Personaggi e Interpreti  |  marzo 11, 2019

Arthur Huge Clough, il poeta “vittoriano” che apprezzò l’Appennino Pistoiese

Nel 1861 passò dalla nostra montagna facendone una descrizione breve ma incisiva. Fu reso famoso dalla poesia "Non dire che la lotta non è utile" (Say not the struggle naugth availeth), citata da Churchill e Re Giorgio VI nei momenti più bui della seconda guerra mondiale. Le affinità con W.S. Landor, poeta inglese dell'epoca, vissuto a Pracchia. Entrambi riposano nel cimitero degli inglesi a Firenze

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Arthur Huge Clough

Inghilterra e Toscana a metà dell’800

L’Inghilterra della metà dell’ottocento sembra un paese che non dia sufficiente spazio a tutti i suoi scrittori. L’Inghilterra “Vittoriana” sembra snobbare quei poeti che “recitano fuori dal coro”.

La Firenze ottocentesca è invece una città inclusiva, felice di dare credito a personaggi più o meno famosi della cultura britannica. La possibilità di creare una migliore poesia, smarcandosi da quella ossificata britannica, trova terreno fertile in Toscana, così come l’opportunità di allontanarsi dalla mentalità ristretta della “cultura ufficiale”. Faccio un esempio: sostenere con entusiasmo un movimento repubblicano durante le “Rivoluzioni del ’48” in Toscana si può fare, in Inghilterra direi proprio di no!

O forse più semplicemente Firenze è stata scelta perchè all’epoca era, utilizzando una terminologia dei nostri giorni, una città “in”, un luogo “figo”, perchè faceva “tendenza”?

Comunque siano andate le cose, fra gli altri scrittori (Vittoriani o non Vittoriani), anche A. H. Clough scelse Firenze e nell’ottobre del 1861 passò per la Montagna Pistoiese facendone una breve ma incisiva descrizione.

“Say not the struggle naught availeth”

A.H. Clough (Liverpool 1819 – Firenze 1861) è generalmente poco conosciuto, famosa invece una sua poesia “Say not the struggle naugth availeth” (Non dire che la lotta non è utile) che è facile trovare ed ascoltare anche su You tube recitata da attori inglesi.

E’ una poesia che parla di speranza e tenacia, di sforzi e delusioni. Per chi è sensibile a questi stati d’animo è una poesia capace di commuovere.

Ne riporto un suggestivo passaggio in inglese che ha una maggiore armonia e dolcezza e poi in italiano grazie alla traduzione dell’amico Robert “Bob” Muzzi.

“Say not the struggle naught availeth,

The labour and the wounds are vain,

The enemy faints not,nor faileth,

And as things have been they remain”

 

“Non dire che la lotta non è utile,

che fatica e ferite sono illusorie,

che la forza nemica è tale e quale,

che sempre tutto com’era rimane.”

Citata da W. Churchill e dal Re Giorgio VI nei momenti più bui della seconda guerra mondiale questa poesia è un invito a non mollare mai!

Ottobre 1861: A. H. Clough passa per l’Appennino Pistoiese

A. H. Clough all’inizio del 1861, quando era preside del Newnham College di Cambridge, ottenne un congedo per malattia. Probabilmente consapevole di essere arrivato alla “fine” decise di tornare nella sua amatissima Firenze. Qui aveva soggiornato per un periodo di tempo in Via Cerrettani.

Dal libro “A.H. Clough an impression of a Victorian” di Robert Metcalf Hartwell leggiamo un passo del suo viaggio: “Parma was reached with difficulty, and, Clough feeling slightly better at this time, spent some hours before the pictures of Correggio. They drove on, over the Appennini, and down into Pistoia” (Parma fu raggiunta con difficoltà e Clough, sentendosi un pochino meglio in quel momento, trascorse alcune ore davanti ai quadri di Correggio. Proseguirono, oltre gli Appennini, e scesero giù a Pistoia). R.M. Hartwell riporta lo scritto di Blanche Mary Smith (moglie di A.H. Clough) in “Poems and Prose Remains” che descrive il momento: “It was a lovely sunny day; the hills were covered with young chestnuts and flowering arbutus: the air was fresh and soothing, and he seemed to revive on the heights, but looked with dread on the valley lying beneath, with its white towns shining hot in the sun” (Era una bella giornata di sole; le colline erano coperte di giovani castagni e corbezzoli fioriti; l’aria era fresca e rilassante, e lui sembrò rianimarsi a quella altitudine ma guardò con terrore la valle sottostante con le sue città bianche che brillavano al sole).

Chissà se la moglie non gli abbia suggerito: “Arthur passiamo da Pracchia a trovare Landor?” (W.S. Landor, poeta romantico proprietario lì di una villa). Non lo sapremo mai ma anche se fossero andati a fargli visita non lo avrebbero trovato. Landor nel mese di ottobre del 1861 era stabilmente residente a Firenze.

Le affinità tra A.H. Clough e W.S. Landor

Questi due poeti e scrittori inglesi vissuti nel XIX secolo si conoscevano ma probabilmente si sono frequentati poco stante la notevole differenza di età. Quando Clough passa per gli Appennini ha 42 anni mentre Landor ne ha 86. Nonostante questa differenza “anagrafica” presentano tanti aspetti in comune. Entrambi hanno studiato alla Rugby School, una delle scuole private più importanti del Regno Unito; entrambi hanno sostenuto i moti rivoluzionari e la Primavera dei popoli del 1848; entrambi hanno ricercato e trovato in Toscana il luogo per produrre una migliore poesia ed entrambi hanno sentimenti ed oggettività positive per la Montagna Pistoiese: uno (Clough) ne fa una descrizione di benessere e ne trova anche giovamento fisico, l’altro (Landor) vi acquista addirittura una villa.

Come ho detto la loro differenza di età li ha portati ad avere scarsa reciproca frequentazione.

Sono entrambi sepolti, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, al cimitero degli inglesi in Piazzale Donatello a Firenze, e per questa curiosa circostanza hanno avuto e certamente avranno “un’infinità” di cose da raccontarsi.

Concludo con un altro passo molto musicale della poesia “Say not the struggle naught availeth” che vedrei bene cantata da Annie Lennox: “When daylight comes, comes in the light”.


La Redazione

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