Un’altra iniziativa del Gruppo Studi Alta Val di Lima di Cutigliano per far conoscere storia e luoghi della nostra Montagna, si è svolta nel mese di aprile nella sede della Biblioteca della Toscana Pietro Leopoldo, in piazza dell’Unità, 1 a Firenze. In quella occasione sono stati presentati i volumi Noi ci s’era, Noi ci s’era 2 e Giuseppe Manzini, editi dal Gruppo medesimo, e in collaborazione con la stessa Biblioteca .
Due momenti della presentazione dei tre volumi alla Biblioteca Pietro Leopoldo
La direttrice della Biblioteca
Il saluto della Biblioteca è stato portato dalla direttrice Chiaretta Silla, che ha messo in luce come questa prestigiosa istituzione, nata dalla unione della Biblioteca della Giunta, della Biblioteca giuridico-legislativa del Consiglio Regionale e dalla BIT-Biblioteca della Identità toscana, solo nel novembre 2016, ha già al suo attivo circa 200.000 volumi, è pubblica ed è aperta a tutto il pubblico interessato con le sue sale di consultazione (frequentatissime da studiosi e studenti) e con il prestito dei volumi. Inoltre ha sottolineato come, avendo al suo interno una sezione dedicata appunto alla specificità toscana, incoraggia e accoglie volentieri iniziative come questa, che presentano attività e libri su territori e luoghi meno conosciuti della Regione.
Il presidente del Gruppo studi Alta Val di Lima
Alessandro Bernardini, presidente del Gruppo, dopo aver ringraziato la dottoressa Silla per l’ospitalità e la dottoressa Cecconi e tutto lo staff della Biblioteca per la disponibilità profusa nell’organizzazione dell’evento, ha tracciato la storia e l’attività del sodalizio fin dal 1996, anno della sua costituzione. Bernardini ha fatto cenno, oltre alle collaborazioni con altre associazioni culturali come l’Accademia dello Scoltenna di Pievepelago e il Gruppo di Studi Alta Valle del Reno (Nuèter) di Porretta, alle pubblicazioni, frutto delle ricerche dei soci e anche all’attività di riapertura e tracciatura di diversi sentieri non più usati, fra i quali il Cammino di San Bartolomeo che si sviluppa per 100 km da Fiumalbo a Pistoia, ripercorrendo idealmente i toponimi riferibili al santo.
La visione dello storico
Due dei tre volumi presentati alla biblioteca Pietro Leopoldo
Lo storico pistoiese Andrea Ottanelli, direttore della rivista Storia Locale, ha presentato i volumi, partendo da un breve excursus su tutte le pubblicazioni che il Gruppo ha edito finora. Ha sottolineato l’importanza delle ricerche su Giuseppe Manzini, anarchico pistoiese e figura di primo piano sul piano storico e politico della città e, purtroppo, poco conosciuto, morto a Cutigliano nel 1925 per i postumi di una aggressione dei fascisti locali. Anche la parte storica e sugli antifascisti cutiglianesi e sui sodali del Manzini durante la sua permanenza sulla montagna è da sottolineare come un contributo positivo alla conoscenza del periodo storico preso in esame. Così come i due volumi Noi ci s’era e Noi ci s’era 2 sono da considerare importanti per aver trasferito la ricerca storica alla ricerca della memoria di coloro che, direttamente o tramite i racconti di genitori e parenti, hanno vissuto il momento del passaggio della Seconda Guerra Mondiale con i Tedeschi e gli Alleati che si affrontavano in un lembo di terra molto ridotto.
La coordinatrice dei volumi
La professoressa Gianna Tordazzi, coordinatrice di questi due volumi, ha voluto sottolineare come questi nascono dalle ricerche sul campo, nel 2015, dagli alunni della scuola media “De Gasperi” di Cutigliano e dell’entusiasmo in essi suscitato. Entusiasmo trasferito ai membri del Gruppo che hanno voluto approfondire la ricerca con nuove interviste e con la pubblicazione del primo volume. Il secondo Noi ci s’era è il risultato dalla richiesta di molte persone che, per ritrosia o altro, non avevano voluto ricordare e che, spinte dal successo del primo volume, hanno reso la loro testimonianza. Testimonianze, tutte, che sono state lasciate così come sono state raccontate, per far sì che ogni lettore possa farsi un’idea autonoma di questo periodo storico.
L’importanza di Giuseppe Manzini
Alberto Mori, autore del volume su Manzini, ha ribadito l’importanza di Giuseppe Manzini, babbo della scrittrice Gianna e di come la reperibilità e consultazione delle fonti, soprattutto scritte e fotografiche e alla loro disponibilità per gli studiosi, sia di fondamentale importanza per ogni ricerca storica. L’accesso al Fondo Gianna Manzini, presso l’Archivio del Novecento all’Università La Sapienza di Roma, ha permesso di trovare (oltre a lettere di Manzini e di Bruno Fallaci, pubblicate) il carme inedito Cimone (riprodotto all’inizio del volume) che il Manzini scrisse nel 1923 durante una sua breve permanenza a Fiumalbo, in provincia di Modena. La lunga poesia può essere considerata una summa del pensiero politico, umano e filosofico del suo autore, in cui si evidenzia la disillusione sulla capacità dell’uomo di redimersi dalle miserie della quotidianità e dalla meschinità degli atteggiamenti individuali e collettivi. E forse viene fuori anche l’amarezza nel constatare che il suo sacrificio personale non sia servito a cambiare la realtà nel modo in cui credeva e sperava, oltre a una velata critica nei confronti anche di coloro che, vicini alle sue idee, non furono coerenti fino in fondo come lui.
La proiezione di foto storiche
Durante gli interventi sono state proiettate e illustrate delle immagini contenute nei volumi oggetto della presentazione, importanti e fondamentali (nel volume Noi ci s’era 2) quelle provenienti dagli archivi sia privati che della 10th Mountain Division, divisione dell’esercito americano che operò in montagna e conservate alla Denver Library.
Gruppo di Studi Alta Val di Lima Cutigliano