In questo tempo di limitazioni e di sconforto ci è sembrato opportuno proporre un’alta riflessione sulla Libertà che ci ha dato il prof. Paolo Baldassarri (il mitico Preside dell’Istituto Pacini di Pistoia)
Che cos’è la libertà?
Proviamo a definire questo concetto fondamentale
“La vera libertà è sapere come poter utilizzarla al meglio e senza rimpianti”
Giustiniano La Vecchia
Per libertà si intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza restrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla.
La maggior parte delle persone ritiene che la vera libertà sia solamente una maschera di apparenza da mostrare all’esterno, una sorta di “sono libero quando gli altri credono che io lo sia”. Potrebbero rientrare nella categoria qui descritta i cosiddetti “finti trasgressivi” che, sotto l’apparenza ribelle, sono più convenzionali della convenzione stessa.
Allora, Che cos’è la libertà?
Non è un cambiamento che va mostrato all’esterno, quanto piuttosto una leva che scatta all’interno.
La vera libertà è quella interiore, che ci disancora giornalmente dai giudizi, nostri e degli altri. È un processo, un moto di liberazione che ti permette di non essere prigioniero dentro te stesso.
Jung nel suo bellissimo “Libro Rosso” sosteneva: meglio essere legati da catene visibili che da catene invisibili.
Purtroppo la libertà fa paura a molte persone perché impone di prendere delle decisioni scomode e obbliga ad assumerci le responsabilità delle nostre scelte. La libertà però regala anche molti privilegi, tra cui la possibilità di sbagliare, di piangere, di ridere, di non avere paura di guardare il mondo con i nostri occhi e non con quelli di altri.
Libertà non è essere comparsa, ma regista, sceneggiatore e protagonista della propria vita; è avere la possibilità di salire sulla propria barca, alla ricerca della felicità, e partire per un viaggio meraviglioso chiamato esistenza.
Per concludere leggiamo un breve racconto di Leonardo Da Vinci.
Quando ritornò nel nido con un piccolo verme, il cardellino non trovò più i suoi figli. Il cardellino cominciò a cercarli dappertutto piangendo e gridando, ma nessuno gli rispondeva. Un giorno il fringuello gli disse: ho visto i tuoi figli in casa del contadino.
Il cardellino partì pieno di speranze ed in breve tempo arrivò alla casa del contadino. Si posò sul tetto: non c’era nessuno. Scese sull’aia: era deserta. Ma, nell’alzare la testa, vide una gabbia appesa, fuori dalla finestra, i suoi figli erano lì dentro prigionieri.
Quando lo videro aggrappato alle sbarre della gabbia si misero a pigolare chiedendogli di portarli via, e lui cercò con il becco e con le zampe di rompere le sbarre della prigione, ma invano. Allora, con un gran pianto, li lasciò.
Il giorno dopo il cardellino tornò di nuovo sulla gabbia dove erano i suoi figli. Li guardò. Poi attraverso le sbarre li imboccò tutti, uno per uno, per l’ultima volta. Infatti egli aveva portato alle sue creature il “ tortomaglio “ che era un’erba velenosa.
Li vide morire.
MEGLIO MORTI, DISSE, CHE PERDERE LA LIBERTA’.
Leonardo da Vinci , da “ Calderugio ”
— Ricerca della Fondazione Conservatorio S.Giovanni Battista, Pistoia–
Illustrazione © di Francesca Risaliti Illustrazioni
Fotografia © Maurizio MIXINART Pini