SAN MARCELLO PITEGLIO – La netta vittoria alle primarie del Pd per la candidatura a sindaco nel neonato Comune di San Marcello Piteglio è distante solo poche ore ma è già tempo di prime riflessioni e analisi, con un occhio rivolto al futuro, almeno quello prossimo. Luca Marmo, sindaco uscente del Comune di Piteglio, scelto da una netta maggioranza di elettori di centrosinistra (il voto è analizzato nell’articolo a questo link) è ovviamente felice del risultato. Stanco ma pronto a ripartire per la vera battaglia elettorale, quella delle prossime amministrative (probabilmente l’11 giugno).
Allora Marmo, il risultato parla da sé. Cosa le ha fatto più piacere, al di là dei numeri?
“E’ una grande soddisfazione, soprattutto vedere la risposta del territorio dove sono stato sindaco. E poi c’è quello che non si vede dalle urne, e cioè i tanti attestati di stima, messaggi a volte anche commoventi ricevuti in queste ore: una soddisfazione doppia, la più grande che può dare la politica, cioè quando ti viene riconosciuto l’impegno”.
In “casa” ha fatto cappotto, appunto, ma anche nell’ex comune amministrato da Cormio non è andata certo male. Solo nel capoluogo il divario a suo sfavore è netto, a Maresca meno, a Bardalone ha addirittura vinto di un soffio. Se lo aspettava?
“Sì anche in altri territori il risultato è stato davvero buono e, devo dire, i segnali c’erano già nei giorni precedenti il voto. Non tanto i segnali sull’esito positivo quanto sul fatto che, anche fuori dal Comune che ho governato, di alcune scelte politiche si era sentito parlare o si conoscevano, come il Progetto bosco, per esempio. Il fatto che iniziative che travalicano una singola area ma hanno un respiro assai più ampio fossero note mi ha fatto piacere e mi ha fatto ben sperare”.
Ci sono episodi o momenti particolare che le sono rimasti impressi?
“A Campo Tizzoro, in particolare, in tanti mi hanno chiesto se fossi il figlio di quel Marmo che aveva lavorato lì per 40 anni. In una sorta di delirio di follia ho pensato più volte che anche mio padre, da lassù, mi stesse dando una mano”.
Primarie finite, battaglia interna archiviata. Come intende comportarsi con il competitor, Silvia Cormio, e con coloro che l’hanno sostenuta. Che coinvolgimento è possibile? Ha pensato a ruoli specifici prima nella campagna elettorale e poi eventualmente nella squadra di governo?
“Siamo tutti nello stesso alveo politico, da lì esce la soluzione. Ciò detto, qualsiasi valutazione su nomi, ruoli, incarichi oggi è del tutto prematura. Sono ragionamenti che non ho fatto neppure con chi mi ha sostenuto. Ad oggi posso tranquillamente dire che il coinvolgimento riguarderà tutti, chi ha vinto con me e chi ha perso sostenendo Silvia. Ho bisogno di misurarmi con la mia coalizione . I componenti della squadra dipenderanno anche dall’avversario. Le campagne elettorali sono ascrivibili a piccole guerre, con amici e nemici”.
Veniamo ai possibili avversari, appunto, che ancora non si sono chiaramente palesati ma che certamente si stanno preparando. Qui si vota con un sistema maggioritario a turno unico, vince chi prende anche un solo voto in più. Gli avversari se vogliono competere devono trovare unità di intenti. Teme un’aggregazione forte alternativa al suo progetto di governo?
“Lo spauracchio più grande è che il malcontento nei confronti della politica in generale, un sentimento che certo va bel al di là del dato locale ma è nazionale e oltre, si coalizzi e individui in un bersaglio riconoscibile il proprio avversario. I partiti oggi vengono spesso individuati, a mio avviso a torto, come il male. Dico a torto perché comunque, dalla politica si deve ripartire. Questo elemento, certo, può determinare preoccupazione”.
Poi ci sono anche tematiche locali sulle quali si registra molto malcontento, dalla questione sanità-ospedale alla perdita dei servizi a molto altro ancora. Servirà un programma comprensibile e condivisibile.
“Spero che il sentimento al quale facevo cenno prima si possa battere con argomentazioni valide. Aggiungo che la mia è una forte impostazione civica, non da oggi, benché io sia da sempre chiaramente appartenente ad un’area politica. Io credo e spero di potermi confrontare, oltre che con il mio elettorato di riferimento, con chi negli anni si è escluso dalla politica, non senza ragioni”.
Da candidato lei sa bene che conterà anche chi le verrà opposto come avversario. Teme qualcuno in particolare?
“Certo conterà anche il candidato che gli avversari presenteranno. Vedremo”.
E se, tre anni dopo, vi fosse una riedizione del duello Marmo-Gaggini che si risolse per soli 19 voti a suo favore nel Comune di Piteglio? La voce sull’ex sindaco precedente al suo mandato come possibile candidato alternativo circolano insistenti. Lei che dice?
“Non ho molto da dire se non che i quadri si compongono come vengono. Ognuno lavora nel proprio campo”.
Non è stato utilizzato nella disputa interna al partito ma il fatto che lei è dipendente del Comune di San Marcello potrebbe emergere come argomentazione, nei prossimi mesi. Teme questo elemento polemico e come intende rispondere?
“Farò quello che è consentito dalla legge. Congederò la mia posizione lavorativa un mese prima del voto. Il mio ruolo di dipendente pubblico nel Comune di San Marcello finirà in quel momento e, se sarò eletto sindaco, riprenderà alla fine del mio mandato. E’ un procedimento che vale per chiunque, in tutta Italia. A scanso di equivoci, per l’intera durata del mandato si va in aspettativa e ovviamente non si percepisce alcun stipendio”.
Non le chiedo in questa circostanza di indicarmi le linee del suo programma, in parte le ha già esposte nel corso delle primarie e ci sarà tempo di approfondirle durante la campagna elettorale amministrativa. Al di là delle singole opzioni, c’è una linea guida che caratterizzerà il suo programma e la sua azione politica?
“La linea guida è la forte condivisione con le varie realtà che rappresentano il territorio. Ovviamente nella diversità e distinzione di ruoli. Il Comune avrà il suo, gli altri soggetti avranno il loro. Credo che si debba avere una visione più lunga e impostare un lavoro per i prossimi dieci anni. Poi vedremo cosa decideranno gli elettori”.