PISTOIA – Una serie di murales, realizzati da detenuti, per migliorare attraverso l’arte alcuni spazi all’interno della Casa Circondariale di Pistoia. È il risultato di un progetto voluto dalla direzione del carcere che è stato attuato in collaborazione con l’associazione culturale Elektro Domestik Force e grazie al sostegno di Fondazione Caript. I murales sono collocati su un arco del piano superiore della sezione, su una parete della sala polivalente e sul muro del campetto da calcio.
“Nell’ambito delle iniziative trattamentali a favore della popolazione detenuta – dichiara la direttrice della casa circondariale Loredana Stefanelli – questa direzione ha avviato, con il sostegno della Fondazione e la collaborazione con l’Associazione culturale Elektro Domestik Force, la realizzazione di alcuni murales in tre degli ambienti detentivi della Casa Circondariale di Pistoia. L’obiettivo è stato di rendere gli spazi fisici quali spazi vitali, nei quali i detenuti possono ritrovare le loro radici, le paure, le attese ma anche la speranza che il carcere da isola di disperati divenga, per quanto possibile, anche territorio di vita“.
“Abbiamo molto apprezzato – sottolinea il presidente di Fondazione Caript Lorenzo Zogheri – la partecipazione attiva dei detenuti, che per noi è stato l’aspetto più bello del progetto. La Fondazione è a servizio della comunità e questi murales veicolano il messaggio che chi si trova in carcere ne è parte integrante, con quanto ne consegue in termini di necessità di attenzione e di sostegno”.
La realizzazione delle opere è stata preceduta, per definirne i contenuti, da quattro incontri di coprogettazione, tenuti a giugno da Nico “Lopez” Bruchi e Marco “Sera” Milaneschi di EDF con i detenuti coinvolti e in queste occasioni il video-maker dell’associazione Carlo Settembrini ha effettuato delle riprese per documentare ogni fase del progetto.
Gli incontri di progettazione, inoltre, sono stati di stimolo per elaborare diverse idee di restyling degli spazi detentivi interessati.
“I nostri interventi – commenta Nico “Lopez” Bruchi, direttore artistico di EDF – nascono sempre da volontà espressive condivise con le persone che vivono i luoghi dove questi sono ospitati ed è stato essenziale avere dei momenti di scambio con i detenuti per comprendere la direzione che questa operazione artistica doveva prendere. Guidati dalle loro idee abbiamo progettato i murales cercando di trovare canali comunicativi semplici ed efficaci. Non è mai un lavoro facile mettere insieme molte idee e farle confluire in un unico progetto. Creare bellezza insieme è una cosa che non capita tutti i giorni all’interno di un carcere. Il sostegno da parte di tutti i detenuti è stato emozionante, il loro profondo coinvolgimento ha fatto sì che, anche nella fase di realizzazione, si respirasse uno spirito di collaborazione per migliorare gli spazi comuni del carcere.”
LE OPERE
L’albero della speranza
Nell’arco del piano superiore della sezione è stato riprodotto un “albero della speranza”, le cui foglie diventano lettere senza indirizzo specifico, forse esiti di un percorso introspettivo, forse una corrispondenza con l’esterno, forse pagine di libri. Al centro dell’albero, inciso nella corteccia è rappresentato un cervello, simbolo dello sviluppo intellettuale e, frontalmente, sono riprodotte sbarre rotte, a significare che è la saggezza a rendere liberi. Sullo sfondo un paesaggio italiano e in alto sono tre parole chiave scelte dai detenuti: sacrificio, speranza, libertà.
Il mare
Nella sala polivalente è stato raffigurato il mare, visibile attraverso la parete di una stanza detentiva che è stata abbattuta. All’interno della stanza, in primo piano, sono raffigurate le mani di un detenuto che spezzano delle catene e, all’esterno, alcune bandiere di diverse nazioni e parole, anche queste indicate dai detenuti.
L’astronave
Nel campo di calcio, lo scenario è ambientato all’interno di un’astronave, a rappresentare un viaggio nelle infinite possibilità dell’universo. Nel vetro dell’astronave sono dipinte diverse immagini: propri cari, personaggi celebri come Michael Jordan, ricordi del proprio vissuto, il sorgere del sole come simbolo di speranza. Altre figure completano il murale, come un pianeta con una donna che aiuta un uomo a rialzarsi, tributo alle compagne di vita dei detenuti; due mani che si tengono strette e si sostengono l’una con l’altra; un pianeta che ricorda un pallone da calcio che entra in un vortice di luce intergalattico, a significare che, attraverso l’attività sportiva, si superano un po’ i confini della detenzione.
La realizzazione dei murales è iniziata lo scorso 12 luglio per proseguire, con una breve interruzione, fino alla fine di agosto.