Stavolta la montagna è arrivata prima della città. Dal 18 aprile di quest’anno, infatti, ha preso il via un progetto di terapia assistita con il cavallo sulla Montagna pistoiese. Il progetto coinvolge, al momento, 6 ragazzi, di età compresa tra i 4 e gli 11 anni, affetti da patologie varie, di natura neuromotoria, cognitiva e comportamentale, ed è stato reso possibile grazie a donazioni ricevute da Associazioni impegnate nel sociale: l’associazione culturale “Amo la montagna”, il Lyons Club Abetone e Montagna pistoiese, il Gruppo Giovani soci della Banca di Credito Cooperativo di Vignole e della Montagna pistoiese. “La realizzazione di questo progetto innovativo non sarebbe stata possibile se il sindaco di San Marcello, Silvia Cormio e Miria Caporali, logopedista dell’Asl 3 di Pistoia, non avessero fermamente creduto nella bontà dell’iniziativa, intesa principalmente come servizio ad un territorio sempre più depauperato ed emarginato”, spiega Sara Ferrari, organizzatrice e promotrice, nonché terapista sanitaria specializzata A.N.I.R.E ( Associazione Nazionale Italiana Riabilitazione Equestre), l’unico ente riconosciuto dal Ministero della Salute per lo svolgimento e la formazione della pratica di terapia per mezzo del cavallo. “Inizialmente per il progetto è prevista una durata di 5 mesi, date le limitate risorse a disposizione ad oggi, e le sedute terapeutiche vengono effettuate presso il maneggio che Dynamo Academy ha concesso in affitto – spiega ancora Ferrari -, ma è auspicabile che il sostegno economico cresca con le prossime campagne di raccolta fondi”.
Cenni storici
I fini terapeutici del cavallo erano già noti più di due millenni fa. Ippocrate, il grande medico e filosofo del V-IV secolo a.C., consigliava l’equitazione come tecnica per curare l’insonnia e il potenziamento del tono muscolare e molti secoli più tardi, precisamente nel 1569, Mercurialis sosteneva che l’equitazione stimolasse il corpo ma soprattutto i sensi dell’uomo. Più recentemente, agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso, i paesi scandinavi e anglosassoni furono i primi ad occuparsi scientificamente dell’aspetto terapeutico legato a questo affascinante animale, mentre la prima documentazione italiana sull’argomento è stata stilata dal medico Giuseppe Benvenuti.
La prima ad introdurre in Italia questa pratica riabilitativa è stata la fisiatra belga Danièle Nicolas Citterio, la quale ha istituito il primo Centro A.N.I.R.E nel 1975. Di questa Associazione nazionale è attualmente ancora Presidente. Sulla base delle indicazione della Citterio, il Ministero della Salute,visto anche il crescente interesse per i benefici terapeutici della relazione uomo-animale, ha sancito nel 1997 le prime linee guida per gli interventi assistiti con gli animali.
A chi sono rivolte l’ippoterapia e la riabilitazione equestre
L’ippoterapia è la pratica riabilitativa per mezzo del cavallo, integrativa e non sostitutiva delle terapie convenzionali. Propriamente esiste una differenza tra pratica ippoterapica e riabilitazione equestre: nella prima il cavallo è l’unico terapeuta e viene proposto all’utente nei casi in cui quest’ultimo non riesca a interagire con l’animale; nella seconda, invece, la persona è parte attiva della seduta terapeutica ed entra in una relazione più completa con l’animale e con il terapista. Questo tipo di terapia può essere rivolto a bambini, adulti ma anche anziani che non abbiano particolari controindicazioni alla pratica riabilitativa a cavallo come scoliosi grave, ipertensione non trattata, allergie gravi e altre patologie. L’ippoterapia ha una vasta area di intervento che possiamo suddividere in tre ambiti principali: neuromotorio(traumi, paresi post traumatiche, lesioni cerebrali..); cognitivo(autismo, ritardo mentale disturbi psichiatrici) e comportamentale (iperattività, oppositorietà ecc..). Non esclude altri ambiti su cui poter agire come per esempio tossicodipendenze, disagi sociali e altre problematiche di varia natura.
L’iter terapeutico
Si può accedere alla terapia privatamente, tramite associazioni o enti pubblici. Il medico curante, previo certificato, esprime l’idoneità alla pratica riabilitativa a cavallo. In seguito, dopo una attenta valutazione del neuropsichiatra e dell’equipe multidisciplinare, l’utente viene preso in carico e viene modellato su di lui uno specifico progetto riabilitativo, prima di mettere in pratica la vera e propria attività a terra e a cavallo, la quale sarà monitorata costantemente da valutazioni mediche specifiche. Le sedute sono sempre individuali e personalizzate.