CAMPOTIZZORO (SAN MARCELLO PITEGLIO) – Il Centro Naturalistico e Archeologico dell’Appennino Pistoiese è una realtà della nostra montagna totalmente sconosciuta. Nato nei primi anni 2000 per volontà della Provincia di Pistoia, Assessorato alla Cultura e inserito all’interno dell’Ecomuseo, ha da sempre una finalità strettamente scientifica. E dobbiamo dire che l’obiettivo in tutti questi anni è stato sempre raggiunto con una elevato numero di pubblicazioni su riviste specializzate.
La storia
Ma proviamo a ricostruirne le vicende passate. Partito da una collezione di materiale geo-paleontologico messo assieme da vari appassionati in anni di raccolte, nel 2002 venne inaugurato nei locali delle ex scuole SMI di Campo Tizzoro un museo nel quale il materiale stesso veniva presentato secondo un’ottica didattica e divulgativa. Resti ossei sub fossili di orsi delle caverne, stambecchi, camosci e lupi, assieme a antiche tracce di una flora oramai estinta, dovevano permettere al visitatore di apprezzare le vicende passate e la storia naturale di questo territorio. Inoltre la copiosa documentazione preistorica, attribuibile, grazie a studi condotti dall’allora Istituto di Preistoria di Firenze, al tardo Paleolitico (10-12000 anni fa), introduceva in modo chiaro e affascinante ai primi colonizzatori di queste montagne. Infatti, grazie alle nostre attività in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Storici e Archeologici della Toscana, sono stati documentati vari siti preistorici tra cui i più rinomati sono quelli di Pontepetri e di Ponte Sospeso, entrambi nel comune di San Marcello-Piteglio.
Collaborazioni prestigiose
Insomma un piccolo Centro destinato alla ricerca e alla documentazione del patrimonio naturalistico della montagna. Ma se da una parte il Centro non è mai decollato come punto di visita del pubblico, le attività e collaborazioni si sono ampliate enormemente, arrivando fino all’Etiopia, assieme alle Università di Perugia e di Debre Biran, per una ricerca sulla biodiversità delle foreste montane tropicali di quell’area.
Lo studio sul lago Nero
Recentemente il Centro ha prodotto un importante studio su di un biotopo importantissimo sia da un punto di vista ecologico sia da quello turistico, perché punto di attrazione di molti turisti e escursionisti: il lago Nero. Una serie di rilievi biologici e fisico-chimici sono stati utilizzati per caratterizzare questo piccolo lago montano appenninico e comprenderne la dinamica stagionale. Insomma, una serie di conoscenze utili per la sua corretta conservazione e per comprendere fenomeni di più ampio respiro come i cambiamenti climatici e le variazioni ambientali associate. Anche in questo caso la collaborazione con l’Università di Pisa è testimonianza della vivacità culturale della struttura.
L’arrivo di tanti studenti universitari
Ultimamente un discreto numero di studenti dell’Ateneo fiorentino sono entrati a far parte del nostro Centro, riconoscendone il buon livello raggiunto nella ricerca; dimostrazione di tutto ciò è l’aumento nelle richieste per tesi di laurea alle quale purtroppo non possiamo che rispondere positivamente ad un limitatissimo numero. L’ultima tesista dell’Università di Torino (Dipartimento di Scienze della Vita) ha compiuto uno studio sull’effetto delle emissioni sonore delle lampadine a fluorescenza compatta su alcuni organismi. Quindi studi anche di un certo livello di complessità che hanno sempre portato a pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali e partecipazione a molti convegni.
Una mancata valorizzazione
Purtroppo fino ad ora la struttura non ha avuto la valorizzazione che si meritava e infatti in questi anni è rimasta chiusa. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi e se all’interno di una nuova e più funzionale sede divenga possibile il sogno di realizzare un piccolo centro di qualità nella ricerca scientifica, punto di attrazione per studenti. Sempre però con un fine primario che ha guidato tutte le attività: quello di documentare l’immenso patrimonio naturalistico dell’Appennino di cui facciamo intimamente parte.