SAN MARCELLO – Ancora pochi giorni e arriverà il voto per le primarie del centrosinistra, che designeranno il primo candidato sindaco. Poi, più o meno fra tre mesi, ci sarà la tornata amministrativa per l’elezione di sindaco e consiglio comunale del nuovo Comune San Marcello Piteglio. Proprio in vista di questo doppio appuntamento la rete di comitati e movimenti denominatasi Crest, ovvero il Comitato Regionale Emergenza Sanità Toscana, torna all’attacco sul tema sanità e, più in particolare sull’ospedale “Pacini” di San Marcello, uno dei temi forti della campagna delle primarie e, c’è da giurarci, della campagna elettorale vera e propria. Secondo Valerio Bobini, presidente del Crest, non è chiara la posizione del Pd sulla sanità in Montagna e con questo intervento torna a chiedere prese di posizione più nette e incisive.
La lettera del Crest
“Qual è la posizione sulla Sanità in Montagna Pistoiese del Partito Democratico? Abbiamo partecipato ai faccia a faccia fra i due candidati alle primarie, Silvia Cormio e Luca Marmo, abbiamo ascoltato, siamo anche intervenuti, ma la domanda, semplicissima, resta: cosa chiederà il PD in Regione per l’ospedale Pacini? I candidati sono bravi negli equilibrismi, ma è ormai tempo di chiarezza. Chiunque sia il vincitore delle primarie, si appellerà al decreto Balduzzi che nel confronto del 28 febbraio a Popiglio i candidati hanno dimostrato di non conoscere?
Eppure come Crest abbiamo inviato documenti su documenti sia ai sindaci della montagna (Cormio e Marmo compresi) che alla Conferenza dei Sindaci pistoiese indicando il punto 9.2.2. come una possibile soluzione per il presidio ospedaliero di San Marcello. A Popiglio abbiamo consegnato direttamente nelle mani dei candidati sindaci la paginetta del decreto Balduzzi che recita come segue.
Presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate
Sono presidi ospedalieri di base che le Regioni e provincie Autonome di Trento e Bolzano possono prevedere per zone particolarmente disagiate in quanto definibili, sulla base di oggettive tecniche di misurazione o di formale documentazione tecnica disponibile, distanti più di 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento (o 60 minuti dai presidi di pronto soccorso) superando i tempi previsti per un servizio di emergenza efficace. Per centri hub e spoke si intendono anche quelli di regioni confinanti sulla base di accordi interregionali da sottoscriversi entro il 30 giugno 2013.
Tali situazioni esistono in molte regioni italiane per presidi situati in aree considerate geograficamente e meteorologicamente ostili o disagiate, tipicamente in ambiente montano o premontano con collegamenti di rete viaria complessi e conseguente dilatazione dei tempi, oppure in ambiente insulare. Nella definizione di tali aree deve essere tenuto conto della presenza o meno di elisoccorso e di elisuperfici dedicate. In questi presidi ospedalieri occorre garantire una attività di pronto soccorso con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto attività di medicina interna, di chirurgia generale ridotta. Sono strutture a basso volume di attività con funzioni chirurgiche non prettamente di emergenza, con un numero di casi troppo basso per garantire la sicurezza dei ricoveri anche in relazione ai volumi per il mantenimento dello skill e delle competenze e che incidono pesantemente sulle tipologie di investimento richieste dalla sanità moderna, devono essere integrati nella rete ospedaliera di area disagiata e devono essere dotati indicativamente di: un reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri; una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Daysurgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina (obiettivo massimo di 70% di occupazione dei posti letto per avere disponibilità dei casi imprevisti) per i casi che non possono essere dimessi in giornata; la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell’equipe chirurgica garantisce un supporto specifico in casi risolvibili in loco; un Pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, inquadrato nella disciplina specifica così come prevista dal D.M. 30.01.98 (Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza) e, da un punto di vista organizzativo, integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l’aggiornamento relativo.
E’ organizzata in particolare la possibilità di eseguire indagini radiologiche con trasmissione di immagine collegata in rete al centro hub o spoke più vicino, indagini laboratoristiche in pronto soccorso. E’ predisposto un protocollo che disciplini i trasporti secondari dall’Ospedale di zona particolarmente disagiata al centro Spoke o Hub.E’ prevista la presenza di una emoteca. Il personale deve essere assicurato a rotazione dall’ospedale hub o spoke più vicino’.
La tutela delle zone montane
Se il legislatore nazionale prevede un ospedale di base con Pronto Soccorso per la tutela delle zone montane con collegamenti stradali complessi, perché i nostri sindaci ed amministratori regionali continuano a far finta di niente? Per quale motivo la Regione Toscana tarda ad individuare le zone disagiate? Forse perché non vuol applicare il decreto Balduzzi? Il PD della Montagna Pistoiese vuol darci una risposta? Si impegnerà per un vero Pronto Soccorso in Montagna? I candidati vogliono spiegare chiaramente quali strade intendono percorrere e quali progettualità hanno per il presidio ospedaliero di San Marcello? Lo faranno prima del voto per le primarie? I cittadini hanno il diritto di essere informati”.
Il Presidente del Crest
Valerio Bobini