PISTOIA – Si parla di Elfi e la sala Terzani della biblioteca San Giorgio si riempie di pubblico come poche volte è successo. L’esperienza dei giovani che quaranta anni fa iniziarono a ripopolare case abbandonate nell’Appennino di Sambuca sembra suscitare un’attenzione nuova. Resta forse un residuo di attrazione per quello che qualcuno percepisce come esotico, ma l’interesse attuale è figlio dei nostri tempi, dell’incertezza che è diventata fisiologica. L’occasione è data dalla presentazione del libro di Mario Cecchi, uno dei fondatori della comunità, “Ritorno alle origini. L’esperienza degli Elfi”, voluto e pubblicato dall’Associazione 9cento con il patrocinio della Rive, rete italiana dei villaggi ecologici. Il libro ha un corredo fotografico di Andrea Nannini e una postfazione di Pietro Clemente.
Mario Cecchi mentre autografa il suo libro e il tavolo dei relatori
“C’è un limite allo sviluppo? C’è un confine? Loro lo hanno posto”, dice Pietro Clemente, antropologo. “Sento la loro esperienza come una potenzialità che la mia generazione aveva e che non ho sviluppato, mentre Cecchi l’ha fatto”. “E’ una storia che mi ha colpito”. Come impressiona la difficoltà dei rapporti con le istituzioni, soprattutto con la Regione. Non c’è stato alcun sforzo di riconoscimento, aggiunge Clemente. Una storia di conflitti, a partire da quelli con i cacciatori, con i sindaci, con i vicini, ma anche di dialogo con i pastori.
A sinistra i sindaci Micheletti e Tomasi. A destra Tomasi durante il suo intervento
La voce delle istituzioni è quella dei sindaci di Sambuca e di Pistoia, Fabio Micheletti e Alessandro Tomasi. Il sindaco di Sambuca riconosce l’importanza del contributo demografico che gli Elfi hanno dato in una montagna che in cinquanta anni ha dimezzato la popolazione residente, mentre nelle case degli Elfi sono nati più di duecento bambini. Ma sottolinea, allo stesso tempo, quella che vede come una contraddizione. Se il territorio è di chi lo vive, anche gli Elfi, che hanno scelto l’educazione parentale, dovrebbero contribuire a tenere aperta la scuola che è il primo presidio di un territorio. “Perché non votate? Perché non partecipate alla vita istituzionale?”. Ma l’orizzonte degli Elfi – “custodi del territorio”, li chiama Luca Bertinotti, presidente dell’Associazione ‘9cento – è un altro. Lo ricorda Riccardo Clemente che presenta una rete estesa di comunità, ognuna unica e irripetibile, attente alla sostenibilità ambientale, improntate a un’economia ispirata dal dono e a una democrazia che esce dalla dinamica della maggioranza e della minoranza con uno stile di mediazione per arrivare a decisioni condivise da tutti.
Mario Cecchi con il libro è per la prima volta “uscito allo scoperto dopo quaranta anni”, dice l’editore. Nato nel 1951 a Genova, Cecchi risponde alle numerose domande del pubblico. Lo fa con la sicurezza della sua verità: “Creare una vita che possa andare avanti per le generazioni future”.
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Servizio fotografico a cura di Maurizio Pini