Una Montagna di Parole  |  marzo 21, 2017

E’ tempo di lavorar la terra: arare, solco, iova…

Cambiano i mezzi restano uguali i modi di dire. L'origine molto antica di arare e le derivazioni aratro, aratura e altre. Il solco deriva dal greco e ci riporta ai tempi in cui si usavano gli animali. La iova è in origine una zolla di terra erbosa. Un'espressione che si ritrova anche nel corso e nei dialetti versiliesi-apuani

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Si avvicina la primavera e i campi hanno bisogno di essere lavorati e preparati per le prossime semine. Gli strumenti di lavoro sono cambiati: ai buoi e ai cavalli si sono sostituiti i più comodi trattori. Ma le parole rimangono le stesse, anche a distanza di secoli.

Il verbo “arare” deriva dal latino arare, col medesimo significato, ma ha una radice, “Aro”, molto antica, che si ritrova nelle principali lingue indoeuropee (celtica, germanica, slava, greca ecc.). Da quel verbo si sono formati altri termini come “aratro”, “aratura” ecc, tutti legati alle attività agricole.

Anche “solco” è di origine latina (da sulcus), ma deriva più propriamente dal verbo greco helkō (io tiro) ed holkós (la briglia), che ci riporta a quando l’operazione di assolcatura avveniva col tiro animale.

“Iova” ha invece una storia più montanina, dato che i nostri anziani conoscono bene questa parola, che significa “zolla di terra erbosa”; l’origine è sempre latina (gleba era “la terra”), ma è arrivata qui da noi attraverso la forma “ghiova”.

La cosa più interessante e particolare è che “iova” si ritrova tale e quale nel còrso, ma soprattutto nei dialetti versiliesi-apuani, ad ulteriore dimostrazione di una forte presenza sulla nostra montagna dell’antica popolazione dei Liguri Apuani, inventori, fra l’altro, del pennato, arma micidiale e attrezzo agricolo che è giunto fino a noi.


Maurizio Ferrari

Maurizio Ferrari, sambucano di origine, ha insegnato Lettere per 38 anni nelle Scuole superiori pistoiesi. Ora è imprenditore agricolo e si sta impegnando nella promozione e nel rilancio del territorio appenninico come Presidente dell'Associazione "Amo la montagna APS" che si è costituita nel 2013 e che ha sede a Castello di Cireglio.Ha collaborato per 25 anni alla rivista "Vita in Campagna", del gruppo "Informatore Agrario". Recentemente ha pubblicato alcune raccolte di racconti ispirati alla vita quotidiana di Sambuca, dal titolo :"Dieci racconti sambucani"; "La mia Sambuga" e "Cuori d'ommeni e di animali", nonché una favola per bambini, "La magìa della valle dimenticata" illustrata dagli alunni della scuola elementare "P.Petrocchi " di CIreglio (Pistoia)