Sport & tempo Libero  |  febbraio 9, 2019

L’assenza del Rugby nella montagna pistoiese. Un vuoto da colmare

Nessuna società sportiva affiliata a questo sport. Un po' di consigli su come fondarne una. E anche la proposta di un nome, i "Lupi dell'Appennino", e di un colore sociale, il verde scuro. La nascita di questo sport in Inghilterra nella seconda metà dell'800 e la leggenda di William Webb Ellis. In Italia si inizia a praticare negli anni 20. I suoi valori educativi. La diffusione in "realtà difficili" del nostro Paese come veicolo di recupero sociale e prevenzione di percorsi delittuosi

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Brevi cenni storici del Rugby

Per chi non conosce questo sport lo introduco con dei brevi cenni storici e con delle brevi considerazioni. All’inizio del XIX secolo in Inghilterra si giocava al “dribbling-game” che vedeva affrontarsi due squadre e prevedeva l’utilizzo sia dei piedi che delle mani. C’erano delle regole scritte ma la confusione regnava sovrana. La mancanza di regole uniformi fra i diversi modi di giocare porta alla scissione definitiva: nel 1863 nasce il Football e nel 1871 il Rugby. In Italia il Rugby arriva intorno agli anni ’20 del XX secolo. Partiamo già con un divario di 50 anni di ritardo!

La leggenda di William Webb Ellis

La storia, la tradizione o la leggenda ci dice che durante una partita di Football il giovane W.W. Ellis abbia preso la palla con le mani e l’abbia depositata nella porta avversaria tra la sorpresa e la meraviglia del pubblico. Correva l’anno 1823, la città era Rugby, nella contea del Worwickshire e la partita era fra gli studenti della locale “Public School”.

Personalissima interpretazione di come sono andate le cose

Secondo la mia fantasiosa ricostruzione W.W. Ellis non era tecnicamente bravo a giocare a Football, spesso tirava di punta colpendo prevalentemente gli stinchi degli avversari e dei compagni. Praticamente come si dice in Toscana era uno “scarpone”. Indispettito perché non toccava “boccia” (nessuno gli passava la palla) e infastidito per il venir meno della sue doti di leadership decide di catturare a sé l’attenzione. Prende la palla (ovviamente bistonda come quelle con le quali abbiamo giocato anche noi da ragazzini) e correndo velocemente la schiaccia oltre la linea della porta a seguito di una rovinosa ma spettacolare scivolata su un campo reso viscido dalla pioggia.. Questo pseudo gesto tecnico attirò l’attenzione del pubblico e dal quel momento William Webb Ellis è accreditato come l’inventore del gioco del rugby.

I valori educativi del Rugby

Il Rugby è uno sport di squadra che, favorendo il valore del gruppo, dà spazio a tutti: al giocatore robusto, a quello veloce, a quello molto alto, a quello meno prestante ma più astuto. Molti ragazzi “difficili” riescono attraverso la pratica di questo sport a diventare leader riconosciuti del gruppo evitando così l’impatto con sgradevoli problemi e/o realtà sociali di varia natura. E’ uno sport impavido dove le doti di lealtà, coraggio, audacia sono contestualmente incentivate e gratificate.

Attraverso il rispetto delle regole, il rispetto dei compagni e degli avversari, attraverso la collaborazione e la fiducia in se stessi (che spesso si acquisisce attraverso il superamento della paura del contatto) il Rugby prepara ad una vita di vera responsabilità.

Il rispetto dell’avversario palesemente più debole consiste anche nell’infliggergli più punti possibile. Una partita che finisce con uno scarto molto pesante dimostra quanto è debole la squadra sconfitta ma anche quanto questa è stata rispettata dalla squadra più forte.

Il Rugby nelle realtà difficili

Per tutte queste caratteristiche il Ministero della Pubblica Istruzione promuove in collaborazione della Federugby (Federazione Italiana Rugby) la pratica di questo sport nelle scuole italiane.

Negli ultimi anni il Rugby si sta diffondendo anche nelle “realtà difficili” del nostro Paese sia come veicolo di recupero sociale sia come prevenzione di percorsi delittuosi. A Barra, quartiere di Napoli, con il Rugby si è creato un luogo per giocare dove prima c’era una discarica. A Scampia, sempre Napoli, non si parla più solo di calcio ma si parla anche di speranza, di giovani, di collaborazione e lealtà. Ad Afragola sta crescendo una nuova forza non più basata sull’egoismo criminoso ma sullo spirito di sacrificio e rispetto nella legalità. Un fenomeno per ora ristretto ma di enorme potenzialità.

A Dozza di Bologna è stata creata una squadra composta da ragazzi e uomini di nazionalità diverse: caratteristica? E’ la squadra del carcere!

Come fondare una squadra di Rugby in montagna

Nella nostra amatissima Montagna Pistoiese il Rugby non è presente. Lasciando Abetone e Cutigliano alle loro peculiarità di stazioni sciistiche domandiamoci perché in realtà come San Marcello, Marliana, Cireglio o altri luoghi questo sport non è nato.

Non penso che sia una questione di clima. Il rigido inverno della montagna pistoiese non è diverso da quello di Glasgow, Belfast, Northampton delle isole britanniche ma nemmeno diverso dalla terra del fuoco in Argentina dove è attiva la squadra Ushuaia Rugby Club o a San Carlos de Bariloche (893 metri di altitudine) dove gioca la Bariloche Rugby Club. Non penso nemmeno che sia legato ad un fenomeno di popolazione giovane in numero esiguo. E comunque se fosse così c’è sempre spazio per il Rugby a sette (Rugby seven). Non è necessario avere il campo sotto casa, basta spostarsi un po’ con mezzi propri o pubblici (forse questo è un problema) da diverse frazioni per giungere poi tutti insieme nel luogo stabilito.

Ma forse il problema principale è proprio il campo. Per questo aspetto bisogna parlarne con l’Assessorato allo Sport del proprio Comune altrimenti il rischio è quello di autotassarsi per affittarne uno.

Importante è avere un gruppo di persone con la stessa passione e gli stessi obiettivi, e con compiti diversi. Per quanto riguarda la parte burocratica (atto costitutivo, statuto, etc) rivolgersi al Federazione Italiana Rugby. Ovvio che ci vuole anche un allenatore con il tesserino. Trovare poi qualche sponsor locale aiuta a comprare la divisa ed i palloni.

Passione e risorse, tempo e obiettivi, freddo e pioggia un mix che porta ad un’ora e mezza di battaglia sul campo e a un’ora di “terzo tempo” (tradizionale incontro del dopo gara tra le due squadre) per unire un’amicizia per tutta la vita!

L’importanza del nome e dei colori sociali

Molte squadre di rugby hanno un nome che fa riferimento ad un animale. In Inghilterra abbiamo i Leicester Tigers (Tigri) i London Wasps (Vespe), in Galles ci sono i Newport Dragons (Draghi), la nazionale del Sud Africa è conosciuta come gli Springbocks (Antilopi), i giocatori australiani sono i Wallabies (Canguri), gli argentini sono i “Pumas”. In Italia abbiamo le Zebre a Parma e a Pistoia  “Gli Orsi”. Per la squadra della Montagna Pistoiese propongo i “Lupi dell’Appennino”.

Negli ultimi anni lo sport in generale e quindi anche il Rugby sceglie colori sempre più sgargianti per magliette, scarpe, palloni ovali, accessori. Si tratta di tecniche consolidate di marketing per avere maggiore visibilità.

La scelta dei “colori sociali” di una squadra di Rugby è importante perché ogni colore richiama sentimenti diversi. Il blu scuro della nazionale scozzese fa risaltare i concetti di forza e affidabilità,il nero degli All Blacks neozelandesi richiama al potere e all’eleganza.

Per la prossima squadra dei “Lupi dell’Appennino” propongo un completo verde scuro che richiama alla natura e alla salute.

Un invito a chi può fare qualcosa

Detto tutto ciò l’invito è rivolto alle Amministrazioni pubbliche, alle Fondazioni, ai privati e agli appassionati perché venga attivato un percorso concreto e condiviso che porti nella nostra montagna pistoiese ad avere una squadra di rugby maschile ed una femminile.

Conclusioni

Concludo con alcune frasi celebri del Rugby che la dicono lunga su questa attività sportiva:

“Vincere con modestia e perdere con leggerezza: questo è il marchio di un grande sportivo.” Gareth Edwards (Naz. Galles autore della più grande meta di tutti i tempi – 1973)

“A rugby si gioca con le mani e con i piedi ma in particolare con la testa e con il cuore”. Diego Dominguez (Naz. Italia – il numero 10 perfetto)

“Un vero rugbysta disprezza la violenza”. Paolo Vaccari (Naz. Italia – il rugbista architetto)

“Il rugby non finisce all’ottantesimo minuto e nemmeno quando appendi le scarpette al chiodo. Il rugby è per tutta la vita”. Pablo Devoto (Naz. Argentina)

“Gli inglesi giocano a rugby perchè lo hanno creato. Gallesi, irlandesi e scozzesi giocano a rugby per legnare gli inglesi”. F. Volpe (giornalista)

“I gallesi placcano tutto quello che è più alto dell’erba”. (Anonimo).

Gli Orsi di Pistoia, un po’ di immagini

       

Alcune immagine della pagina facebook Rugby Pistoia “Gli Orsi”


La Redazione

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