Curioso Paese è il nostro, che richiama la Storia solo come occasione di polemica politica divisiva e in cui Orazi e Curiazi e Guelfi e Ghibellini sono sempre vivi e vegeti nonostante siano passati secoli e millenni.
Eppure sui banchi di scuola si continua a studiare la Storia come maestra di vita e a ritenerla come prezioso serbatoio di conoscenze a cui attingere e di cui far tesoro nei momenti più cruciali della vita di un popolo e di una nazione.
Questo nella teoria. La realtà effettuale dice qualcos’altro.
Limitiamoci alla microstoria di casa nostra, cioè alle vicende passate della Montagna pistoiese.
All’inizio del 1300 venne istituito il Capitanato della Montagna, come magistratura prima straordinaria, poi ordinaria, che è sopravvissuta fino alla seconda metà del 1700, perché la Firenze comunale e poi quella Medicea e infine quella lorenese avevano capito che la Montagna era una realtà a sé e doveva esser dotata di magistrature proprie che la controllassero e ne gestissero i bisogni.
La Storia insegnerebbe, dunque, che territori con caratteristiche e peculiarità proprie dovrebbero essere amministrati secondo logiche non centralistiche e con principi rispettosi di quelle peculiarità.
E’ urgente istituire un Assessorato alla Montagna
La Firenze di oggi, che non è più quella comunale, medicea o leopoldina, ma che comunque è ancora il centro decisionale della nostra regione, è percepita come assolutamente distante dai veri bisogni della Montagna e di quella pistoiese in particolare, soprattutto perché sembra affetta da un grave strabismo politico.
Da una parte persegue una logica metropolitanistica che considera i territori montani come appendici strumentali alle esigenze turistiche o ricreative delle città e dall’altra governa le terre alte secondo i principi più radicali dell’ambientalismo ideologico, quello per cui tutto è intoccabile e l’unico animale non protetto è chi ci vive e chi ci lavora.
In effetti tutto il sistema normativo attuale non tiene conto delle difficoltà del vivere in montagna e nessun ristoro o beneficio è riservato ai residenti, che sono gli unici e veri guardiani del territorio.
Vista l’incapacità dei centri di gestire le periferie è, dunque, giunto il momento per istituire un nuovo e moderno Capitanato della Montagna, sotto forma di Assessorato, con competenze decisionali proprie e dotato di portafoglio, ma soprattutto formato da gente che conosca e ami la montagna e ne sappia leggere e interpretare i bisogni e le richieste, ma ancor più che non abbia contratto la patologia burocratica acuta, che nei decenni ha ridotto la montagna a ciò che è adesso, cioè una “riserva indiana da depredare”.
Questa è l’opinione di tanta gente di quassù, che percepisce le istituzioni come altro da sé e le considera solo come enti impositori di norme mai condivise e di assurdi balzelli. Basta parlarci e soprattutto ascoltarne le istanze e magari si riuscirebbe a dar forma a qualche impianto normativo più consono e, diciamo pure, più rispettoso e costituzionalmente anche più giusto.