PISTOIA – Non ho potuto fare a meno, uscendo dalla sala stampa post Avellino, di pensare a come avrebbe potuto sentirsi Dudone Sanadze se qualcuno gli avesse tradotto le parole di Vincenzino Esposito. Essere accostati a Barbon ed Onohua, con tutto il rispetto per questi giovani che certamente si faranno, non è proprio il massimo se sei il 3 da quintetto base. Non è il massimo, per uno che arriva dalla nazionale ed ha giocato gli europei, sentire che il coach ti accosta a due ragazzi che, se tutto va bene, avranno qualche spicciolo di campo che sarà poco più del garbage time o dell’azione difensiva utile per non far spendere il fallo al titolare.
La mano pesante di Vincenzino
Vero, il senso del ragionamento non era picconare Duda ma fare un semplice elenco dei nostri che, a confronto di quelli campani, costano meno perché sono meno talentuosi, meno fisici e tutto sommato fanno sempre anche troppo in termini di spirito, disponibilità ed abnegazione. Tutto vero.
Allora diciamo che il coach non ci è andato leggero nel dipingere la situazione di casa nostra, ma sa comunque di avere un buon roster, col quale raggiungere il prima possibile la salvezza e poi – o nel frattempo, a seconda dei casi – togliersi qualche soddisfazione in più, sia questa un posto al sole nella post season oppure una vittoria di quelle inaspettate, sia questa con Milano, Sassari o Venezia, chissà.
Sottolineare l’ovvio…
Caro Vincenzo, non c’era un vero motivo – o se c’era, non è chiaro a molti di noi, voglio scriverlo sinceramente – di rimarcare l’ovvio, ovvero la differenza abissale di roster tra Pistoia ed Avellino. Nessuno prima della partita pensava di vincere in carrozza, c’era anzi consapevolezza che la truppa di Sacripanti è una corazzata vera. Del resto, senza andare troppo sul tecnico o sul filosofico, bastava guardarli uno accanto all’altro, i campani dal punto di vista fisico sembravano le custodie dei nostri. Dunque, animo! Ci sono serenità e fiducia, oltre alla consapevolezza che il coach è dannatamente bravo e che non è detto ci debba scappare necessariamente un miracolo – sia questo il sesto o settimo posto – ogni stagione. Avanti così.
Vicenda McGee, la vera nota dolente
L’unico motivo di irritazione, andando alle note veramente dolenti, è la vicenda McGee, una grana – questa sì – che si porta con sé motivi di preoccupazione. Le voci che si rincorrono sono le più svariate. Alcuni, probabilmente bene informati, dicono che il fastidio fosse già presente la scorsa stagione a Venezia, che però teneva a rotazione due Usa in tribuna e quando impiegava Tyrus lo faceva con un minutaggio decisamente ridotto, pertanto il fastidio – si dice – non era mai diventato un problema. Altre sono le voci, invece, di chi è pronto a giurare che De Raffaele, appositamente interpellato, abbia escluso categoricamente che McGee avesse alcun guaio allo scafoide. Dunque il dolore si sarebbe presentato dall’amichevole con Siena per poi acutizzarsi a Cremona, quando una terna di azzeccagarbugli, particolarmente ligi al regolamento, ha fatto togliere un tutore al nostro giocatore, esponendolo a contatti troppo pesanti per la situazione di questo benedetto scafoide.
Non ha importanza andare a capire chi ha ragione, piuttosto va forse meglio compreso anche il nervosismo del coach, che ha dovuto fare a meno del miglior giocatore la cui mano, al di là delle diagnosi precise, era di fatto rotta, nella misura in cui non riusciva ad essere perfettamente funzionante.
Braccio di ferro McGee-società?
Sempre i bene informati – probabilmente, in questo caso, i meglio informati di tutti – raccontano di un piccolo braccio di ferro tra lo Usa, che non voleva sentir parlare di intervento chirurgico, e la dirigenza, che per mille buoni motivi ha sempre preferito invece l’operazione e tempi di recupero certi. Non so se è stata fatta una polizza in più sul giocatore che, ricordiamolo, è il più pagato della storia biancorossa, nel caso è ancora più logico si preferisca l’intervento chirurgico piuttosto che trascinare il problema per altre settimane.
Le opzioni in campo
E adesso? Sarà difficile vedere il nuovo arrivo in campo contro Varese, perché andrebbe tesserato entro venerdì mattina alle 11 e nel momento in cui scrivo manca ancora la fumata bianca. Non è solo una questione di nomi, ma anche di nazionalità. Se arrivasse uno Usa, ci giocheremmo un visto per un giocatore che sarà utilizzato, salvo sorprese, per soli due mesi e, viste le perplessità del reparto lunghi, non è un passo da fare a cuor leggero. Seguendo la logica del ragionamento, quale comunitario potrebbe allora risultare utile alla causa? E se invece puntassimo sullo Usa per poi, rientrato McGee, valutare l’opportunità di allontanare Sanadze?
Fantabasket o qualcosa in più?
Fantabasket? Probabilmente sì, non ci resta dunque che aspettare, consapevoli che lo staff tecnico sta facendo l’impossibile per far crescere la squadra ma che, con buona probabilità, ci vorrà ancora un po’ di pazienza prima di cominciare a vedere girare la squadra.