Uno sguardo oltre  |  agosto 25, 2019

“No more homeless”: le politiche sociali scozzesi per arginare il problema dei senzatetto

Il caso visto da "Shelter Scotland", ente caritatevole che aiuta oltre mezzo milione di persone ogni anno con il problema dell'abitazione. La recente nascita di Social Bite, un bar diventato una catena di negozi con circa 100 dipendenti, un quarto dei quali proviene da situazione di emergenza abitativa. L'ultima conquista è il Social Bite Village, in un quartiere di Edimburgo: una comunità che offre alloggio e supporto ai senzatetto. E il 7 dicembre 2019 the world's big sleep out, la più grande manifestazione di solidarietà ai senzatetto scozzesi che quest'anno coinvolge 30 città in tutto il mondo

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L'internodi un'abitazione nel Social Bite Village

La mia Scozia

La prima volta che sono stato in Scozia avevo 21 anni. Viaggiavo in treno, dormivo in ostello, camminavo molto con il mio zaino pesante sulle spalle. Mangiavo nei Fast Food, in Italia non li avevamo ancora nel 1983, ed il top era bere uno strawberry milk shake passeggiando sui marciapiedi di Princess Street, a Edimburgo. La finalità del viaggio era conoscere gente nuova, ragazzi e ragazze della tua età con i quali scambiarsi esperienze ed intavolare discussioni banali di fronte ad una bella pinta di birra. Ogni giorno che passava diminuivano i soldi ma io mi sentivo sempre più ricco.

Ci sono ritornato da adulto e imborghesito; viaggio in aereo, auto a noleggio e casa in affitto. Gli interessi sono stati quelli classici come visitare un castello, un museo, una distilleria di whisky. E poi ci sono ancora tornato e ritornato e ancora di nuovo. La Scozia mi aveva stregato, sedotto e rapito. E’ così che gli interessi si sono spostati su storia locale, politiche indipendentiste, tematiche di sociologia industriale e sociologia urbana (riconversione industriale, interazione umana nelle aree metropolitane, rapporto uomo e città). Da qui il passo ad interessarsi di politiche sociali governative è breve.

Sono stato recentemente invitato da un amico di Aberdeeen (quelli che una volta erano i pen friends oggi comunicano via whatsapp o skype) al “The World’s Big Sleep Out” il 7 dicembre 2019, la più grande manifestazione di solidarietà ai senzatetto scozzesi. E così, spinto dalla mia curiosità e dal mio interesse alle politiche sociali mi sono tuffato nell’argomento per capire di più e per esporlo ai lettori de “La Voce della Montagna”.

Essere OGGI HOMELESS (SENZATETTo)

Innanzitutto è bene precisare che chi riveste lo “status” di Homeless-Senzatetto non deve averne vergogna. La vergogna è solo nelle inadeguate politiche abitative poste in essere dalle Amministrazioni Pubbliche.

Homeless-Senzatetto non si nasce, lo si diventa per i molteplici eventi negativi che la vita ci può riservare. A parte coloro che hanno scelto un’esistenza basata sulla libertà e che non accettano alcun tetto sulla testa, vivendo comunque una pessima condizione di vivibilità, le principali cause di “Homelessness- Senza dimora” sono:

Mancanza di alloggi a prezzi accessibili

Disoccupazione

Povertà

Stipendi bassi

Si può diventare Homeless-Senzatetto anche quando un individuo esce dal carcere e non ha una casa dove andare

Per le donne in particolare la violenza domestica è la principale causa di “Homelessness-Senza dimora”.

Rimanere senza casa significa anche, o forse soprattutto, essere privati anche del proprio spazio antropologico fatto di relazioni interpersonali e riservatezza.

Queste ferite sociali ci interrogano sulla bontà dei nostri modelli di sviluppo e nessuna politica di destra o di sinistra sarà in grado di porre in essere iniziative di edilizia popolare e di sostegno agli “Homeless-Senzatetto” se non supportata da una classe dirigente capace e congrue risorse. Il ruolo poi degli enti di beneficenza è insostituibile.

Sentirsi più Liberali o più Democratici non cambia il concetto di una virgola: c’è bisogno di efficienza, competenza e solidarietà.

IL CASO SCOZZESE VISTO DA “SHELTER SCOTLAND”

Shelter Scotland, ente caritatevole e di beneficenza che da anni lotta per porre fine agli Homeless-Senzatetto ed alle cattive condizioni abitative in Scozia, ha recentemente pubblicato una ricerca “Getting behind the Homelessness statistics”.

Questa ricerca sottolinea, nella parte introduttiva, come il Governo Scozzese nel 2016, si impegnò nella costruzione di oltre 50.000 case a prezzi accessibili fino al 2021 e nella creazione dell’Harsag (Homelessness And Rough Sleeping Action Group). Quest’ultima iniziativa, per la quale furono stanziati oltre 50 milioni di sterline, aveva lo scopo di sradicare il “Rough Sleeping” (dormire in pessime condizioni all’aperto) e reindirizzare i senzatetto in alloggi temporanei per poi arrivare ad una soluzione di decoro abitativo per tutti ponendo fine al fenomeno delll'”Homelessness”.

“Purtroppo – scrive Shelter Scotland – il nostro lavoro è ancora estremamente necessario. Nell’ ultimo anno oltre 21.000 persone sono venute qua da noi a chiedere aiuto e questi dati sono in aumento. Il crescente costo della vita, le ristrette politiche del Welfare State e livelli di povertà crescenti stanno mettendo pressione su famiglie già vulnerabili”.

I dati della ricerca

Questa ricerca elenca molti dati interessanti, accompagnati da grafici e statistiche, tali da renderla completamente esaustiva. Vediamone alcuni:

C’è un incremento, anche se non significativo rispetto agli anni precedenti, di famiglie che fanno richiesta di case/alloggio.

Il maggior incremento riguarda genitori separati e persone sole.

14.075 bambini vivono in famiglie considerate “Homeless-Senzatetto”

Sono più le donne giovani fino a 25 anni che fanno richiesta per avere casa che gli uomini ma il dato si ribalta oltre i 35 anni.

Certe categorie sono sovrarappresentate nelle statistiche dei Senzatetto: giovani, chi esce dal carcere, da istituti e ospedali ed ex membri delle forze armate.

Anche la sistemazione in alloggi temporanei è cresciuta.

Esiste inoltre un legame molto stretto tra cattiva condizione abitativa, o Homelessness-Senza dimora, e salute precaria. Le persone che hanno avuto esperienza di Senzatetto sono anche quelle che hanno maggior bisogno di cure e servizi medici. Il dato si amplia molto per chi nel passato ha avuto problemi di dipendenza da droghe o alcool.

I maggiori problemi di emergenza abitative si hanno nell’ Ayrshire e nella città di Aberdeen.

Il calo più significativo di richiesta casa/alloggio lo troviamo nelle Highland e nella città di Edimburgo.

La città di Dundee ha il più alto tasso di “Homeless-Senzatetto”.

Genere: in linea generale sono maggiormente i maschi (55%) che fanno domanda per avere casa.

Un altro dato interessante ci dice che in tutta la Scozia 12 individui su 1000 di età compresa fra i 16 ed i 24 anni sono senza casa

Le principali ragioni di chi perde casa e successivamente fa domanda per averne una sono: lo sfratto (asked to leave), dovuto in gran parte al mancato pagamento dell’affitto, e le controversie violente all’interno della famiglia.

Cos’è Shelter Scotland

Shelter Scotland aiuta oltre mezzo milione di persone ogni anno per combattere il fenomeno dell’emergenza abitativa, l’auspicio è che in un prossimo futuro nessuno abbia più bisogno di loro.

Il percorso rimane impervio e difficile e sembra purtroppo non avere fine. Alle lodevoli iniziative degli enti di beneficenza ed alle politiche di edilizia popolare messe in atto dal governo scozzese negli ultimi anni si è inserito un nuovo soggetto, privato e poi certificato anche come ente di beneficenza, nell’affrontare e cercare di risolvere il problema dei senzatetto/homeless: il Social Bite.

La novità del “SOCIAL BITE”

  

Il tutto ha inizio nel 2012 quando Alice Thompson e Joshua Littlejhon (all’epoca rispettivamente di 19 e 23 anni) aprirono un Bar/Caffè in Rose Street a Edinburgo. Come ha dichiarato Alice Thompson in una intervista del 2018, “all’inizio l’idea era di gestire un’attività come qualsiasi altro negozio di alimentari con la differenza che parte dei profitti sarebbero stati dati in beneficenza”. In cinque anni Social Bite è diventato una catena di negozi ed è stato pure aperto un ristorante (Home). Oggi si contano circa 100 dipendenti ed un quarto di loro proviene da situazione di emergenza abitativa.

Impiegare persone senza fissa dimora è parte del loro modello di sviluppo. Social Bite è stata anche registrata come organizzazione ed ente di beneficenza ed ha iniziato ad aprire le porte alla fine di ogni giorno e lasciare che la gente prendesse il cibo invenduto. Sempre da un’intervista di Alice Thompson: “Non ci sembrava giusto chiudere il negozio per Natale quando fa veramente freddo e le persone si sentono maggiormente escluse dalla società. Di conseguenza decidemmo di lanciare una campagna di raccolta fondi in cui le persone possono acquistare il pranzo di Natale per chi è in difficoltà. Il primo anno furono raccolti 36.000 buoni pasto, oggi siamo arrivati a 75.000 fra pranzi e regali natalizi per i senzatetto”.

Dal 2017 “Social Bite” organizza a dicembre un evento chiamato “Sleep in the Park” dove migliaia di persone si riuniscono in solidarietà degli homeless. Da questi eventi vengono raccolti milioni di sterline ed il denaro verrà utilizzato per il programma “Housing First” perché questo modello (eventi e raccolta fondi) sembra essere il più efficace per dire stop ai senzatetto.

IL SOCIAL BITE VILLAGE

Ma non è finita qui! Nel giugno del 2018 è stato inaugurato il “Social Bite Village” (nella foto sopra). Nel quartiere Granton, a nord di Edimburgo, ha aperto una comunità innovativa che offre alloggio e supporto ai senzatetto. Costruito su un terreno donato dal Comune di Edimburgo il “Social Bite Village” è stato ideato da Johsua Littlejohn, cofondatore di Social Bite. Il villaggio è stato progettato in due anni e costruito in 10 mesi ma concepito da una riflessione di J. Littlejohn che la riporta su una intervista da lui rilasciata al “The Guardian”: “Sto dando lavoro agli homeless, ma forse hanno più bisogno di un altro supporto, di un posto fisso in cui vivere”.

I fondi per la costruzione del “Social Bite Village” provengono da eventi come quelli sopra descritti e da finanziamenti generosi da parte di donatori individuali e la chiave del successo sta tutta nel detto “Scotland is compassion”, nella generosità degli scozzesi.

Il “Social Bite Village” per il momento ospita 20 persone che hanno recentemente vissuto in centri di accoglienza per senzatetto ed in altre sistemazioni temporanee inadeguate. Il villaggio offre supporto e rappresenta una comunità sicura e positiva. I residenti si impegnano in lavori comunitari ed uno staff garantirà ai residenti lezioni di cucina, opportunità di volontariato e di lavoro.

J. Littlejhon, sempre sul “The Guardian”, ha specificato che “lo scopo del villaggio è rompere il ciclo dell’essere homeless e dare ai residenti percorsi di inserimento lavorativo ed alloggio permanente. Il periodo di permanenza previsto è di 12-18 mesi durante i quali aiuteremo i residenti a trovare una sistemazione permanente e percorsi di inserimento professionale”.

7 DICEMBRE 2019 THE WORLD’S BIG SLEEP OUT

Sulla scia degli eventi “Sleep in the Park” a Edimburgo organizzati da “Social Bite”, quest’anno vedremo più di 30 città che faranno parte dell’evento “The World’s Big Sleep Out”, da Londra, Barcellona, Cardiff, New York e ovviamente a Edimburgo dove tutto ha avuto inizio. Al momento non ci sono città italiane e questo sinceramente non mi sorprende. “Social Bite” chiede a tutti di partecipare e giocare un ruolo attivo nel combattere e sconfiggere l'”Homelessness”.

“Social Bite” ci ricorda che solo lavorando insieme si possono ottenere grandi risultati. L’ultimo dato positivo del 23 luglio 2019 è che altri 6 menbri della comunità sono uscite dal “Social Bite Village” per una sistemazione permanente, una casa loro!

CONCLUSIONI

La società perfetta non è mai esistita e mai esisterà. Se ne parla da secoli e secoli, dalla “Società Ideale” di Platone alla “Città del Sole” di Tommaso Campanella del 1602.

La disuguaglianza sociale, la violenza, la perdita del lavoro e della casa sono profonde ferite sociali che lacerano i nostri tempi, così come nel passato, anche se con forme e conseguenze diverse.

Paradossalmente è perfetta la Società imperfetta, perché trova continuamente stimoli e spinte per crescere e migliorarsi. La Società ideale probabilmente imploderebbe su se stessa in mancanza di slanci riformisti e di cambiamento.

Ma è nelle Società Imperfette che gli ultimi rimangono tali e se perdono anche la dignità allora tutto è finito.

Credo che solo attraverso una completa sinergia tra politiche sociali governative, enti di beneficenza ed iniziative private si può cercare di arginare e magari risolvere una grave situazione di disagio sociale come quella dei senzatetto.

Il mio “sguardo oltre” non dimentica tutto quello di buono che c’è anche nel nostro Paese (Comunità di recupero, Case Famiglia, etc) e di meno buono. Ma questo è un altro argomento.

Concludo con l’invito che è stato fatto a me: tutti a Edimburgo il 7 dicembre prossimo per partecipare al “The World’s Big Sleep Out”.


La Redazione

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