Ambiente, Turismo  |  febbraio 28, 2017

Sul Cammino di San Bartolomeo, nei luoghi dedicati al culto del santo

L'idea nasce da Pietro Bresci di Rivoreta, noto studioso di storia locale. Il percorso, da Fiumalbo a Pistoia, si snoda lungo sentieri o strade bianche, quasi interamente sulla Montagna Pistoiese, e non presenta particolari difficoltà. Un itinerario di suggestioni paesaggistiche e naturali, testimonianze storiche e religiose. Entro il 2017 l'intero tratto sarà integrato con totem, pannelli informativi e tabelle segnaletiche. In attesa di uno sviluppo sul versante emiliano a Modena, Spilamberto e Pavullo

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Il Cammino di San Bartolomeo è un sentiero pedonale che unisce i luoghi dedicati al culto del santo, in grande parte sul territorio della Montagna Pistoiese. Il sentiero inizia infatti in Emilia, a Fiumalbo, attraversa i territori di Abetone, Cutigliano, Piteglio, San Marcello e si conclude a Pistoia. E’ un percorso di circa 100 chilometri ma è prevista l’estensione sul versante modenese ad altre località. Di seguito pubblichiamo un ampio e articolato intervento sulle caratteristiche del percorso, la sua nascita e i suoi sviluppi, i cenni storici, a cura di Pierfranco Lattanzi, corredato da un’ampia galleria di immagini.

LA FOTOGALLERY

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IL CAMMINO DI SAN BARTOLOMEO – Il Cammino di San Bartolomeo nasce da un’idea di Pietro Bresci di Rivoreta, già professore nelle scuole dell’Appennino pistoiese e noto studioso di storia locale. L’idea si colloca nel contesto del rinnovato interesse per i cammini religiosi (si veda l’articolo di Nedo Ferrari sulla Romea strata), ispirati al celebre esempio del Cammino di Santiago di Compostela e, in Italia, della via Francigena.
Come sottolinea Ferrari, questi cammini sono un’occasione “sia per il recupero di strutture religiose spesso inutilizzate, sia come elemento di sviluppo dei territori attraversati, ma soprattutto per la rivalutazione del pellegrinaggio come metodo di ricerca interiore e di fede, strumento e veicolo di pace e di incontro attraverso l’individuazione di specifici polmoni spirituali”. Possiamo aggiungere che l’occasione per la riflessione sugli stessi e la ricerca interiore è comunque valida indipendentemente dalle convinzioni religiose.

Un cammino devozionale

A differenza dei percorsi sopra citati, il Cammino di San Bartolomeo si configura come un percorso devozionale, ossia un percorso che unisce luoghi di culto senza uno specifico riferimento ad accadimenti storici, in particolare ad una documentata percorrenza da parte di pellegrini. Peraltro, Spedaletto è sede di uno storico “ospitale” per i pellegrini che viaggiavano lungo la cosiddetta “via Romea Longobarda”; inoltre, buona parte del tracciato ricalca antiche vie di comunicazione e non si può affatto escludere, quindi, che esse abbiano visto il transito di pellegrini, magari come alternativa alla menzionata via Romea Longobarda.

Le due prime “prove”

Il progetto originale, promosso dal Gruppo di Studi Alta Val di Lima, si articola in 5 tappe che si sviluppano da Fiumalbo a Pistoia attraverso Cutigliano e Spedaletto, con due varianti nel tratto centrale (via San Marcello o via Piteglio) ed è stato presentato ufficialmente a Fiumalbo il 26 luglio 2015, e a Cutigliano il 24 agosto 2015, festa di San Bartolomeo. In quell’occasione è stato percorso per la prima volta da un gruppo di pellegrini il tratto Fiumalbo-Cutigliano, mentre un altro gruppo giungeva a Cutigliano percorrendo in senso inverso il tratto fino a Popiglio. Forse per mettere alla prova la devozione dei partecipanti, la giornata fu una delle peggiori di tutta l’estate, con frequenti scrosci di pioggia; ciononostante, una trentina di coraggiosi portò a compimento il percorso. Il 24 agosto 2016 è stato ripetuto il tratto Fiumalbo-Cutigliano; forse per ricompensa dell’anno precedente, la giornata è stata meravigliosa, per la gioia degli oltre settanta partecipanti. Questo tratto, del resto, si avvia a diventare un “classico”, essendo stato percorso in più occasioni da gruppi anche numerosi.

Il prolungamento in Emilia e oltre

Sono peraltro attivi contatti con Dario Bondi, noto pellegrino emiliano, e la Confraternita di San Bartolomeo a Spilamberto, per integrare il percorso con gli altri luoghi di culto del Santo sul versante modenese (Modena, Spilamberto e Pavullo, oltre a Fiumalbo). Nei giorni dall’11 al 13 novembre 2016, un gruppo del CAI sottosezione di Pavullo organizzato da Bondi ha coperto il percorso Pavullo-Montecreto-Fiumalbo-Cutigliano, stabilendo di fatto il prolungamento del cammino; al gruppo modenese si è unito nell’ultimo tratto una nutrita rappresentanza del CAI di Maresca, particolarmente attivo e sensibile al recupero dei percorsi storici. Secondo la visione di Dario, inoltre, il cammino dovrebbe idealmente estendersi dal Friuli fino a Roma o addirittura a Benevento, dove sarebbero conservate le reliquie del Santo.

Le novità del 2017

Il progetto è stato presentato ai cinque comuni interessati, alla Diocesi di Pistoia, ad altre associazioni della montagna ed ha ottenuto un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia. Allo stato attuale è interamente segnalato, con segnavia giallo e logo del percorso, il tratto Fiumalbo-Cutigliano e, parzialmente, il tratto Cutigliano-Piteglio; per gli altri tratti sono disponibili le tracce GPS. Entro il 2017 il percorso dovrebbe essere integrato con totem, pannelli informativi e tabelle segnaletiche; sarà inoltre predisposta una breve guida del percorso con le informazioni utili essenziali e una credenziale del pellegrino. Tutte le informazioni e gli aggiornamenti sono reperibili sul sito https://camminodisanbartolomeo.com/ (anch’esso in costruzione!).

UN PERCORSO IN CINQUE TAPPE
Il percorso tra Fiumalbo e Pistoia si snoda per lo più lungo sentieri o strade bianche, limitando al minimo i tratti su asfalto. Non presenta particolari difficoltà, e in linea di principio è fruibile anche da famiglie con bambini. L’itinerario attraversa luoghi suggestivi per paesaggio, ricchi di attrattive naturali e di testimonianze storiche oltre che religiose. Nella breve descrizione che segue, si propone la suddivisione in tappe ipotizzata nel progetto originale; vi sono peraltro numerose possibilità di frazionare il percorso in modo differente. Come sopra accennato, tutti i tracciati sono visualizzabili in dettaglio e scaricabili in formato gpx dal sito web del Cammino.
Tappa IFiumalbo-Cutigliano, ca. 23 km (6 ore). Partendo da Fiumalbo, dopo un primo tratto in salita che costeggia praterie e s’inoltra per boschi di faggi, si raggiunge l’Abetone attraverso la strada dell’Uccelliera in circa due ore e mezzo di cammino. Questo è il tratto con maggior dislivello (circa 400 m) di tutto il percorso. Dall’Abetone si imbocca la strada della Forestale per Monte Maiori-Verginetta, lasciandola poi in direzione de La Secchia e Il Bicchiere. Dopo circa un’ora e mezzo giungiamo a Rivoreta. Da qui, attraverso la strada degli Albinelli (due ore di cammino tranquillo e rilassante, km 8), si perviene a Cutigliano.
Tappa IICutigliano-Ponte di Castruccio, 4 ore – Km 14. Da Cutigliano imbocchiamo la strada di San Vito, poi l’antica via per Lizzano e, attraverso il podere di Podilago, raggiungiamo Pratale. Risaliamo verso il Monte Castello, e in prossimità di Castel di Mura scendiamo verso il Ponte della Verdiana (sentiero ripristinato a cura dell’Associazione Valle Lune). Oltrepassiamo Pian della Madonna e, nei pressi di Mammiano Basso, imbocchiamo la strada verso le Ferriere. Al Ponte alla Benedetta si prende nuovamente un sentiero curato dall’Associazione Valle Lune, e procediamo verso l’antico e suggestivo Ponte di Castruccio, in località Le Dogane. Da qui in circa 2 km si arriva nel paese di Piteglio, ove si può ammirare la Pieve della SS. Annunziata, una delle più antiche della Montagna pistoiese.
In alternativa, nel punto più basso del tratto tra Cutigliano e Pratale, si può attraversare la Lima e (con molta attenzione!) la S.S. 12 (località I Boschetti) e risalire sul versante opposto attraverso la strada detta “La Mora” in direzione delle Torri di Popiglio; di qui si scende verso Popiglio e poi verso il Ponte di Castruccio.
Tappa IIIPiteglio – Pontepetri passando da Prunetta– 6 ore- km 20. Ci portiamo verso Migliorini e da qui verso Prunetta, oltrepassando Prataccio, l’Aiale e Cecafumo; dopo un bel tragitto nel bosco di castagni e faggi, giungiamo alle sorgenti del Reno e da qui, in breve, a Prunetta.
Attraverso la strada detta degli Incassi giungiamo a Le Piastre, da dove raggiungiamo Pontepetri per un sentiero in versante destro del Reno.
Tappa III – alternativaPonte di Castruccio – Pontepetri passando da San Marcello – Km 20 (circa 6 ore). Da Migliorini, attraverso Val di Noce, il pellegrino potrà recarsi a San Marcello, e, da qui, lungo la strada della vecchia ferrovia, raggiungere Gavinana, Maresca e infine Pontepetri.
Tappa IVPontepetri – Spedaletto: Km 14 ore 4 – Il sentiero è bello e facile. Partendo da Pontepetri imbocchiamo una bella strada fino ad un crocevia da cui si ammira un bellissimo panorama di Pistoia. Da qui si raggiunge Spedaletto, ove si perviene proprio davanti all’antico Ospitale.
Tappa VSpedaletto – Pistoia, Km 24, ore 6. Da Spedaletto a Pistoia si può seguire il tracciato della Romea Strata lungo la Valdibrana, oppure seguire un tracciato alternativo, molto suggestivo, attraverso la valle del Limentra di Sambuca, sfiorando la bellissima abbazia di Badia a Taona e giungendo a Pistoia superando Villa di Baggio e Candeglia. La lunga via Antonelli conduce infine alla chiesa di San Bartolomeo in Pantano.
IL LOGO
Il logo che caratterizza il progetto del Cammino fin dalla sua prima presentazione è stato ideato dall’architetto Alessandro Bernardini ispirandosi a un elemento decorativo della facciata della chiesa di San Bartolomeo in Pantano a Pistoia. La grafica ricorda peraltro il simbolo della spirale e del labirinto. Nell’antichità il labirinto simboleggiava il caos e la necessità di imporgli un ordine. Occorre coraggio e intelligenza nel percorrere quella via
sinuosa dall’inizio alla fine. Anche se enfatizzato in modi diversi a seconda delle culture, da sempre il labirinto parla della rischiosa complessità del mondo, di vita e morte, di bene e male, di perdizione e redenzione. Per il devoto, percorrere il labirinto significa compiere un viaggio intensamente spirituale. Difatti in epoca medievale il labirinto fu anche chiamato ”La via di Gerusalemme”, richiamando il lungo e pericoloso pellegrinaggio in Terra Santa.

 

LE SINGOLE IMMAGINI

(cliccare sulle foto per ingrandirle)

 

cammino carta

La carta del sentiero

CSB logo 3   logo

Il logo, ispirato a un fregio (a destra) sulla facciata di San Bartolomeo in Pantano a Pistoia

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L’intaglio del logo per la preparazione di piccole “collane”

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Il giorno della presentazione in Palazzo Capitani a Cutigliano

CSB Spedaletto 2 CSB S Bartolomeo in Pantano

Alcuni luoghi simbolo: il campanile della chiesa di Spedaletto (sin) e il fregio di San Bartolomeo in Pantano

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Il ponte di Castruccio a Popiglio e la chiesa di San Bartolomeo a Cutigliano

CSB pellegrini Cutigliano CSB Pellegrini 5

Pellegrini in cammino in estate e inverno

CSB pellegrini 4 CSB pellegrini 8 neve

CSB pellegrino 2

 

CSB Gruppo 2 CSB Gruppo

Foto di gruppo

 

 

 

 

IL CULTO DI SAN BARTOLOMEO

Bartolomeo fu uno dei dodici apostoli che accompagnarono Gesù nella Sua vicenda terrena. Le informazioni dirette che si hanno su di lui sono limitate a pochi passi del Vangelo. Peraltro, a partire dal IX secolo, si tende ad identificare Bartolomeo con Natanaele, nativo di Cana in Galilea, e probabile testimone del miracolo delle nozze di Cana: il nome completo sarebbe Natanaele Bartalmai, ossia figlio di Talmai.
Dopo la Resurrezione di Gesù, Bartolomeo iniziò con gli altri apostoli la missione evangelizzatrice; la tradizione gli attribuisce numerosi viaggi, di cui però non c’è testimonianza precisa. Subì il martirio intorno al 60 d.C., ad Albanopolis in Armenia; la tradizione più diffusa vuole che egli sia stato spellato vivo, e infatti nell’iconografia classica egli appare tenendo in mano la propria pelle sanguinante (celebre l’immagine dipinta da Michelangelo nella Cappella Sistina).
Le reliquie di San Bartolomeo hanno avuto una storia molto movimentata e non del tutto certa. Sarebbero state traslate prima in Mesopotamia e poi a Lipari, dove giunsero nel 580 (secondo un’altra tradizione addirittura nel 264). In seguito all’invasione degli Arabi in Sicilia, le spoglie furono recuperate dal principe longobardo Sicardo, che nell‘838 le fece trasportare a Benevento, capitale del Ducato longobardo. Nel 999 l’imperatore Ottone III ordinò di traslare le reliquie a Roma, ma, secondo alcuni, i resti trasportati a Roma erano in realtà di San Paolino di Nola, e le spoglie ancora conservate nella basilica di Benevento sarebbero quelle di San Bartolomeo.
Il culto di San Bartolomeo è piuttosto diffuso in tutta Italia: è il patrono di Benevento e di altre decine di comuni (tra cui Fiumalbo e Cutigliano), dalle Alpi alle isole; anche a Pistoia, il cui patrono è San Jacopo, la festa di San Bartolomeo è molto sentita. Fu venerato in particolar modo dai Longobardi; la chiesa di San Bartolomeo in Pantano a Pistoia fu eretta per iniziativa del nobile longobardo Gaidoaldo, ed è quindi plausibile che anche nelle altre località del Cammino le origini ultime del culto di San Bartolomeo risalgano ai Longobardi, anche se le testimonianze relative a Fiumalbo, Cutigliano e Spedaletto sono tutte di epoca successiva.


La Redazione

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