Uno sguardo oltre  |  marzo 26, 2022

Campo Tizzoro,  Silvertown e Llanishen: una fabbrica, tre destini diversi

Un elemento comune, la produzione di materiale bellico, tre diversi approcci industriali, di welfare aziendale e sicurezza sul luogo di lavoro. Il "Villaggio" e il rispetto del paese della SMI, le pessime condizioni lavorative e di sicurezza di Silvertown. E poi il museo una volta dismessa la fabbrica sulla nostra montagna contro la demolizione e lo sgombero con successiva riconversione edilizia in Galles. Campo Tizzoro continua a vivere, le altre realtà sono solamente ombre con tanti peccati da dimenticare

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I rifugi della ex SMI, oggi percorso museale. In homepage un'immagina della fabbrica

DISTANZA

Campo Tizzoro, Llanishen e Silvertown apparentemente non hanno niente in comune. Le distanze sono notevoli, non solo da un punto di vista geografico, ma anche storico, culturale, di lingua. Parliamo di Montagna Pistoiese, di Galles e della zona est di Londra sulla riva nord del Tamigi. E’ molto probabile che gli abitanti di Llanishen e di Silvertown non conoscano affatto Campo Tizzoro così come altrettanto è vero l’inverso. Eppure hanno avuto, in un arco di tempo sufficientemente lungo, un elemento in comune che sfocerà però in tre destini diversi. Non si tratta di personaggi famosi, calciatori, poeti o inventori, anche se l’uomo in queste storie è stato protagonista nel bene e nel male.

C’é chi ha seguito correttamente la logica del profitto coniugandola con il benessere dell’operaio e perseguendo un progetto del villaggio industriale, chi, nonostante tutti gli sforzi sindacali e parlamentari ha spento una realtà arrivando poi ad una riconversione edilizia, e chi, pressato dalla mera logica di produzione, non ha badato in maniera rigorosa al welfare della manovalanza e alla sua incolumità fisica.

L’elemento in comune che lega queste tre località è dunque la fabbrica, la produzione di materiale bellico. Che si tratti di munizioni, tritolo o cannoni da campo non fa differenza, questo è l’ambito di appartenenza.

Ma i destini delle fabbriche di Campo Tizzoro, Llanishen e Silvertown sono stati diversi, completamente diversi.

CAMPO TIZZORO: DAL VILLAGGIO AL MUSEO

 

Campo Tizzoro in un’immagina dall’alto e la fabbrica della SMI

Di Campo Tizzoro sappiamo molto e molto è stato scritto anche su questa rivista. Interessanti i libri “Campo Tizzoro e la Società Metallurgica Italiana – l’utopia di un paese fabbrica”, “Campo Tizzoro, un paese, un mondo”.

Mi limiterò ad esporre i fatti salienti del percorso di una fabbrica che è stata il punto di riferimento del paese appoggiato sulle rive del Reno e di tutta la Montagna Pistoiese, per confrontarli con le storie di Silvertown e Llanishen.

Dire Campo Tizzoro è dire SMI (società metallurgica italiana) perché la storia del paese si identifica con quella della grande fabbrica costruita qui nel 1910 dai fratelli Orlando e inaugurata nel 1911.

Nella fabbrica si producevano munizioni e con l’avvento della prima guerra mondiale la produzione ebbe un grande impulso. La fabbrica si sviluppò moltissimo richiamando manodopera da tutta la montagna. Nel 1917, anno che segnò il destino di Silvertown, lo stabilimento occupava 3750 persone. Nei decenni successivi la produzione risentì delle vicende politiche italiane, e di conseguenza la forza lavoro calò in maniera inesorabile. Dal 2006 la fabbrica è dismessa.

Tre sono gli aspetti che caratterizzano Campo Tizzoro e la differenziano dai destini di Silvertown e Llanishen: il villaggio, le gallerie sotterranee e il museo.

Attorno alla SMI cominciò a nascere un agglomerato urbano, furono costruiti alloggi per gli operai, le prime case, e poi negli anni trenta l’asilo, le scuole e la chiesa. Sorsero poi anche impianti sportivi e scuole di specializzazione professionale. La dirigenza e la proprietà della fabbrica guardavano al benessere dei propri dipendenti cercando di soddisfare i loro bisogni e  in questo modo operavano. In pratica fu adottato un modello di welfare aziendale capace di rispondere alle esigenze di tutta la cittadinanza. Quello di Campo Tizzoro è stato uno spettacolo sociale, un’utopia realizzata, un villaggio che molte teorie politiche e modelli di sviluppo hanno potuto soltanto inseguire. Purtroppo l’utopia realizzata è finita e la fabbrica lentamente è scesa verso il declino chiudendo agli inizi degli anni 2000.

Durante la seconda guerra mondiale, essendo la SMI un importante obiettivo militare e quindi soggetto a bombardamenti, sotto la fabbrica e il paese, a 22 metri di profondità, vennero scavate una serie di gallerie della lunghezza complessiva di 2 km da adibire a rifugio antiaereo e antigas al quale si accedeva entrando dentro a nove cupole in cemento armato a forma di ogiva sparse per la fabbrica e il paese. Fortunatamente il paese non subì importanti bombardamenti.

Come detto dal 2006 la fabbrica è dismessa e nel 2012 è stato creato un museo in cui si accede ad alcuni locali della fabbrica e alle gallerie sotterranee. Il museo raccoglie memorie della famiglia Orlando, macchinari utilizzati nella fabbricazione delle munizioni, esposizione delle pallottole prodotte e una collezione di armi da fuoco. Nelle gallerie sotterranee i locali sono ancora ben conservati, ci sono le infermerie con i posti letto, i luoghi per la decontaminazione, bagni e cucine.

SILVERTOWN: L’ESPLOSIONE TENUTA NASCOSTA

 

Gli effetti dell’esplosione a Silvertown, distretto a est di Londra

Silvertown è un distretto a est di Londra e sulla riva nord del Tamigi. L’area prende il nome dalle fabbriche fondate da Stephen William Silver nel 1852. Qui si trovava lo stabilimento chimico Brunner Mond, uno dei siti scelti dal Ministero delle Munizioni, istituito da poco, per produrre i vari componenti delle munizioni, come l’esplosivo TNT. I dirigenti della Brunner Mond espressero riserve perché la fabbrica era situata in una zona densamente popolata e qualsiasi incidente che potesse verificarsi sarebbe stato catastrofico. Nonostante le loro proteste il Governo si rifiutò di trovare un sito alternativo e la purificazione del TNT iniziò nel 1915.

Il personale della fabbrica fu formato con la massima cura e i primi 2 anni circa proseguirono senza gravi incidenti. Ma la sera del 19 gennaio del 1917 scoppiò un incendio, che propagatosi provocò un’esplosione catastrofica di circa 50 tonnellate di tritolo. La fabbrica fu distrutta così come molti edifici nelle vicinanze. Il bilancio finale delle vittime fu fissato in a 73 mentre i feriti furono 400, probabilmente cifre sottostimate.

Nel tentativo di evitare che la notizia raggiungesse il nemico il Governo impose ai giornali di pubblicare una semplice dichiarazione. Gli eventi di Silvertown subirono così un blackout di notizie, il resto del Paese rimase all’oscuro di quanto effettivamente successo ma le autorità locali risposero efficacemente al disastro. I consiglieri locali visitarono il sito devastato e istituirono un comitato d’emergenza, organizzarono alloggi temporanei e fornirono assistenza medica ai feriti.

L’inchiesta sulla tragedia, svoltasi tempo dopo, ritenne il Ministero delle Munizioni in grave colpa per aver localizzato un’opera così pericolosa in un’area densamente popolata. L’inchiesta criticò pure la direzione di Brunner Mond per non aver preso maggiori precauzioni per proteggere i lavoratori.

Già prima della terrificante esplosione erano emerse tutte le difficoltà, i problemi e i pericoli di lavorare in una fabbrica di munizioni.

I lavoratori erano inclini a soffrire di avvelenamento da TNT, che faceva ingiallire la pelle e per questo erano noti come canarini, per il loro aspetto giallo brillante. Diverse donne morirono per essere state esposte per un periodo prolungato  al Trinitrotoluene.

Le condizioni di lavoro erano spesso caratterizzate da scarsa ventilazione e il lavoro fisico coinvolto, come il sollevamento di pesanti bossoli e l’uso di macchinari, poteva essere massacrante e estremamente rischioso. Inoltre la fabbrica era un ambiente molto rumoroso, un ambiente molto assordante dove stare. Gli infortuni sul lavoro erano molteplici, da lesioni relativamente lievi a incidenti più gravi e persino la morte. I lavoratori e le lavoratrici delle munizioni di Silvertown già prima dell’esplosione rischiavano la loro salute e la loro vita mentre svolgevano le loro mansioni.

La giornata lavorativa di un operaio  in questa fabbrica variava a seconda di dove era impiegato ma, a causa delle pressioni e delle richieste della produzione bellica generalmente doveva lavorare per lunghe ore. Di solito funzionava un sistema di turni la cui durata non era standardizzata, ma poteva arrivare a 12 ore, essendo la fabbrica operativa di giorno e di notte.

Alcuni sopravvissuti hanno ricordato di aver lavorato dalle 6:00 alle 17:30 sempre in piedi e con una pausa di 10 minuti per andare in bagno e mangiare un panino.

Il loro lavoro era ripetitivo ma dovevano rimanere concentrati e non sempre questo era  possibile in quelle condizioni di lavoro.

A causa del rischio di esplosione nello stabilimento furono messe in atto normative per ridurre le possibilità di incidenti, ma questo come abbiamo visto non servì a evitare l’esplosione. Gli operai indossavano zoccoli di legno in modo da evitare le scintille. Altri oggetti metallici erano proibiti, compresi gioielli e forcine.

Tornando a quegli anni il Governo decise di non rendere pubblici i risultati schiaccianti dell’inchiesta ed il rapporto è stato tenuto nascosto per decenni. Tutto ciò ha determinato che l’esplosione e le sue conseguenze sono scomparse dalla memoria pubblica.

Il sito di Brunner Mond oggi è un parcheggio per visitatori della barriera alluvionale del Tamigi.

LLANISHEN: CRISI E RICONVERSIONE EDILIZIA

Llanishen, distretto a nord di Cardiff, nel Galles

Le Royal Ordnance Factories (ROF) sono state una rete di fabbriche di armi e munizioni create dal governo del Regno Unito poco prima della seconda guerra mondiale. Sono state amministrate prima dal Ministero dell’approvvigionamento e successivamente dal Ministero della Difesa, prima di essere privatizzate nel 1987.

La Royal Ordnance Factory n° 17 di Llanishen, distretto a nord di Cardiff, fu aperta nel 1940 per la costruzione di cannoni da campo, munizioni e altre tipologie di armi.

Oltre 20.000 fra operai e colletti bianchi lavoravano nella fabbrica e per la popolazione di lavoratrici e di lavoratori il lavoro era duro e inesorabile. I dipendenti lavoravano su turni di undici o dodici ore.

Già nel 1958 si iniziò a intravedere la crisi e molti furono i tentativi di salvaguardare e la produzione e l’intera classe lavoratrice.

Da alcune interrogazioni parlamentari si nota lo sforzo e la passione per mantenere in vita la ROF.

Riporto alcuni passaggi di parlamentari:

“La minaccia della chiusura del ROF di Llanishen pende da tempo come la spada di Damocle sui lavoratori, il Ministro dell’Approvvigionamento ha descritto come irresponsabile qualsiasi discorso sulla chiusura della fabbrica e niente è più rassicurante delle dichiarazioni del Ministro”.

“Il Ministro dell’Approvvigionamento non è padrone in casa sua, il vero colpevole è il Ministro della Difesa. Sembra essere impazzito. Tutti i Dipartimenti governativi gli stanno correndo dietro, senza sapere dove sta andando”.

“La chiusura sarà un’umiliazione pubblica, non vogliamo che la fabbrica sia aperta ma inattiva, né vogliamo un cambiamento del modello di occupazione. Questo spazio di fabbrica è tra i migliori del Regno Unito e il migliore del Galles. La gente di Cardiff/Llanishen ha diritto di esigere di mantenere questa industria di base, non siamo disposti a modificarla in una industria che chiuderà al primo vento di recessione”.

“Il Galles sta già pagando un prezzo per avere industrie secondarie e il tasso di disoccupazione è già del 4% contro 1,9% nel resto del Regno Unito. Cardiff ha un aumento della disoccupazione che preoccupa molto. Uomini qualificati si uniscono ai non qualificati in coda a Westgate Street per l’indennità di disoccupazione”.

“I lavoratori di Cardiff hanno servito bene il dipartimento e abbiamo il diritto di avere una garanzia per il futuro. Non vogliamo industrie leggere che saranno spazzate via alle prime difficoltà. Vogliamo qualcosa di solido e sostanziale. Abbiamo la manodopera, abbiamo la fabbrica, in tutta l’area ci sono segnali di fabbriche che si stanno svuotando”.

“E cosa dire di tutti i dipendenti? Alcuni staranno abbastanza bene con la protezione che il Tesoro offre loro, alcuni stanno raggiungendo l’età della pensione e non lasceranno Cardiff/Llanishen. Per tutti gli altri che vivono nelle proprie case sarà un problema se devono essere sradicati e dispersi  ai quattro angoli del Regno Unito”.

“Dobbiamo affrontare il fatto che il cambiamento dei modelli di difesa ha gettato un’ombra di incertezza sulla fabbrica e dobbiamo ora, prima che questi nostri lavoratori vengano dispersi, garantire che subentri una società che possa offrire la prospettiva in un lavoro continuo per gli anni a venire”.

Intervento del segretario del Ministero dell’ Approvvigionamento, Mr WJ Taylor.

“Purtroppo la decisione di chiudere la ROF di Cardiff/Llanishen è stata dal punto di vista industriale del tutto inevitabile. A seguito della riduzione delle dimensioni delle Forze Armate si prevede che nei prossimi anni gli ordini del War Office saranno sostanzialmente al di sotto del livello degli ordini degli ultimi anni. La capacità di produrre armi nella ROF di Cardiff /Llanishen è molto maggiore di quanto avremo bisogno”. “Vengo alla questione dei licenziamenti e delle posizioni dei lavoratori. Sarà fatto ogni sforzo dai funzionari locali del Ministero del Lavoro per risolvere il problema del reimpiego. Già in altre aree in cui le fabbriche sono state chiuse i lavoratori hanno trovato un’altra occupazione. Gli apprendisti saranno trasferiti in altri stabilimenti per completare la loro formazione”.

Llanishen ebbe così un duro colpo, la fabbrica fu chiusa, ma continuarono le discussioni e i progetti per poterla riaprire.

Si arriva così al 1960 quando la Royal Ordnance n° 17 entrò a far parte dell’Atomic Weapons Establishment (AWE) e la produzione si trasformò con la fabbricazione di componenti per il programma di armi nucleari. Ma anche questo cambio non servì a molto, tutta la produzione cessò definitivamente nel febbraio del 1997. Il sito fu demolito e sgomberato.

Il ROF Cardiff dalla chiusura è diventato il sito di un importante sviluppo edilizio: i “Parklands”.

Il sito ospiterà anche un nuovo spazio pubblico aperto, che comprenderà un’area giochi per bambini, un campo sportivo e un orto comunitario.

La storia di Cardiff/Llanishen è dunque legato al percorso di una fabrrica che ha prosperato fino alla metà degli anni ’50. Con il calo degli ordini da parte del War Office è entrata in crisi e nulla è servito per mantenerla attiva. Trasformata o meglio aggregata successivamente all’AWE (Atomic Weapons Establishment) ha definitivamente chiuso i battenti. Dopo la demolizione e lo sgombero si è proceduto con una “riconversione edilizia”.

  CONCLUSIONI

Campo Tizzoro, Silvertown e Llanishen sono un chiaro esempio di come differenti siano stati gli approcci industriali, di welfare aziendale e di sicurezza sul luogo di lavoro.

Al villaggio e al rispetto dei bisogni e delle esigenze di Campo Tizzoro si contrappongono le pessime condizioni lavorative e di sicurezza di Silvertown.

Al villaggio si contrappone il pendolarismo britannico.

Alla nascita del museo di Campo Tizzoro, una volta dismessa la fabbrica, si contrappone la demolizione e lo sgombero con successiva riconversione edilizia di Lhanishen.

Campo Tizzoro continua a vivere, Silvertown e Llanishen sono solamente ombre con tanti peccati da dimenticare.


La Redazione

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