After all is basketball, Sport & tempo Libero  |  aprile 24, 2019

Pistoia Basket, ormai siamo alle comiche

Nel clima da abbandono della nave che affonda, le dichiarazioni forti di coach Moretti sulla squadra. E la dirigenza societaria che tace: neppure un sussulto. Ma questa stagione non potrà chiudersi senza l'individuazione dei responsabili. Chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità. Il turn over ai vertici non è più rimandabile. La retrocessione in A2 dovrà essere un’occasione per un ricambio vero

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Parole forti di coach Moretti (nella foto) dopo la sconfitta di Trento

PISTOIA – Mi apprestavo a scrivere tre righe di banalità, nell’attesa dell’ineluttabile, con quello spirito non troppo lontano dall’animo rassegnato di chi attende la certezza – nel nostro caso, la matematica – della tragedia sportiva. Avrei sottolineato l’agghiacciante allenamento di ieri sera, dove buona parte della squadra, in particolare i due giocatori puniti da multone disciplinare, ha messo in mostra un paio di teatrini indegni di un livello che si presume sia professionistico. Avrei proseguito sottolineando l’arrendevolezza di un coach rimasto seduto per buona parte del tempo, con Bongi delegato a dirigere tutte le operazioni.

Presi in giro no

Sì amici, ieri sera pareva di essere ad un allenamento di una squadra di amici alla Marini, piuttosto che al campetto del Villone. Uno spettacolo di quelli che, mi passerete il francesismo, fanno incazzare anche i tifosi più tolleranti. Avrei chiuso il pezzo chiedendo il rispetto della piazza, in particolar modo nella sfida contro Cantù, particolarmente sentita da queste parti. Insomma, posto che nessuno – ci mancherebbe altro, per carità – è andato ad aspettare i giocatori sotto casa, posto che tutti abbiamo già più o meno accettato e digerito il verdetto del campo, detto che tutti siamo pronti a venire sbeffeggiati da quei 4 rintronati che occuperanno il settore ospiti, l’unica cosa richiesta è di non essere presi per il culo. Lo scrivo due volte, non sono accettabili le prese per i fondelli.

Avrei chiuso il pezzo così, confidando in un sussulto, nella speranza che il pezzo fosse letto – e soprattutto compreso – da qualcuno. Poi, però, stamattina ho aperto la Gazzetta dello sport e mi si sono rizzati i capelli in testa. Per chi non avesse letto, a questo link trovate il pezzo di Sportando che riporta tutte le dichiarazioni di Moretti.

Senza farla troppo lunga, perché ormai questa stagione sembra più una barzelletta che un qualcosa su cui perdere troppo tempo a provare a filosofeggiare, un paio di riflessioni vengono spontanee.

L’uscita a gamba tesa di Moretti

La prima è rivolta a Paolo, che senso ha questa uscita a gamba tesa adesso? C’è per caso qualcuno che ti ha fatto sospettare che si possa dare qualche colpa al coach per la retrocessione? Io credo che nessuno abbia anche solo pensato una fesseria del genere, ma allora non mi spiego il senso di questa sparata. Da cosa ti devi tutelare, esattamente? Certo, a me piace più un coach che non le manda a dire, piuttosto che un aziendalista come il livornese. Continuo a non capire, tuttavia, il senso di questa uscita, sia nei toni che nella tempistica.

Moretti non le manda a dire

La verità, cari tutti, è che ci siamo già passati. Gli allenatori sono fatti di carne e sangue come tutti ed ognuno di loro ha il proprio carattere. Paolo Moretti – come del resto Vincenzino Esposito – tende evidentemente ad allargarsi, a mandare messaggi, a mettere le cose in chiaro, a sottolineare di chi sono le colpe ed i meriti, senza stare troppo a filosofeggiare sul momento e sullo stato d’animo della piazza. Senza nemmeno troppo rispetto di chi si fruga in tasca e paga, ma con la dirigenza me la prendo tra un paio di righe. Del resto, e non mi dilungo oltre, Paolo Moretti è l’unico protagonista a cui una delle curve più stravaganti d’Italia ha dedicato un coro ad personam negli ultimi 4 anni. Qualcosa vorrà dire, è la misura della sua forza contrattuale. Ovviamente, non mi sto riferendo al rinnovo, il concetto di forza da mettere sulla bilancia è più ampio. Ma si sapeva, cara dirigenza, si sapeva.

Nella stanza dei bottoni

Veniamo alla stanza dei bottoni. Non sono ancora sicuro che qualcuno abbia compreso che siamo retrocessi e che mezza tifoseria, pur nella consapevolezza dei limiti oggettivi della piazza, è incazzata nera lo stesso. La settimana scorsa ho scritto il “processo” alla dirigenza in un gioco di ruolo in cui ho espresso in maniera elegante un paio di perplessità, ma forse cosa sta succedendo non è sufficientemente chiaro. Il punto è che nessuno dei dirigenti è certamente stupido, pertanto evidentemente qualcuno fa finta di non capire.

Non potrà essere colpa di tutti (e quindi di nessuno)

No, stavolta non ci si può permettere il lusso di fare finta che vada bene così. Lo spunto viene dato da Moretti, ma non è nemmeno quello il problema. Ovvio, a seguito delle sue dichiarazioni una dirigenza con gli attributi dovrebbe fare qualcosa, avere un sussulto, far uscire almeno uno straccio di comunicato stampa in cui prende una posizione, quale che sia. Almeno quello, per non suggerire altro.

Il punto, però, è che al termine di questa stagione non ci si potrà permettere il lusso di un processo sommario, alla fine del quale tutti saranno più o meno colpevoli e quindi, all’atto pratico, non sarà stata colpa di nessuno. Non ci si potrà nemmeno nascondere dietro il coach, pregandolo di restare in LegaDue, così un migliaio di malati di basket si abboneranno comunque a scatola chiusa. Non è così semplice, stavolta.

Una stagione strapiena di errori: chi ha sbagliato paghi

Questa stagione è stata una lunga serie di errori marchiani, la retrocessione dovrà essere l’occasione in cui davvero si cambia passo, in cui chi ha sbagliato si assumerà le colpe, si dimetterà, farà altro. Il turn over non è rimandabile, non esiste alternativa. Stavolta succeda davvero, altrimenti non vi crederà più nessuno.


La Redazione

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