Gavinana, alla Turati test Covid 19 a tutti i dipendenti della riabilitazione

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Quaranta persone sottoposte al tampone nel reparto dove si sono verificati tre casi di pazienti positive al Coronavirus. Solo un operatore sanitario positivo e subito collocato in "quarantena". La Fondazione: "Fin dall'inizio adottate misure molto più stringenti di quanto previsto da decreti ministeriali e ordinanze regionali". Intanto i pazienti del reparto riabilitazione ricoverati in camere singole. "Nessun contatto con gli altri ospiti del centro socio sanitario"

A tempo di record oltre 41 nuovi posti letto per i pazienti Covid19

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Sono casi che richiedono cure a bassa intensità assistenziale. 22 verranno attivati all'ospedale Pacini di San Marcello nel reparto di medicina, 19 all'ex ospedale del Ceppo, dove c'erano gli ambulatori della libera professione. Il San Jacopo potrà così dimettere un numero maggiore di pazienti già stabilizzati che proseguiranno le cure nelle altre strutture prima di far ritorno a casa. Il S.S. Cosma e Damiano di Pescia continuerà invece a ricoverare regolarmente tutte le altre patologie


"No alle quarantene finali dei malati da Coronavirus all'ospedale Pacini"

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Presa di posizione unanime di maggioranza e opposizione nel Comune di San Marcello Piteglio. Chiesto un rinvio della decisione. "Esistono altri locali più idonei di proprietà della Regione o dell'Usl come il Villone o il plesso di Via Rom oppure strutture private". L'impegno a presentare un progetto alternativo entro una settimana. A breve una convocazione del Centro Operativo Comunale della Protezione Civile

CORONAVIRUS, il disegno di un bambino per dire grazie a carabinieri, medici e infermieri

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Il piccolo Andrei della Primaria "Michele Bardi" di Pavana, nel Comune di Sambuca, ha espresso il suo ringraziamento a chi combatte contro la diffusione del Covid -19. Sul foglio bianco i militari della Stazione Carabinieri di Sambuca, ognuno con il proprio nome, il medico di famiglia e l’infermiera che lo assiste. Tutto nasce dall'iniziativa del titolare di un esercizio commerciale del posto

Il ricordo della peste in montagna ai tempi del Coronavirus

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Anche la piccola Campeda, nel Comune di Sambuca, ha la sua leggenda. La malasorte prese di mira La Ca’ e la famiglia numerosa dei Vivarelli che vi abitava: morirono il padre e tutti i figli. Si salvò solo l'ultimogenito, ancora lattante, e la madre. Passata la pestilenza si disse che quello era il figlio dei Diavolo. Da allora i discendenti sono detti i "Diavoli", con un'accezione positiva: quella di gente che si è fatta valere e ha superato una grande sventura

CORONAVIRUS, tre pazienti positive nel centro Turati di Gavinana

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Il Covid 19 contratto da tre donne ospiti del reparto riabilitazione, prima isolate e poi trasferite in ospedale. Disposta la quarantena per il personale certamente entrato in contatto. Adottate precauzioni stringenti per tutti. L'ampiezza del centro ha permesso di isolare gli ospiti che potrebbero avere avuto contatti con le persone risultate positive

La peste del 1665: così un piccolo villaggio inglese si sacrificò per salvare i suoi vicini

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Ad EyaM tutto iniziò con una “stoffa infettata”. Il primo istinto di alcuni, fuggire, fu impedito dalle barriere e dai posti di guardia. Così il paese attuò una quarantena volontaria, chiuso da un cordone sanitario invalicabile a parte i “dropping points”, dove beni e monete venivano scambiati. Il ruolo fondamentale di due parroci nel convincere la popolazione. Alla fine il sacrificio costò la morte di un terzo degli abitanti, più del doppio del tasso di mortalità di Londra. Eyam oggi: mille anime e un museo sulla pestilenza del '600

Addio all'ultimo, solitario abitante di Campeda Nuova

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Divino Biffoni è deceduto pochi giorni fa a 83 anni. Di antica famiglia giunta in Appennino già nel 1700, aveva girato l'Italia e si era poi stabilito sulla nostra montagna a metà degli anni '90. Qui ha vissuto per un lungo periodo in completa solitudine, a parte i mesi più rigidi e a parte le visite di amici e parenti. Sapeva far di tutto con la pietra, il ferro e il legno. Non a caso aveva ereditato dal nonno materno il soprannome di “Maestraccio” come lo chiamavano i pochi suoi coetanei rimasti