PRACCHIA (PISTOIA) – Da Pracchia passa, assieme al fiume Reno, l’antico treno che da più o meno due secoli – dagli anni Sessanta del Milleottocento – attraversa monti, gallerie e ponti, fino a giungere a una storica stazione ferroviaria. Questa stazione è la più grande della linea, dopo quella di Porretta Terme, e ospita il più alto numero di passeggeri della Porrettana del tratto Toscano.
I libri in stazione
In questa stazione c’è una piccola sala d’aspetto in marmo, che non avrà molto ma ha quel che serve: una panchina per sedersi, un rivenditore di biglietti automatici con la sua obliteratrice per viaggiare e, da un anno a questa parte, una libreria, per leggere.
Si tratta di una piccola libreria libera, un semplice mobile a scaffali in legno di recupero, che si è andata spontaneamente suddividendo in sezioni: gialli, libri per bambini e ragazzi, narrativa, saggistica e manualistica, libri in lingua, illustrazioni, fumetti, e così via. Insomma, come direbbe qualcuno, di quel che c’è non manca nulla.
I libri circolano
Così come molti altri luoghi in cui queste librerie libere sono sorte, le regole del gioco sono facili: che i libri circolino! Tutti possono prendere e lasciare, meglio ancora se poi, dopo aver portato un libro a casa, si torna a restituirlo o se ne mette un altro al suo posto. Naturalmente, si può anche solo fermare a sfogliare e leggere in stazione, tra un treno e l’altro, aspettando un bus o un amico in ritardo.
Primo bilancio dopo un anno
Oggi, a un anno (e che anno!) dal primo libro posato sulle mensole della “Piccola Libreria Viaggiatrice” di Pracchia, possiamo tirare qualche somma. Dopo un primo periodo estivo di fioritura, la PLV in autunno ha subito un fisiologico calo – così come di rito per l’Appennino Pistoiese del resto – non facendosi mancare nemmeno qualche malanno di vetri rotti e pagine strappate. In inverno poi, a sala d’aspetto gelida, i libri erano sempre più spauriti e da marzo, si sa, tempi di pandemia davvero duri per tutti.
L’aumento dopo la quarantena
Ma a fine quarantena, quando la stazione e con lei la sala d’aspetto sono state riaperte, la libreria viaggiatrice è rinata. I libri sono aumentati di molto in un sol giorno: qualcuno (o più d’uno) ha sistemato al suo interno i volumi che qualcun altro (o più di qualcun altro ) aveva lasciato fuori dalla porta. Così, spontaneamente, i libri che avevano trascorso la loro personale quarantena dentro scatoloni sotto la tettoia esterna della stazione si sono uniti agli altri, e tutti si sono preparati all’arrivo del primo treno di maggio.
La piccola libreria adesso attrae
Ciò a dimostrazione di come le persone che abitano questi luoghi si siano abituate, sorprendentemente o meno, alla presenza della PLV in stazione, facendo sì che il ricambio di libri sia davvero tanto. Si va in stazione anche solo per vedere cosa c’è di nuovo. Passi un giorno trovi un titolo, torni il giorno dopo e non c’è più. Al suo posto ce n’è uno però che prima non c’era. Ah, le vite segrete dei libri pracchiesi!
Una nascita senza particolari pretese
La PLV è nata per caso e senza pretese, come le cose pensate ai tavolini dei bar nei pomeriggi oziosi di luglio. Oggi invece qualcuna, di pretese, ne avrebbe. Non a caso ha scelto la stazione di Pracchia come luogo in cui sorgere, come spazio per rappresentare un granello di resistenza in un deserto di nulla che avanza , uno sprazzo di voglio di credere nel libero e gratuito scambio dal basso. Un segnale per dire: “ Noi ci siamo, ci crediamo, ecco cosa facciamo, vieni a farlo con noi”, in un territorio sempre più deprivato dal punto di vista socioculturale.
Qualcosa si sta muovendo
La PLV vorrebbe funzionare così da avamposto, mostrando nel suo piccolo – ma fin dal primissimo arrivo in stazione – che a Pracchia e in quella parte di Appennino Pistoiese qualcosa sta succedendo. Questo qualcosa si chiama riappropriazione: di uno spazio che non è di nessuno e dovrebbe invece essere di tutti, di luoghi troppo a lungo abbandonati, di un paese che resiste da anni e che ultimamente sta avendo qualche soddisfazione.
Non arrendersi alla desertificazione culturale
La PLV sussurra, ma solo a chi vuole prestare l’orecchio, s’intende, che non si può più correre il rischio di desertificazione culturale, assistendo inermi allo spettacolo di un’ennesima provincia che sempre meno ha da offrire al bimbo e al pensionato, alla mamma e al babbo, al ventenne, al turista o al viaggiatore.
Francesco Guccini, in una bella intervista su Giap, ci dice che secondo lui «I montanari sono come i marinai: girano il mondo, ma poi, quando viene il momento, tornano a casa». Beh, chissà invece che giri in treno faranno i libri della Piccola Libreria Viaggiatrice. Speriamo intanto che siano molti, quest’anno, i treni di passaggio a Pracchia.