After all is basketball, Sport & tempo Libero  |  febbraio 14, 2018

THE FLEXX, dopo la scoppola di Avellino è inutile arrabbiarsi

Poca meraviglia per la netta sconfitta contro lo squadrone campano. La sensazione è che mentalmente i giocatori non ci abbiano neppure provato, dandola per persa in partenza. L'attesa per la fine del campionato sempre più vissuta come una liberazione. Ma c'è una salvezza da conquistare. Per la quale saranno decisive le gare interne

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PISTOIA. Come noto a molti dei miei amici, se ho un’idea mi piace condividerla anche quando so che può risultare polemica a molti. Quindi, non sarà certo dalla mia penna che uscirà mai alcuna forma di stigmatizzazione della critica, ci mancherebbe solo questo. Giusto la settimana scorsa, tra l’altro, me la sono presa con quello che potrei definire il commento politicamente corretto a prescindere dai risultati e dalla prestazioni, dunque figuriamoci se farò il censore di chicchessia.

Perché sorprendersi del “Centello” di Avellino?

Premesso questo, anche io a volte fatico a seguire il ragionamento di molti. Ma insomma, nella stagione in cui abbiamo preso diversi centelli – alcuni anche al PalaCarrara, molto dolorosi – che senso ha sorprendersi per i 101 subiti sul campo di Avellino? Sia chiaro, il mio è il ragionamento di quello che ha perso ogni fiducia in questa squadra. Non dico, quindi, che non sia vergognoso, sottolineo che non ha senso arrabbiarsi proprio quando ci scontriamo con quella che, probabilmente, dopo Milano è la squadra più forte del campionato.

Chapeau alla Baraonda

Certo, capisco che vederla in televisione, senza essersi sciroppati un migliaio di chilometri per vedere dieci fantasmini in maglia biancorossa, renda estremamente più semplice un approccio per così dire filosofico nel commento all’ennesima prestazione senza mordente. Onore al merito di chi sente la necessità di sventolare un vessillo in tutti i palazzi d’Italia, chapeau alla Baraonda. Però cosa dovrei scrivere che non sia già stato detto mille volte?

Avellino data per persa in partenza

Inutile girarci intorno, l’unico che ha la mentalità del combattente vero è il coach, non credo sia offensivo ritenere che i ragazzi possano aver pensato che non valesse nemmeno la pena di provare a sbucciarsi le ginocchia. Ad Avellino è persa, si vedrà con Varese in casa di spingere al massimo, probabilmente è stato questo il ragionamento più o meno inconscio della squadra. Dico di più, sono sicuro che, al termine della pausa, contro i lombardi ritroveremo i ragazzi col coltello tra i denti. Chiedere a questi ragazzi, però, che non si sentissero già in ferie prima dei 40 minuti contro Pino e soci è, probabilmente, chiedere troppo.

Critiche ingenerose solo verso il coach

Adesso, se gradite, posso anche spendere le ennesime tre righe nel sottolineare le manchevolezze – vogliamo definirle così? – di Ivanov, le pessime percentuali di Tizio, Caio e Sempronio, posso atteggiarmi a vedova inconsolabile del Crosariol, posso ribadire il pessimo mercato di quest’anno, posso puntare l’indice su chi ha fatto le scelte, posso chiedere la testa di chiunque, però non cambierà molto di qui a fine stagione. Dice bene chi aspetta maggio e, confidando nella salvezza, aspetta di salutare e ringraziare molti, se non tutti. Personalmente, reputo che sia un atteggiamento ingeneroso solo contro il coach, ma alla fine – ripeto – cosa dovrei stigmatizzare? Ognuno, giustamente, si terrà le proprie ricette e le proprie convinzioni.

Una squadra non è una raccolta di figurine

La verità – o quantomeno uno degli aspetti da tenere in considerazione – è che, al netto del budget, per fare una squadra non basta fare la raccolta figurine. Ci sono elementi, infatti, sui cui ci vuole fortuna e che sono anche difficilmente allenabili, penso all’attitudine difensiva, alla garra, all’atteggiamento, alla voglia di non mollare un centimetro ed a tutti gli altri aspetti che spostano la percezione di un gruppo di giocatori. Quest’anno non abbiamo avuto fortuna, punto.

Adesso bisogna sfruttare il fattore campo

Adesso non resta che spingere dagli spalti come solo a Pistoia sappiamo fare, ci aspetta un marzo delicato con 3 partite su 5 in casa, fare qualche punto sarà obbligatorio perché non è pensabile costruire la salvezza continuando ad aspettare il salvagente dagli avversari delle dirette concorrenti. Non sarà semplice, ma sono sfide alla portata. Non resta che provarci, confidando in qualche sussulto di amor proprio di tutti i giocatori.


La Redazione

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