Ambiente  |  febbraio 2, 2021

I nostri boschi nella morsa dell’edera

Per i Greci e i Romani era una pianta consacrata a Dioniso-Bacco per la sua rampicante affinità con la vite. In generale l'edera ha avuto meriti e riconoscimenti non sempre meritati. Non è un vero parassita degli alberi ma crea loro molti problemi fino a causarne la morte. E, come altre piante infestanti, anch'essa minaccia l'integrità del patrimonio forestale

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Ci sono delle piante, conosciute fin dall’antichità che hanno avuto meriti e riconoscimenti anche se non sempre meritati.

Una di queste è l’edera che, secondo alcune popolazioni, proteggeva le case dagli spiriti maligni, per altre era simbolo di fedeltà e di longevità e per i nostri antenati Greci e Romani era una pianta consacrata a Dioniso-Bacco per la sua rampicante affinità con la vite.

Tuttavia già Plinio il Vecchio ( I secolo d.C.) ne sosteneva la pericolosità, sia perché “..uccide gli alberi e tutte le altre coltivazioni”, sia perché “…spacca i sepolcri e i muri” e il grande scienziato conclude dicendo che “…desta sorpresa vederle tributato un qualche onore”.

Alcune proprietà dell’edera

Anche la farmacopea mostra prudenza nell’utilizzare parti di questa pianta, perché i frutti non devono assolutamente essere mangiati e se ne usano solo le giovani foglie fresche che hanno proprietà analgesiche e antispasmodiche.

L’uso interno è dunque severamente sconsigliato, mentre esternamente sembra che gli impacchi con le giovani foglie abbiano, fra l’altro, virtù cicatrizzanti contro ulcere e piaghe ribelli.

Un pericolo per i nostri boschi

Pur non essendo un parassita degli alberi, nel senso che non si nutre della loro linfa, l’edera è loro nociva perché si avvinghia al fusto e risale fino ai rami più alti formando ampie strutture globose che creano ombra perpetua, fanno raggrinzire le foglie e i getti nuovi e conducono l’albero alla morte.

Quindi il suo grande vigore vegetativo fa sì che le chiome degli alberi si appesantiscano a dismisura, a tal punto che eventi atmosferici estremi causano il loro sradicamento, con conseguenti problemi di carattere idrogeologico.

Proprio in queste ultimo periodo le forti raffiche di grecale che hanno raggiunto la velocità di 80-100 chilometri orari sono state la causa della caduta di molti alberi col loro pane di terra.

Lo stesso accade nel caso di copiose nevicate o gelicidi, con grande pericolo anche per il sistema viario montano.

Quante volte i Vigili del Fuoco sono costretti a intervenire per liberare le strade da alberi caduti anche per il peso delle edere!

La pessima gestione del territorio

Insomma, all’incuria pluridecennale, all’abbandono, all’invasione delle piante aliene (cascia e ailanto) che stanno divorando a poco a poco la biodiversità botanica di questi monti, si aggiungono anche le edere a minacciare l’integrità del nostro patrimonio forestale, nella più totale assenza di voci, istituzionali e non, che si levino contro questa sciagurata gestione del nostro territorio montano, che sta perdendo la sua tradizionale e curata fisionomia e che si sta “imbarbarendo” tanto da non esser quasi più riconoscibile, con buona pace dei vincoli idrogeologici e paesaggistici che lo dovrebbero tutelare e che invece si stanno rivelando causa di un insensato immobilismo gestionale.

Quando si capirà che la collina e la montagna hanno bisogno di una legislazione a sé e diversa da quella delle pianure?


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)