Uno sguardo oltre  |  dicembre 5, 2021

“Il melo di nonno Dario”, un sogno diventato realtà

Due giovani, con la loro associazione fondata nel 2017, restituiscono vita a Tione, borgo antico abbandonato, senza luce, acqua e gas, a mille metri, in Abruzzo. Grazie soprattutto al recupero delle pagliare, case in pietra che un tempo contenevano stalle, pagliai per animali e depositi per strumenti agricoli. In ricordo del nonno di Fabio e della sua storia legata a una pagliara. Fra le attività proposte trekking a piedi e a cavallo, escursioni in bicicletta, degustazioni di prodotti tipici, attività ricreative all'aria aperta, passeggiate storiche nel borgo

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E’ accaduto durante la giornata del FAI dedicata alla scoperta di Castello di Cireglio, il paese natìo di Policarpo Petrocchi. Sono stato subito incuriosito da due giovani, marito e moglie, con in braccio il loro figlioletto neonato. Mi sono avvicinato ed ho ascoltato la loro storia, che è veramente degna di nota: un bel sogno diventato realtà. Sono due ingegneri, lei Jessica, ingegnere chimico e lui, Fabio, ingegnere elettronico e lavorano attualmente nel Valdarno. Ma ogni fine settimana e le ferie estive le trascorrono a Tione degli Abruzzi dove Fabio ha le proprie origini. Il loro cuore è lì e vi hanno fondato un’Associazione formata da altri due ingegneri, un fisioterapista, un’avvocatessa, una dottoressa, un’imprenditrice e quattro pensionati. Insieme hanno avviato il recupero sostenibile di alcune delle Pagliare di Tione.

Le pagliare di Tione

Tione degli Abruzzi è un paese di valle in provincia dell’Aquila, ai piedi del monte Sirente e fin dal 1400 era tradizione che il paese stesso, in primavera-estate, si trasferisse a 1000 metri di altitudine e abitasse le pagliare, cioè case in pietra a due piani che contenevano stalle, pagliai per animali e depositi per strumenti agricoli. Lo scopo era quello di coltivare le terre montane per la sussistenza alimentare delle famiglie dei pastori e dei contadini e nel contempo garantire nei pascoli dell’altipiano un foraggio migliore per gli animali. Nei campi si coltivavano lenticchie, fagioli, ceci , grano solina, farro e patate.

Fino all’autunno le pagliare brulicavano di vita poi gli abitanti, parroco in testa, tornavano a valle. Era la cosiddetta transumanza verticale.

Oggi quel borgo è disabitato: alcuni privati hanno restaurato qualche pagliara, ma le vivono solo per pochi giorni all’anno.

Il melo di nonno Dario

In questo luogo magico, dove il tempo sembra essersi fermato e dove non ci sono né acqua né corrente elettrica né gas, Jessica e Fabio Panella hanno deciso di cullare un sogno che sta piano piano diventando realtà.

Con la loro Associazione, fondata nel 2017, stanno recuperando alcune pagliare e le mettono a disposizione di turisti dei fine settimana o di quelli estivi che amano trascorrere in quel luogo di una solitudine affascinante qualche giornata lontana dal caos cittadino. Agli avventori, grandi e piccoli, vengono proposte varie attività all’aria aperta, fra cui cacce al tesoro nel borgo, mercatini dell’artigianato locale, escursioni per antichi sentieri, degustazioni a chilometro zero, nottate sotto le stelle e tanto altro. A Fabio è riservato il compito di far da cicerone raccontando ai visitatori la storia delle pagliare e facendo loro conoscere la chiesetta, dedicata alla Madonna di Loreto, il pozzo in pietra e l’interno di alcuni edifici ristrutturati.

Il tutto in un panorama veramente mozzafiato che ha il suo fascino in ogni stagione: l’autunno si tinge di colori intensi, in inverno domina la neve ed è possibile muoversi con le ciaspole; in primavera il rigoglio dei fiori spontanei dà un’impronta festosa a tutto il borgo ed in estate il fresco della sera rigenera corpo e mente. Inoltre è molto comune avvistarvi cervi, lupi, volpi e anche aquile.

Il nome dell’associazione ha un’origine affettiva

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Il nome dell’associazione culturale lo spiega Fabio: “Dario era mio nonno, originario del paese di Tione e aveva un melo accanto alla sua pagliara. A quel melo teneva molto, lo potava e lo curava amorevolmente, anche se i frutti erano sempre piccoli e asprigni. Tuttavia le sue cure erano continue perché, diceva, che altrimenti la natura avrebbe preso il sopravvento. Quel messaggio da piccolo non lo capivo, anche perché non potevo mangiare quelle mele che erano veramente poco appetibili. Oggi mi sono reso conto che mio nonno Dario vedeva qualcosa di più in quel melo; in realtà quell’albero rappresentava le proprie radici, la propria appartenenza a quel luogo, che io ho voluto riaffermare dando alla nostra associazione il nome simbolico e evocativo di Il melo di nonno Dario”.

Un luogo affascinante e sempre più frequentato

In pochissimi anni l’associazione ha raccolto le adesioni di 400 soci, “Tutti cittadini in cerca di emozioni antiche – dice Jessica, che in realtà è una molisana – in un luogo dove la natura è sovrana. Siamo all’interno del Parco Regionale Sirente Velino, a 5 chilometri dal più vicino centro abitato e ci raggiungono persone dalle tipologie più eterogenee: coppie, comitive di tutte le età, famiglie con bambini al seguito. Dai dati che abbiamo raccolto ci risulta che la fascia d’età più presente è quella compresa tra i 40 e i 60 anni, ma non mancano bambini molto piccoli e anziani pluriottantenni”.

Le strutture a disposizione del Melo di nonno Dario attualmente sono due fisse, e altre tre che vengono messe a disposizione dei soci del posto, ma è possibile anche pernottare in tenda, seppur nel rispetto del regolamento del Parco Regionale.

“Tuttavia – conclude Fabio – gli spazi all’aperto sono veramente moltissimi e il nostro giardino con vista sul Sirente è sempre a disposizione di chi voglia soffermarvisi, tanto che vi abbiamo installato due punti con barbecue”.

Alla mia domanda se intendano far dell’accoglienza nelle pagliare una vera e propria attività principale i due giovani si schermiscono e fanno un sorrisetto, come per dire: “Nella vita non si sa mai!”

Contatti: Pagina Facebook -Il melo di nonno Dario. Email : [email protected]. Cell: +39 3389060073.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)