Pistoia, Sanità e sociale  |  giugno 15, 2020

Scelto il nuovo medico di famiglia in montagna, domani l’annuncio dell’Usl

L'Azienda ufficializzerà il nuovo incarico temporaneo per le frazioni di Cireglio, le Piastre, Pracchia e Orsigna dopo il pensionamento del dottor Carradori. Che ha rotto il silenzio con una lunga lettera. Che parla del suo lungo rapporto con la montagna e del ruolo svolto in tanti anni di professione. Ai giovani colleghi che hanno detto di “no” all'incarico in queste zone: “Non avete idea di cosa vi perdete”

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Il dottor Luciano Carradori

PISTOIA – Un medico alla fine ci sarà e lo annuncerà ufficialmente l’Azienda Usl Toscana Centro nel corso della giornata di di domani, Martedì 17 Giugno. La sera di Domenica 14 era il termine ultimo previsto nella procedura per l’affidamento dell’incarico temporaneo di un anno, nella giornata di lunedì è stata effettuata la valutazione delle domande e predisposta la graduatoria. Sono state 11 complessivamente le richieste, sette delle quali ammissibili. Il nuovo incarico è andato ad Elisa Bertocci, una giovane dottoressa pistoiese di 27 anni, che però ha rinunciato. Toccherà al secondo in graduatoria. Non sarà dunque  la dottoressa Erika Velasquez, che da un anno e mezzo circa sostituiva il dottor Carradori, che ha da poco deciso il suo pensionamento.

In attesa di conoscere ufficialmente il nome del nuovo medico e tutti gli aspetti relativi alla destinazione dei pazienti, gli orari degli ambulatori si chiude, almeno momentaneamente, la questione del medico di medicina generale – il medico di famiglia insomma – delle frazioni montane del Comune di Pistoia, che garantirà il servizio negli ambulatori di Cireglio, le Piastre, Pracchia e Orsigna.

Non sono mancate polemiche nei giorni scorsi, soprattutto quando è sembrato che non si riuscisse a trovare una soluzione con il rischio che, di fatto, i pazienti sarebbero stati costretti a scegliere un altro medico in città. Alla fine non sarà così ma è stato un percorso in salita. Finora non si era sentita la voce di chi lascia questo incarico, per sopraggiunti limiti di età, il dottor Luciano Carradori appunto, che ha inviato una lunga lettera ai mezzi di informazione nella quale spiega il suo pensiero su questa vicenda e su molto altro ancora.

 

La lettera di Carradori

“Dopo una fase di riflessione e doveroso silenzio ed avere atteso i termini l’esito indetto dalla ASL 3 Pistoia, del quale ancora ignoro il risultato, ho deciso che non sia giusto esimermi da esprimere pubblicamente la mia idea sulla situazione che si è venuta a creare a seguito della, assolutamente non voluta ma inevitabile, decisione di pensionamento dal mio ruolo di Medico di Famiglia nelle aree di Pistoia e della Montagna pistoiese.
Una situazione che tanto sta facendo discutere e preoccupare una fascia importante di persone, per le istituzioni come numero, per me come Pazienti e familiari, perché questi, nel tempo, sono diventati.
Il mio rapporto con la Montagna è iniziato il 20 Marzo 1979, un mese e mezzo circa dopo la mia iscrizione all’Ordine dei Medici, in una notte di Guardia Medica da “tregenda”, con una nevicata marzolina da 60 cm nella Valle del Reno e una visita domiciliare urgente alle ore 23, in località le Svolte, vicino ad Orsigna, dove, in mancanza di spazzaneve, mi sono dovuto arrangiare spalando a mano, durante la salita, la neve che si ammassava sul cofano della mia macchina
Una situazione che, per un giovane medico di 26 anni senza alcuna esperienza, avrebbe potuto voler dire mettere una croce su tutto quello che era al di sopra di Ponte Calcaiola e che invece ha, forse per l’incoscienza dell’età e il mio carattere “estroso”, determinato un vero e proprio innamoramento nei confronti di quelle montagne e della gente che l’abitava.
Un sentimento che mi ha spinto a rientrare in servizio, nel 1992, dopo un periodo di interruzione, come Medico Convenzionato per la Medicina Generale nel Comune di Pistoia e di Continuità Assistenziale sul Comune di S. Marcello, con un particolare impegno nelle frazioni di Pracchia, Orsigna e Lagacci dove, da allora, ho avuto i miei ambulatori oltre a quello di Pistoia.
Qualche anno dopo ho assunto l’impegno di sostituire, non senza preoccupazioni e difficoltà, il Dott. Affinati Carlo, storico Medico Di Cireglio e Le Piastre, con un aggravio di impegno che ha complicato non poco la mia vita quotidiana ma che moltissimo mi ha dato a livello di rapporti umani e personali.
Per tutti questi anni ho consumato molto della mia vita e molte gomme sulla Statale Modenese, con il sole, pioggia o neve, alla media di 70 km al giorno, per svolgere quello che è stato, per me, il più bello ed entusiasmante lavoro del mondo.
L’ho fatto come ho saputo, con la consapevolezza di un impegno gravoso ed importante, imparando ogni giorno dall’esperienza e dagli errori, aggiornandomi e sperimentando, mettendomi a disposizione, sempre, dando forse non sempre il massimo dello scibile medico ma sicuramente il 100% di quello che ero e che valevo.
Credo che un Medico di famiglia, chi fa e chi ha fatto questa esperienza lo sa bene, debba mettere al primo posto, nel suo lavoro, l’empatia, la disponibilità, la comprensione, l’ascolto, la coscienza e conoscenza professionale ed io, nel mio piccolo, è quello che ho cercato di fare.
Tutte cose queste che nessuna regola burocratica, nessuna Scuola di Specializzazione, nessun Comitato Aziendale è in grado di garantire e formare o imporre.
La Dott.ssa Velsaquez, mia sostituta per quasi 18 mesi, ha dimostrato, nonostante la giovane età e una esperienza specifica limitata, tutto questo e per me e per moltissime persone di cui si è presa cura è la cosa più importante e imprescindibile.
Le tarantelle sulla sua riconferma o meno, al di là di una mancanza di rispetto verso una Professionista, che avrebbe avuto il diritto di atteggiamento di chiarezza da parte della dirigenza ASL per potere programmare serenamente il proprio futuro, sono assolutamente inaccettabili, incomprensibili ed ipocrite.
Con tutto il rispetto per i miei Colleghi vorrei ricordare che la quasi totalità degli attuali Medici di Famiglia, almeno quelli della mia generazione, la maggioranza, non hanno mai conseguito un Diploma di Specializzazione in Medicina Generale, perché tale Scuola non esisteva e che solo grazie a una soluzione, quella si “fantasiosa”, di una sanatoria generale hanno continuato a fare il loro lavoro, nonostante tutto, senza tanti diplomi e attestati, svolgendo per anni, spero e credo, egregiamente il loro compito.
Sono totalmente d’accordo con chi, riguardo alla miope gestione dei problemi della Sanità e della carenza, a questo punto inevitabile e direi quasi voluta, di Medici sia Ospedalieri che sul Territorio, grida ed ha gridato la sua accorata protesta.
L’ emergenza Covid ha fatta emergere, fra le altre, anche queste carenze di Organico, in tutta la sua gravità .
Ma come noi Medici abbiamo saputo rispondere?
Con il senso del dovere e del sacrificio personale, con il mettere da parte orari e accordi sindacali, con atti eroici di volontariato, dimenticando o ignorando volutamente le colpevoli falle sulla sicurezza di un Sistema in tema di sicurezza e fornitura di DPI, mettendosi a disposizione h24 per interventi domiciliari, anche a costo della vita.
Questa è la Sanità che a me piace, non quella degli editti ed delle inutili e pesanti burocrazie che servono solo a chi sta dietro le scrivanie, con grande preparazione politica ma scarsissima esperienza di lavoro diretto con e per i malati, con lo scopo, spesso nascosto malamente, di raggiungere obbiettivi di bilancio e incentivi a più zeri sul proprio conto corrente.
E’ assolutamente facile per questi Impiegati dello Stato dire, come mi è capitato di sentire in questi ultimi tempi sulla questione della mia sostituzione, che i problemi delle persone della montagna non sono i loro, che ci sono delle regole e che se queste non sono adeguate alle esigenze della popolazione… pazienza!
No!! A me questo non va bene!!
Quegli stipendi da Dirigente sono pagati anche dalle persone fragili di Pracchia, dagli anziani di Orsigna e Lagacci, dai malati cronici delle Piastre e Cireglio, da tutte quelle persone meravigliose che sono state per me negli anni padri, madri e fratelli amorevoli ed amati: risolvere i loro problemi deve essere il principale obbiettivo di chi governa la Sanità locale e Regionale.
Non possono permettersi di voltare lo sguardo dall’altra parte, nascondendosi dietro a pastoie burocratiche, quando qualcosa va al di là delle regole canoniche o dei capitolati sindacali ma devono buttare davvero il loro cuore oltre ogni ostacolo, ascoltando e prendendosi cura, anche loro, della Salute fisica e mentale delle persone che non devono mai avere la sensazione di essere sole e abbandonate dalle Istituzioni soprattutto quelle Sanitarie.
Quello che è successo con me sarà, nei prossimi mesi ed anni, per un incremento esponenziale dei pensionamenti, una banale ed orribile consuetudine se, per una volta, certe figure dirigenziali non riusciranno a trovare degli occhiali potenti per la cura della loro cronica e purtroppo, temo, non del tutto inconsapevole, miopia.
Ai giovani medici che rifiutano il territorio della montagna per le distanze e le inclemenze del clima dico: “Ragazzi , non avete idea di cosa vi perdete! Non avrete la fortuna di conoscere Persone buone e generose che, sicuramente, a me hanno dato di più di quanto hanno ricevuto.
Non vedrete mai gli spettacoli naturali fantastici che questi territori possono offrire, come il bruscello sui rami degli alberi trasformati in trine, quei tre magnifici cervi che mi hanno accompagnato nella nebbia per la strada dei Lagoni, gli occhi della poiana che mi fissavano dalla finestra dell’ambulatorio di Orsigna, l’emozione di un tramonto o di un’alba fra i castagni di Lagacci, il sapore delle schiacciatine calde al mattino nel Bar di Cireglio.”
Ma soprattutto quella sensazione di stanca e sana soddisfazione dopo l’ultima ricetta alle 22 che ti dà quella pacca sulla spalla dell’ultimo Paziente della giornata”.

Luciano Carradori

 

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La Redazione

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