PISTOIA. Ero al mitico Alibabar ad assistere alla sfida assieme ad una trentina di amici, vi lascio immaginare la scena. Bond alla linea della carità, speriamo ne metta almeno uno. E invece. Panico al bar del palazzetto, qualcuno si sente male, qualcuno manca poco si soffoca col pop corn, altri ordinano subito uno spritz per dimenticare la scena. Personalmente, essendo a dieta da qualche giorno, ho pensato di aver avuto le allucinazioni. Via, mi son detto, ho un calo di zuccheri, non è possibile che ancora una volta non abbia preso nemmeno la retina. Forse hanno spostato il canestro, dai.
Bond e il miraggio della retina…
Jaylen Bond, signori. Quando allenavo al minibasket, se si prendeva almeno la retina si conteggiava come fosse un punto, del resto erano bambini ed andavano gratificati. Un piccolo Bond, dunque, il piccolo si farà. Ha qualche movimento sotto canestro che più che grezzo pare incomprensibile, ma la fiducia è intatta. Del resto, la leggenda narra che il suo ingaggio sia stato caldeggiato da uno dei nostri giocatori più affidabili, pare anche – però – che un brivido di angoscia abbia attraversato la schiena della dirigenza appena il procuratore ha formulato la richiesta d’ingaggio. Bassa, dannatamente bassa, troppo bassa per essere la pretesa di un professionista che deve attraversare l’oceano per giocare a pallacanestro. I motivi per cui è stato preso sono noti, il pasticcio di mercato con il polacco rendeva necessario un intervento rapido a prezzo contenuto, evidentemente non vi era di meglio nel resto del mondo.
E domenica prossima che perle in arrivo?
Tutto ciò è mostruoso, per citare il Giulio Golia di qualche anno fa. Prevedere che domenica ci toccherà dal vivo qualche altra perla del genere mi fa sentire male quasi come quando ripenso a quella ex che l’altro giorno mi ha chiesto se avrei voluto fare da celebrante al matrimonio con la sua nuova fiamma. Agghiacciante, alla Antonio Conte, un qualcosa da non saper se strapparsi capelli dalla testa oppure mettersi a ridere di gusto.
Richiesto il “minimo sindacale”
Sto esagerando? Forse sì, però sono sinceramente stufo. Ragazzi, siete inguardabili. Non siete in grado di garantire il minimo sindacale, quella sensazione che abbiate fatto anche l’impossibile per provarci. Quello di Brindisi era uno scontro diretto, ho visto i padroni di casa giocare col coltello tra i denti, con un’intensità incredibile, con tanta voglia di spaccare il mondo. Noi? A sentire il post partita, colpa di un’oggettiva ed improvvisa difficoltà del terzo quarto, se non della particolare verve di qualcuno di loro, però il campionato è lungo e ce la faremo. Ragazzi, non so, io mi sentirei in imbarazzo, prossima occasione almeno cambiate disco. Stupiteci, sparigliate le carte. Abbiate un mezzo sussulto di originalità. Soprattutto, per Diana, cominciate a difendere!
Difesa cercasi
Ho visto almeno 3 appoggi a canestro degli avversari cui è stato sufficiente un banale dai e vai per segnare, ma si scherza? Eppure 74 puntoni su un campo come Brindisi non sono pochi, certo se ne prendiamo 90 diventa difficile con chiunque. Possibile? La sensazione, ahimè, è che anche delle 5 vittorie – se si guarda alla prestazione – se ne possa salvare solo due, quella contro Brindisi e quella contro Torino. Davvero qualcuno si è emozionato contro Capo d’Orlando? C’è qualcuno che si è divertito, quest’anno? Io no, ne ho piene le scatole e siccome mi è esplosa la vena polemica adesso ne sparo una volutamente enorme.
I dubbi sul top player
La prendo larga. Mettiamo che abbiate bisogno di un avvocato per una causa particolarmente complessa e delicata. Presi dalla necessità di “salvarvi”, ingaggiate un grandissimo principe del Foro, particolarmente indicato per la vostra situazione. Mettiamo che questo avvocato abbia nel proprio ufficio un giovane praticante che lo aiuterà nel portare avanti la causa, magari farà qualche fotocopia, magari darà una mano in udienza, prendendo due lire rispetto alla grande parcella del dominus. Ora, sono ragionevolmente sicuro che, se perdete la causa, difficilmente sarete incacchiati col praticante, perché sapete perfettamente cosa era lecito aspettarsi dal super professionista e dal giovane aiutante.
Io mi domando e dico, dunque. Si può cominciare a pensare o no che i 19 puntoni di Tyrus McGee sono buoni solo per le statistiche, se nel momento che conta, nel momento di difficoltà, nei momenti in cui la palla pesa, la nostra stella costantemente si eclissa? Sbaglierò, perdonatemi, a me quello che manda in bestia maggiormente è proprio lui, il top player.
Le scusanti di Tyrus
Mi si dirà, con molte ragioni, che il ragazzo è l’osservato speciale della difesa avversaria. Vero, il tema difensivo di chi gioca contro Pistoia è molto semplice, pressare Moore per farlo spremere quanto prima, difendere duro su McGee ed Ivanov, lasciare sei km di spazio agli altri che tanto segnano poco o nulla, se poi anche Gaspardo è in palla basta un piccolo correttivo ed il gioco è fatto.
Insomma, io Tyrus lo capisco anche, se tira lo fa in condizioni complesse, se scarica i 2 o 3 punti diventano una lotteria, tutto vero. Però, ecco, mi aspettavo qualcosa di più e di meglio.
La solitudine di Ivanov
Certo, se ripenso anche alla battaglia di Ivanov mi cadono le braccia. Un uomo solo in trincea, con gli altri lunghi che segnano un punto in tre. Certo, un punto è meglio che nulla, vero o no? Agghiacciante.
Domenica sera si tirano le prime somme
Dunque, che si fa? Ci si salva e si salutano tutti o quasi, molto semplice. Prossimo turno arriva a Pistoia una squadra che ha segnato 108 punti nell’ultima partita, detta così ci scappa da ridere. La situazione, però, è molto pericolosa, perché Varese ha vinto con Milano, Pesaro patisce sempre ma non retrocede mai e Capo d’Orlando – che è forse l’unica squadra messa peggio della nostra – è tornata prepotentemente sul mercato, quindi la voglia di ridere passa subito. Dunque, poco da aggiungere, durante i 40 minuti non può essere solo che tifo sfrenato, perché la vittoria è troppo importante, dopo la sirena si tireranno le somme.
Jaylen Bond e soci passano, la massima serie deve restare quella.