti istanze comuni.

Slow Food e Rete dei Castanicoltori hanno organizzato incontri e dibattiti, ma anche visite in castagneto, per rilanciare in chiave economico-ambientale la filiera del castagno che potrebbe favorire la nascita di posti di lavoro per giovani imprenditori, come sta avvenendo in Francia.

A settembre il corso Ars Molendi

Attualmente la filiera manca di strutture per l’essiccazione (i famosi e amati metati) e soprattutto di molini che in passato fiorivano numerosi intorno ai nostri corsi d’acqua.

In questo senso l’Associazione italiana “Amici dei molini storici” e l’“Associazione Castanicoltori Alta Valle del Reno” organizzeranno nei giorni di 20/21/22 Settembre un corso per conoscere i molini ad acqua, le macchine, il funzionamento e la macinatura. Il corso, denominato Ars Molendi, intende trasmettere le conoscenze di base che compongono il sapere complesso legato a questo settore, un tempo ricco di esperienze e oggi relegato ai margini.

Il risultato della due giorni a Piteglio

“La due giorni pitegliese ha avuto un’importanza notevole per diffondere il nostro Manifesto dei Castanicoltori – dice Alessandra Telch, referente Slow Food Alto Adige settore castanicoltura e coordinatrice insieme ad Ugo Bugelli dell’iniziativa – e per spingere verso una rete nazionale che faccia sviluppare questo settore e coinvolga enti e istituzioni affinché lo sorreggano con normative apposite”.

Infine l”anima della castanicoltura della nostra montagna, Ugo Bugelli (nella foto in homepage), castanicoltore ormai conosciutissimo per l’impegno e la passione che mette al servizio dell’albero del pane, ci tiene a sottolineare un altro fatto importante: “Una troupe cinematografica andrà   in questi giorni a girare un docufilm sulla castanicoltura dei nostri territori che verrà proiettato a Torino nell’ambito delle manifestazioni di ‘Terra Madre’ del prossimo mese di settembre. Anche un’iniziativa di questo genere potrà servire per un rilancio serio ed economico della castanicoltura locale e nazionale”.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)