MONTAGNA PISTOIESE – Ormai non passa occasione in cui non si parli di rilancio del turismo in Montagna Pistoiese. Ne parlano i candidati alle elezioni nei nuovi comuni San Marcello Piteglio e Abetone Cutigliano; i programmi di sviluppo di Social Valley; i Lions Club; operatori turistici singoli o associati; giornali quotidiani, giornali on line, riviste, social network; scrittori, studenti nelle tesi di laurea, singoli cittadini e così discorrendo. Tutti decantano le bellezze della Montagna e dei suoi tesori. Naturalmente tutti animati da ottime e valide intenzioni appoggiate da proposte condivisibili.
“Fra la teoria e la prassi”
Capita poi di fare qualche modesta escursione e vedere situazioni che fanno immaginare la distanza enorme esistente fra teoria e prassi. “Fra la teoria e la prassi” è un intelligente scritto di un poeta sanmarcellino, da tempo oramai scomparso. Se vogliamo parlare e scoprire alcuni “tesori” turistici della Montagna Pistoiese, il suggerimento è di cominciare dalla Foresta del Teso. Sia beninteso che questa non è l’unico vero tesoro naturalistico, anche se ne costituisce parte non trascurabile e, aggiungo, irripetibile: un po’ di comprensibile vanità e orgoglio di un appassionato della Montagna non guasta. Non parlerò delle caratteristiche naturali della Foresta, per la semplice ragione che non ne sono all’altezza. Parlerò solo di ciò che l’uomo vi ha “costruito”, “fatto” e … “disfatto”: strade, rifugi, punti di ristoro, campeggi, piste da sci, osservatori astronomici, vivai. Parlerò di luoghi vocati al turismo, definiti incontaminati, in alcuni dei quali non è però difficile vedere un degrado ed una incuria inimmaginabili.
I primi due edifici abbandonati
Tre sono le strade “carrozzabili” che conducono nel cuore della Foresta. Due sono asfaltate. Una è bianca, ed è chiusa al transito veicolare subito dopo Orsigna, porta al rifugio di Portafranca, aperto e gestito dal Cai di Pistoia. Lungo questo percorso si trova si trova un fabbricato, disabitato, in località Pian Silvano. Delle altre due una, partendo da Gavinana, porta a Pratorsi. Sul percorso troviamo un fabbricato, di proprietà pubblica, chiuso e disabitato da tempo, che per la sua vicinanza all’Osservatorio Astronomico potrebbe avere una notevole rilevanza turistica. Sono molti i cittadini che chiedono, appunto, ma “chi se ne occupa”? Subito dopo c’è l’Osservatorio Astronomico, aperto, ben funzionante e molto visitato.
Il vivaio e il rifugio del Capannone
Proseguendo arriviamo a Pratorsi. Tutto ciò che c’è, o c’era, è chiuso e in rovina: una ex pista da sci, con relativo rifugio. Un albergo con ristorante. “Chi se ne occupa”? L’altra, partendo da Maresca, porta a Casetta de’ Pulledrari. Lungo il suo percorso troviamo nell’ordine: un vivaio forestale, di proprietà pubblica, chiuso e inattivo. Un tempo dava da vivere a molte famiglie. “Chi se ne occupa”? Proseguiamo e troviamo il rifugio del Capannone, di proprietà pubblica, chiuso. “Chi se ne occupa”?
Casetta Pulledrari e dintorni
Quindi giungiamo a Casetta de’ Pulledrari. Qui, a quota 1222 metri, troviamo un campeggio, di proprietà privata (Associazione Civile Campeggio Foresta del Teso), in funzione, all’interno del quale si scorgono roulotte per lo più coperte da tettoie, fabbricati e altri manufatti. Annesso vi è un grande parcheggio, un tempo pubblico, un cartello spiega: “Proprietà privata divieto di campeggio”. Qui c’è anche il rifugio Casetta Pulledrari e un altro rifugio entrambi di proprietà pubblica, entrambi chiusi. Ci sono pure due ex piste da sci, una di discesa e una di fondo. Entrambe abbandonate. “Chi se ne occupa”?
Chi si occupa di tutto ciò?
C’è qualcuno, qualche responsabile istituzionale o privato, che può rispondere con cognizione di causa, che possa spiegare? Se lo chiedono in molti perché la stagione turistica è alle porte. Nel frattempo continuiamo pure a parlare di turismo: “Fra la teoria e la prassi ci sta il mar dei Sargassi”., scriveva nell’anno 1982 il nostro caro poeta, che aggiungeva nella “variante” (paesana): “Tra la teoria e la prassi ci sta il bar del Burgassi”, che era un bar dove si consumavano molti bicchieri di vino al giorno. Ma il poeta e professore, Gianni Bellucci, è scomparso insieme ai sogni, alle illusioni. Insieme alla sua satira pungente e alla speranza.
Tutte le foto del servizio sono di ROBERTO PRIORESCHI
Nelle immagini sopra lo stato di abbandono della Casetta de’ Pulledrari.
Sotto il vivaio di Maresca (cliccare sulle foto per ingrandirle)