SAN MARCELLO – Fra i primi adempimenti di tipo politico nel Consiglio Comunale di San Marcello Piteglio ci sono state le dimissioni di tre consiglieri eletti in quota Pd nella lista “Insieme” di Luca Marmo, lista che è risultata vincente nelle elezioni amministrative dell’11 giugno scorso. I consiglieri dimissionari sono (fra parentesi le preferenze raccolte) Giacomo Buonomini (158), Verusca Bianchi (123) e Alice Sobrero (129), al posto dei quali sono subentrati Giulio Baldassarri (103) Lorenzo Mucci (66) e Walter Mandolini (39). Le dimissioni sono motivate dal fatto che i tre consiglieri sono stati nominati assessori, insieme al quarto componente della giunta, Roberto Rimediotti, che invece non si è dimesso.
Gli assessori dimessi dal consiglio
Dall’alto, in senso orario, Buonomini, Bianchi e Sobrero
La spiegazione di Seghi
Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio Comunale, Moreno Seghi, la spiegazione di queste delicate, piuttosto decisioni e che potrebbero in futuro avere un peso rilevante. Perché si sono dimessi solo tre dei quattro consiglieri nominati assessore? “È stata questa una decisione presa in sede politica prima delle elezioni. Il Pd aveva deciso che i propri candidati che fossero stati eletti e nominati assessori si sarebbero dovuti dimettere ed operare da ‘assessori esterni’ al Consiglio e quindi favorire sia l’ingresso di altri consiglieri, con conseguente ampliamento della partecipazione, sia non essere impegnati a votare provvedimenti che essi stessi possono proporre. Insomma per avvicinarsi al modello dei comuni con oltre quindicimila abitanti”. E perché il consigliere Rimediotti invece non l’ha fatto? “Perché appartiene all’area di espressione ‘civica” e non è quindi del Pd. Inoltre Rimediotti è vicesindaco ed è preferibile che sia rimasto nel Consiglio”, spiega ancora Seghi.
Dei nuovi entrati, Mandolini appartiene all’area dei socialisti che hanno sostenuto la lista Marmo, Baldassarri fa riferimento dell’area della Sinistra Italiana, mentre Mucci è l’ex capogruppo uscente dal precedente consiglio. Forse l’idea di “coprire” altre aree politiche e rimediare anche a qualche insuccesso elettorale ha avuto il suo peso? “In politica è necessario tenere presente tutte le componenti di una coalizione”, è la spiegazione del presidente del consiglio comunale.
I possibili rischi
Questa decisione comporta però diversi rischi. Per esempio il sindaco, che ha il potere di “licenziare” gli assessori, potrebbe estromettere dalla sua giunta membri scelti dal voto popolare, che a quel punto sarebbero completamente fuori dalle istituzioni, con danno al principio democratico. Inoltre, facendo i debiti conti, con queste sostituzioni rimane solo un consigliere di “scorta”: se nel corso del mandato si dovessero dimettere due consiglieri non ci sarebbero altri candidati con i quali sostituirli. Un paradosso “Sì, è così – conferma Seghi – , ma i rischi ci sono sempre dietro ad ogni decisione”.
Quanto, infine, alla questione se il Presidente del consiglio, figura che non esisteva nei precedenti consigli, percepisca una retribuzione, il diretto interessato risponde così. “Sì il presidente percepisce una indennità che è un decimo di quella del sindaco, che nel mio caso si riduce ulteriormente alla metà perché sono occupato”.