Sono nato sotto il segno dei pesci: segno doppio di cui porto tutte le caratteristiche. Mirto è la parte intima, nascosta, profonda; Campi, il cognome, quella professionale. Questa dualità mi lega da una vita, come sono ancora legato a quell’albero di acero montano che, in tenera età, salivo arrampicandomi per scorgere un mondo lontano, fantasticando. Fu allora che imparai le stagionalità: la comparsa delle prime foglie gialle che coincidevano con l’arrivo dell’autunno.
Settembre è un mese speciale: cerca di prolungare l’estate. E’ pure il mese che apre all’autunno, dualità che ritrovo pure nella mia persona: la Natura è dualismo. William Shakespeare diceva, “La terra ha musica per coloro che sanno ascoltare”: credo di essere tra quei fortunati.
La fauna migratoria
E’ fantastico essere accanto all’autunno. Viverlo quotidianamente nel passaggio della fauna migratoria tra i valichi appenninici: tordi sasselli e bottacci, merli, voli di colombacci che fin dalle prime luci del giorno arrivano dal nord volando a sud per svernare. Uno spettacolo unico e impressionante: dovreste sentire il rumore, indescrivibile, di un branco di duecento, trecento colombi che vi passano veloci sopra la testa e che t’incutono pure una certa paura… Ma è un attimo e sono già passati; solo allora giri le spalle e guardi verso il mare, scorgendo in cielo la nuvola nera dei colombacci che ambiscono a climi maggiormente miti.
Camminare sulle creste
Autunno è stagione da concedersi lunghe percorrenze sulle creste montane. Da lassù davvero tutto appare più chiaro, nitido: avverti il suono della campana che richiama alla preghiera, magari annuncia pure la scomparsa di qualche amico… E allora ricordi. Ecco: l’autunno, in montagna, accentua fortemente ricordi i sentimenti… Ritornano alla mente antichi amori, e ti chiedi che fine avrà fatto quella bella villeggiante che tanto hai corteggiato nelle lunghe e interminabili notti d’agosto; ripensi all’amico che ha fatto fortuna in America e che senti raramente al telefono; rammenti la figura di qualche amico scomparso o di qualche familiare a te caro e quasi ci parli, avvolto nel silenzio di quelle montagne e davanti alla magnificenza di quei panorami e di quei boschi tinti da mille colori: foliage, si chiama l’arte della foresta d’incendiarsi di rosso, giallo, ambra, mattone e altre sfumature che ti parlano all’anima…
Alla ricerca di funghi
Poi il tutto è rotto da un urlo: un fungaiolo che ti chiede dov’è, dove si trova la località da dov’è partito… Già, l’autunno è anche questo: orde di schiamazzi, cellulari che suonano, urla e cartacce lasciate da una marea di persone che con la raccolta dei funghi epigei spontanei non hanno nulla da spartire. Certo, oggi è diventata una moda andar per boschi a funghi e non molti problemi causa questa nuova passione: soprattutto l’inciviltà a cui devono farne conto anche le persone che si comportano educatamente e nel rispetto delle regole imposte. Ma tant’è, e in un momento di crisi finanziaria, alla raccolta dei funghi epigei spontanei segue una commercializzazione selvaggia: si vende al ribasso e al miglior offerente. Unico rimedio, a questo scempio annuale, mio modesto parere, è creare una cooperativa di comunità in cui il prodotto finale viene conferito e poi venduto: Borgotaro, nel Parmense, ne è un esempio, se qualcuno volesse informarsi…
Autunno è pace
Autunno è pace. Non so il perché di tutta questa pace ma spesso sorrido davanti a questi panorami mozzafiato. Capisco pure che c’è una forza, e al tempo stesso una fragilità immensa in questi quadri autunnali. Le piante sono già in stato di quiescenza, avendo perso tutta la linfa che ha portato acqua e minerali alle piante stesse e ora si stanno liberando delle foglie, coloratissime, che hanno garantito l’apporto di ossigeno e della vita: esempio di dualismo sopra accennato.
La castagna
La castagna: gran frutto. E quante bocche ha sfamato. Frutto per eccellenza dell’autunno, la castanea sativa di cui la montagna, in genere, è povera perché il castagno, pianta asiatica da noi portata dagli antichi turchi, difficilmente raggiunge i mille metri d’altezza, fa parte della famiglia delle Fagaceae e da sempre ha rivestito un ruolo primario nell’economia della montagna. Fino al dopo guerra, per il proprio alto valore nutrizionale, simile al frumento e al riso, è stato l’alimento base delle molte famiglie montane; oggi si tenta un lento recupero di castagneti e tradizioni legate al mondo contadino ma il declino di questo frutto lo si deve al troppo star bene odierno e al cancro corticale, Cryphonectia parasitica, oltre ad un piccolo imenottero cinipide esotico che si è diffuso nei nostri castagneti, pregiudicandone la fruttificazione: il Dryocosmus. Buone che sono le castagne, in tutte le loro prelibatezze culinarie: cotte in acqua, castagnaccio, necci, menni con il latte che mi riportano alla mia infanzia quando, mia madre, li preparava mescolando farina di castagne e acqua calda, immergendo il tutto in latte di mucca caldo.
Il ritorno all’infanzia
Ecco: l’autunno mi riporta alla mia infanzia. Alle persone che non ci sono più e con cui sono cresciuto, le persone con le quali ho imparato a lavorare il legno, fare l’orto, costruire abbeveratoi per gli animali al pascolo, afferrato il rispetto per il bosco e l’uso e la raccolta di tutti i suoi innumerevoli frutti: funghi, bacche, mirtilli…
La caccia
Autunno è anche caccia. A molti non piace la caccia, ma non sono qui a dire o sentenziare se sia giusto, ancor oggi, uccidere o meno animali selvatici, che poi certi fagiani di selvatico non hanno proprio nulla… La caccia, quella vera, è davvero amore per il territorio, per la natura e detta così suona poco elegante ma, credetemi, conosco cacciatori che si perdono nelle prime luci dell’alba con il suo fidato cane, alla ricerca di qualche vero selvatico che da noi sverna e arriva dall’Asia, Cina, Mongolia o Tibet: la Beccaccia. La Scolopax rusticola, questo il suo nome, si riposa il giorno nei boschi misti di betulle, frassini, querce e robinie e la notte cammina e vola verso lo svernamento, tra ottobre e marzo. Astuta, molto ambita dai cacciatori, è davvero un bell’incontro nel mondo autunnale del bosco, sempre che riesci a vederla perché spesso sei a pochi passi da lei e non la noti: infatti è chiamata Regina dei boschi.
Non appartengo a quella categoria di persone che odiano la caccia e i cacciatori; pur lavorandoci assieme, facente parte del Corpo di Polizia Locale di Modena, comprendo il significato vero della parola e della pratica della caccia. Mi fanno pure tanta tenerezza quei pochi cacciatori datati nell’età, intenti a scovare il selvatico e, se succede, sparano senza nessuna fortuna verso la veloce e astuta lepre che se la dà a gambe. Poi, parlando con loro, gli stessi cadono nel mondo dei ricordi e raccontano di luoghi un tempo ambiti alla caccia, di storie d’amore, di desideri mai realizzati, avventure di quando avevano vent’anni, di giornate apparentemente felici, di quanto è cambiato il mondo… Infine, da lontano, li scorgo alcuni che piangono, altri che s’accendono una sigaretta e si distendono spalle a terra e si perdono i loro occhi in quel cielo autunnale…
Una giornata autunnale
Oggi è una giornata piovosa, fredda e umida autunnale. Guardo fuori dalla finestra e la nebbia avvolge tutto, anche i pensieri. Anche gli uccelli migratori, oggi, sono ammutoliti e si riposano per i loro prossimi giorni di volo. Questa pioggia avrà trasformato quel che era un bellissimo tappeto variopinto in un groviglio scivoloso di fango e foglie: proprio vero che la Natura è in contrapposizione. Proprio come il mio stato d’animo odierno…
Buon autunno, mondo…
Immagini d’autunno