Il calendario romano più arcaico aveva solo dieci mesi e cominciava , appunto, con Marzo. Questo mese era dedicato alla guerra e a Marte in particolare (Martius voleva dire “ di Marte”, “ in onore di Marte”); non è un caso che delle quattro feste ufficiali, ben tre fossero dedicate al dio bellicoso e solo una avesse un carattere agricolo, in attesa dell’imminente primavera. Eppure il popolo romano nasceva dalla terra e sull’agricoltura aveva affondato le sue radici!
Proprio perché questo mese segna il passaggio dall’inverno alla primavera e le condizioni meteorologiche cambiano continuamente e repentinamente, i proverbi l’hanno spesso considerato un mese pazzo.
In ogni regione sono nati adagi popolari dove la fantasia si è sbizzarrita in ogni modo e forma. Qui da noi ne ricordo solo due, ma ce ne sono anche altri. Il primo è Marzo pazzerello, ogni giorno un corbello e significa che non passa giorno di Marzo che il cielo non rovesci al suolo almeno una corbellata d’acqua.
Il secondo è Se Marzo non marzeggia April mal pensa. Qui è stato coniato il verbo “marzeggiare” che equivale a “sbizzarrirsi”, “fare il matto” ; e allora questo proverbio assegna a Marzo il compito preciso di essere mutevole dal punto di vista meteo, perché se non lo fa lui, sarà costretto a farlo Aprile, con grande dispiacere dei contadini che vengono disturbati nel momento delle semine.