La Biblioteca Forteguerriana di Pistoia conserva un interessante corpus di documenti dell’espressività della tradizione orale (indovinelli, ballate, rispetti, stornelli ecc.), raccolti nel pistoiese da un giovane Michele Barbi (Taviano di Sambuca, 1867-Firenze, 1941), futuro celebre filologo, dantista e demologo. Ho già scritto su questo sito che quest’anno si celebra l’ottantesimo anniversario della sua scomparsa; in questa occasione, voglio ricordarlo con alcuni esempi di cultura popolare da lui rilevati a Sambuca e a San Pellegrino al Cassero di Sambuca. Si tratta, in specifico, di una decina di indovinelli, portanti in calce la loro soluzione.
L’introduzione di Paolo Toschi
Li faccio precedere da alcune sintetiche considerazioni esplicative del grande folklorista Paolo Toschi (1893-1974), collaboratore di Michele Barbi, che le espresse quando gli indovinelli erano ancora in auge in ambiti popolari: “Nella tradizione dei nostri volghi, gl’indovinelli servono più che altro per aguzzare l’ingegno; perciò nelle veglie offrono un frequente, lieto e insieme utile motivo di gara fra i convenuti. Gl’indovinelli presentano molte varietà nelle forme e nei caratteri. Nella grande maggioranza essi sono raccolti in una breve strofetta; spesso hanno speciali formule d’inizio. Taluni si prestano a una duplice interpretazione, una lubrica e una innocente, ed è prova di acutezza d’ingegno saper evitare il tranello”.
Alcuni testi raccolti dal Barbi a Sambuca
Trottolin che trottolava
Senza gambe camminava
Senza culo lui sedeva
Come domine faceva.
(Il Gomitolo)
Io l’ho e tu non l’hai,
Vien da me, che tu l’avrai:
Metti ’l tuo accanto al mio
E l’avremo te e io.
(Il Lume)
Lunga lungagna
Che vien di montagna
Casca sur un sasso
Si ripiega com’un nastro.
(La Catena)
Ci ho un campettino tutto lavorato
Non c’è passato né bovi né arato.
(Il Tetto)
Sotto al ponte di Ruggeri
C’è tre mila Cavalieri
Tutti i’han la bretta rossa
For che quel de sotta.
(Il Ciliegio)
Alto come casa,
Rosso come brucia
Amaro come ’l fiele
Dolce come il miele.
(Il Sorbo)
Indovinelli rilevati a San Pellegrino al Cassero
A-n Napoli vi è una bella dama.
Il nome ve l’ho già detto: come si chiama?
(Anna)
Non ti maravigliar se son bugiardo,
perché è il mio padron che mi governa:
Cavallo senza spron girar d’attorno
Mi dà consolazion la notte e il giorno.
(L’Orologio)
Tutto di verde me ne vo vestito,
In capo me ne porto un vago fiore
E dalle donne son preso e legato
Principi e cavalier ognun ne gode.
(La Canapa)
Lunga lungagna
I denti come una cagna.
Cagna non è:
Indovina cosa l’è!
(La Sega)
La sensibilità e l’attenzione del Barbi per la cultura popolare si manifestarono, quindi, fin dai suoi anni giovanili, dando i primi frutti grazie al patrimonio culturale offertogli dalla sua terra d’origine.
Per saperne di più
Biblioteca Forteguerriana di Pistoia, Fondo Acquisti e doni, Cassetta II, n.1, fascicolo 41, “Indovinelli”. Si tratta del fondo noto con il titolo “Canti popolari pistoiesi raccolti da Michele Barbi”.
Paolo Toschi, Il Folklore, Studium, Roma 1951
Patrizia Tonini, Un’edizione “inedita” di canti popolari raccolti da Michele Barbi, in “Farestoria”, VII, 1/2 (1988). Il periodico riporta gli atti del Convegno di Studi che si svolse a Taviano il 27 settembre 1987 per celebrare il 120° anniversario della nascita di Michele Barbi
Gian Paolo Borghi, Aspetti dell’espressività tradizionale fra i versanti bolognese e pistoiese, in La Sambuca Pistoiese. Una Comunità dell’Appennino al confine tra Pistoia e Bologna (1291-1991), Società Pistoiese di Storia Patria-Editoriale Nuèter, Pistoia-Porretta Terme 1992