Personaggi e Interpreti  |  agosto 13, 2020

Alla larga da quei tipacci. La lunga storia dei pistoiesi “cattivi”

VANNI DE' CANCELLIERI detto Focaccia nelle "Storie Pistoiesi" viene ricordato come nobile violento e fazioso. VANNI FUCCI, detto "Bestia", fu protagonista di futili atrocità e comportamenti scellerati. Deve la sua sua fama alla citazione di Dante Alighieri: è forse il personaggio più negativo di tutto l'Inferno dantesco. FILIPPO TEDICI vendette Pistoia ai lucchesi in cambio di denaro e del vicariato della città. Alcuni anni dopo fu esiliato, si rifugiò in montagna e venne ucciso nei pressi di Popiglio. Infine FRANCESCO ARCANGELI di Campiglio di Cireglio uccise in circostanze mai chiarite J. J. Winckelmann, famoso storico dell'arte e archeologo tedesco

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UNA SOCIETA’ DI VIOLENTI OGGI COME ALLORA

Il crimine, la violenza e gli omicidi non sono solo un fenomeno caratteristico della nostra società. Questo è un dato certo. I criminali, le morti violente, le depredazioni, gli assassini esistono da sempre.
Episodi di sangue commessi da emeriti sconosciuti o da personaggi famosi ne è piena la cronaca e la storia. E poi sempre lo stesso interrogativo: persone ai margini che uccidono, persone normali colte da raptus o persino persone con caratteri ereditari deviati?
Contesti storici diversi ma stesse personalità; è veramente il caso di dire lestofanti e mascalzoni privi di scrupoli oggi come allora.

IL BENE E IL MALE IN FILOSOFIA E LETTERATURA

La storia dell’uomo è sempre stata caratterizzata dalla contrapposizione fra buono e cattivo. Cosa porta un uomo ad essere cattivo o a mantenersi buono? E’ una dicotomia questa che ha da sempre scomodato le menti di filosofi, letterati e persino di matematici e di registi.
Il Bene è generalmente tradotto come “giusta condotta”, il Male ovviamente nel suo esatto contrario. Platone, Hegel, Kant, Hobbes e tanti altri ancora hanno dato le loro spiegazioni nel descrivere questi concetti. Lo scrittore Stevenson dà il meglio di sé, in questo ambito, quando scrive lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hide. Romanzo basato sulla convivenza nella stessa persona di due entità, una maligna e una benevola.
Credo che tutti nasciamo buoni ma poi c’è qualcosa che porta alcuni a diventare dei “Tipacci”.

I CATTIVI CI SONO ANCHE NELLE FIABE

Nelle fiabe il Male è presente quanto il Bene esattamente come nella realtà ma in questo contesto di fantasia ha spesso una funzione terapeutica per i bambini. Essendo la paura degli estranei una delle loro prime emozioni negative, e comunque parte del loro percorso di crescita, le fiabe con i loro eroi buoni e cattivi danno un senso alle loro paure. Come non ricordare Maga Magò, Grimilde (la strega di Biancaneve), Crudelia de Mon, la strega in Hanzel e Gretel, il sanguinario uxoricida Barbablù, la fata malvagia nella Bella Addormentata.
Nelle fiabe il personaggio buono sa sempre trovare i mezzi per vincere contro il male e ciò aiuta i bambini a distinguere il pericolo reale da quello fiabesco, il buono dal cattivo. Ricordo di aver ascoltato infinite volte una stessa fiaba con il fiato sospeso finché tutto non finiva per il meglio e questo mi dava sicurezza.

I PISTOIESI CATTIVI

Pistoia, come tutte le altre città di ogni luogo ha avuto nel corso della storia i suoi personaggi cattivi, alcuni più cattivi di altri, “Tipacci da tenere alla larga”.
I primi due che vado a dettagliare si chiamavano entrambi di nome Vanni diminuitivo di Giovanni e molto comune nel periodo medievale. Oggi Vanni è più presente come cognome soprattutto in Toscana e inoltre ci fa venire in mente un un’altro Tipaccio di nome Mario, ma questa è un’altra storia soprattutto fiorentina.

Focaccia (Secolo XIII)

A dispetto del suo soprannone (buono come il pane, buono come una focaccia) il Focaccia è stato uno dei più facinorosi personaggi pistoiesi.
Il suo vero nome era Vanni de’ Cancellieri e nacque a Pistoia nella seconda metà del XIII secolo, siamo in pieno Medioevo, ed era anche conosciuto, ma in misura molto minore, con un altro soprannome; il Bertacchino.
Nelle “Storie Pistoiesi” viene ricordato come violento e fazioso, nobile di parte bianca in mezzo alle lotte sanguinose in cui si manifestò la divisione fra bianchi e neri.
Un anonimo autore delle “Storie Pistoiesi” dà di lui questo ritratto:”prode e gagliardo molto di sua persona, del quale forte temeano quelli della parte nera per la sua pervesità, perchè none attendea ad altro che a uccisioni e ferite”. Durante una faida familiare (la stessa famiglia Cancellieri era divisa fra bianchi e neri) il Focaccia uccise Detto di Sinisbaldo Cancellieri e Detto dei Rossi e successivamente, secondo alcuni storici, anche uno zio e persino il padre.
Nell’inferno dantesco il Focaccia non è immerso nel Flegetonte e tormentato dai Centauri (primo girone del settimo cerchio), proprio di chi ha commesso omicidi ma nel nono cerchio dove ci stanno i traditori dei parenti. Avrebbe meritato la contemporanea presenza in ambedue i cerchi danteschi!
Chissà poi se il detto “Rendere il Pan per Focaccia” non abbia un primordiale aggancio a chi ricambiò con eguale o maggiore asprezza un’offesa o un torto subito proprio da Vanni de’ Cancellieri!

Vanni Fucci (Secolo XIII)

 Il IX cerchio dantesco

Vanni Fucci, detto “Bestia”, è un “Tipaccio” con cui Pistoia ha avuto a che fare verso la fine del 1200. Viene indicato come uomo di temperamento violento e predisposto alla rissa e si distinse per le depredazioni e saccheggi che perpetrava a danno delle famiglie avversarie. Si rese protagonista di futili atrocità e scellerati comportamenti. Dopo aver depredato la cappella di San Jacopo durante le feste di carnevale del 1293 si rifugiò presso la Rocca di Montecatini Alto terrorizzando la campagna circostante. Fu condannato in contumacia dal Comune di Pistoia come omicida ma di lui si persero le tracce.
La sua fama è legata soprattutto all’essere stato citato da Dante Alighieri che probabilmente ebbe modo di conoscerlo.
Il pistoiese Vanni Fucci è forse il personaggio più negativo di tutto l’Inferno dantesco. E’ collocato nella bolgia dei ladri e si presenta così: “Io piovvi di Toscana, poco tempo è, in questa gola fiera. Vita bestial mi piacque e non umana, sì come a mul ch’ì fui; Vanni Fucci bestia, e Pistoia mi fu degna tana”.
Poi continua:”In giù son messo tanto perch’io fui ladro a la sagrestia d’ì belli arredi”.

 Il gesto delle fiche
Nel canto successivo Vanni Fucci rincara la dose e con le mani rivolte verso al cielo, facendo il gesto delle fiche, dice:” Togli, Dio, ch’a te le squadro! (Tié, Dio, queste sono per te!)
Direi che Vanni Fucci è stato talmente un “Tipaccio” da esserlo, e forse ancor di più, anche da morto!

Filippo Tedici (Secolo XIV)

 La scultura che raffigura testa di Filippo Tedici

Passeggiando per le strade di Pistoia si notano sulle facciate di alcune chiese e palazzi delle sculture che raffigurano teste umane. Una delle più interessanti (Pieve di Sant’Andrea) riproduce il più nefasto traditore di Pistoia, Filippo Tedici.
La storia ci racconta che Ormanno Tedici, capitano del popolo e penultimo signore di Pistoia (1322 – 1324) era amatissimo e intensamente voluto dal popolo. Ormanno aveva un nipote che si chiamava Filippo che era così vile, ignobile e disprezzabile da non avere pari.
Filippo Tedici divenne il più nefasto doppiogiochista con cui Pistoia abbia mai avuto a che fare! Ma cosa fece esattamente? Qual era il suo fine?
Filippo Tedici, accecato dalla fame di potere, spodestò lo zio e vendette la città di Pistoia ai lucchesi in cambio di denaro e del vicariato della città cioè la nomina a Capitano del Popolo.
Alcuni anni dopo Filippo Tedici fu esiliato da Pistoia e costretto a rifugiarsi nella montagna pistoiese nei pressi di Popiglio dove fu catturato ed ucciso.
La leggenda ci dice che nei pressi del ponte di Campanelle Filippo Tedici venne riconosciuto ed assalito dagli abitanti del luogo fedeli a Pistoia e barbaramente decapitato.
Ucciso quindi proprio sul ponte costruito da Castruccio a cui il Filippo Tedici aveva venduto le chiavi della città di Pistoia.

Francesco Arcangeli (XVIII)

 Francesco Arcangeli (disegno di Francesca Marchetti)
Francesco Arcangeli nacque a Campiglio di Cireglio (frazione del Comune di Pistoia) il 18 maggio del 1737. Di umili origini svolgeva la professione di cuoco cercando fortuna dove capitava. Negli anni ’60 del XVIII secolo lo troviamo a Vienna dove esercita la sua professione imparando la cucina tipica di questa regione.
Francesco Arcangeli non è di bell’aspetto, ha fronte bassa, faccia olivastra e vaiolata, occhi scuri, ciglia nere e naso curvo. Di statura ordinaria e scarno di vita, porta la barba e i capelli raccolti in coda, ha lo sguardo torvo, minaccioso e da ignorante inteso come aspro e brusco.
Autore di un furto presso una residenza austriaca riuscì a fuggire ma poco tempo dopo fu riconosciuto, arrestato, processato e condannato a 4 anni di lavori pubblici.
Bandito successivamente da Vienna non aveva altra scelta che prendere direzione sud ed uscire dagli “Stati tedeschi”.
Si trova così in una situazione di indigenza e con precedenti penali. Trovare lavoro non è facile. Pensa che una città di mare possa offrirgli opportunità d’impiego. Sceglie così Trieste.
E’ qui che in circostanze mai chiarite in modo completo che uccide J. J. Winckelmann famoso storico dell’arte e archeologo tedesco. Considerato uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo, Winckelmann fu ferito mortalmente dal cuoco di Campiglio di Cireglio con diverse coltellate.
Questo “Tipaccio” della montagna pistoiese, catturato e processato, venne condannato a morte.

IL BENE VINCE SUL MALE

Anche da queste storie sembra che alla fine prevalga sempre il Bene sul Male. Vanni Fucci, Filippo Tedici, Francesco Arcangeli hanno pagato duramente e con la vita le loro esistenze da criminali. La morte di Vanni de’ Cancellieri avvenne intorno al 1295 e quasi certamente non per cause naturali.
Personaggi del passato ma con caratteristiche criminali che troviamo anche nella nostra società contemporanea, quindi oggi come allora “ALLA LARGA DA QUEI TIPACCI”!

Nota: il disegno che raffigura Francesco Arcangeli è opera di Francesca Marchetti sulla base dei tratti somatici descritti.


La Redazione

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