La demenza è una condizione caratterizzata da un deficit acquisito del funzionamento cognitivo o da comparsa di alterazioni comportamentali. Secondo i nuovi criteri clinici del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSMV) è sufficiente la compromissione di un solo dominio cognitivo (ad esempio la memoria o il linguaggio) per soddisfare la definizione di demenza, purché sia in grado di determinare un impatto funzionale. Il quadro clinico è persistente nel tempo e progressivo e conduce ad una riduzione dell’autonomia fino alla disabilità.
Demenze primarie e secondarie
La prevalenza della demenza aumenta con l’età, è di circa l’8% nelle persone con età oltre i 65 anni, 20% oltre gli 80 anni. Esistono varie forme di demenza, le demenze primarie, definite neurodegenerative e le demenze secondarie, conseguenti cioè ad un’altra patologia sottostante. La demenza neurodegenerativa più frequente è la Malattia di Alzheimer (AD) (circa 55% delle demenze); l’associazione con lesioni cerebrali vascolari è frequente.
I fattori a rischio
Trai fattori di rischio per la demenza, si riconoscono quelli non modificabili, su cui cioè non si può intervenire, e quelli modificabili, su cui cioè è possibile intervenire. I fattori di rischio non modificabili sono l’età avanzata, il sesso femminile, il rischio genetico. I fattori di rischio modificabili sono una bassa scolarità e una bassa riserva cognitiva, il trauma cranico, l’assunzione eccessiva di alcolici, i fattori di rischio vascolari come l’ipertensione, il diabete e la sedentarietà. Più recentemente sta emergendo tra i fattori di rischio modificabili anche il disturbo del sonno. Allo stesso tempo, sono fattori protettivi una elevata riserva cognitiva (la capacità di resistere al danno cerebrale, frutto delle esperienze maturate lungo il corso della propria vita), il seguire uno stile di vita corretto che comprenda una dieta sana e un’attività fisica regolare.
Come si manifesta e si sviluppa la demenza
Nelle demenze neurodegenerative l’esordio dei sintomi generalmente è subdolo e lentamente progressivo. La persona può accorgersi di essere cambiato, ma generalmente sono i parenti o gli amici più stretti a notare delle modifiche nelle prestazioni cognitive, nel comportamento o nell’umore. La fase che precede la demenza è definita spesso con il termine declino cognitivo lieve e si indica con la sigla MCI (dall’inglese “mild cognitive impairment”). Dalla fase di MCI si può progredire verso una condizione di demenza (10% l’anno), rimanere stabili, o addirittura regredire a una condizione di normalità. Il destino della condizione MCI è condizionato dalla tempestività degli interventi precoci ma soprattutto dalla natura che sottostà alla condizione. In alcuni casi infatti l’MCI è dovuto a depressione o a disturbi del sonno o ad assunzione di farmaci che deprimono il sistema nervoso centrale, così che la correzione di queste condizioni può permettere il ripristino delle normali prestazioni cognitive.
Sintomi cognitivi e comportamentali
Le demenze possono manifestarsi in diverso modo, con sintomi cognitivi o comportamentali, in età diverse della vita. E’ frequente l’esordio in età avanzata (superiore a 65 anni), ma ci sono alcune forme ad esordio giovanile legate spesso alla presenza di mutazioni genetiche causa di malattia e in cui nella stessa famiglia è spesso rilevabile una trasmissione autosomica dominante del disturbo. Generalmente la Malattia di Alzheimer inizia con un disturbo di memoria anterogrado caratterizzato cioè da una difficoltà a immagazzinare nuove informazioni; poi il disturbo di memoria si estende anche ai ricordi lontani. La malattia può esordire però anche con una difficoltà nel parlare (per esempio difficoltà nel trovare i nomi) o con difficoltà nell’orientamento spaziale o temporale.
Altre demenze ancora possono manifestarsi fin dall’inizio con disturbi motori simili a quelli della Malattia di Parkinson o con disturbi del sonno, o gravi disturbi del comportamento. La diagnosi di MCI o demenza spetta allo specialista ma per una diagnosi precoce è necessario che il sospetto clinico nasca dai familiari o dal medico di base.
Il questionario sui sintomi
A questo proposito esiste un questionario che può aiutare ad identificare alcuni sintomi che sono caratteristici di un soggetto con difficoltà cognitive o comportamentali in fase relativamente precoce: si tratta del Questionario di Musicco (Musicco, 2004), un questionario composto da 13 domande da sottoporre alla persona che conosce meglio il paziente:
Ha difficoltà a ricordare recenti conversazioni, eventi e appuntamenti?
Ha difficoltà a ricordare il giorno della settimana o la data attuale?
Ripone frequentemente gli oggetti in luoghi inappropriati?
E’ più ripetitivo nel parlare?
Ha difficoltà nel seguire un pensiero complesso o nell’eseguire compiti che richiedono numerose azioni?
E’ incapace di rispondere a problemi banali insorti a casa o sul lavoro?
Si mostra stranamente poco riguardoso delle regole sociali di comportamento?
Ha difficoltà nell’orientamento durante la guida dell’automobile?
Tende a perdersi anche in luoghi familiari?
E’ passivo, non reagisce adeguatamente alle differenti situazioni e si mostra indifferente e distaccato?
Interpreta in modo sbagliato stimoli uditivi e visivi?
E’ più irritabile e sospettoso del solito?
Ha difficoltà sempre maggiori a trovare le parole che esprimono ciò che vuole comunicare e a seguire le conversazioni?
Se almeno una delle risposte a queste domande è positiva, è indicata una valutazione cognitiva iniziale.
Dottoressa Gemma Lombardi
Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del farmaco e Salute del bambino, Università di Firenze – Centro sanitario pistoiese Koinos