Ambiente  |  giugno 29, 2016

Nei boschi gli “estatini” scarseggiano: pochi funghi, tanti ragioni

Riflessioni a ruota libera dello scrittore Federico Pagliai sul perché di una produzione così limitata. In base ai racconti dei vecchi "fungai" e all'esperienza personale. Tanti i motivi: dall clima cambiato ai pochi controlli, dalla vegetazione sempre più fitta ai venti caldi, alle bestie da pascolo

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E’ un po’ presto per darsi per vinti ma è indubbio che, parlando di funghi, questa sia una stagione piuttosto scarsa. Per quanto riguarda la raccolta dei porcini “estatini” si è infatti instaurata questa tendenza e anche questo duemilasedici pare confermare questo andamento al ribasso. Non è da me di addentrarmi in questioni estremamente complesse, e nel cercare di dare delle risposte a questo fenomeno, mi limito semmai ad ascoltare i commenti dei vecchi fungai della montagna pistoiese e a fare ricorso alla mia memoria personale di frequentatore di macchie e selvi.

Il clima

Diverse sono le cause di queste stagioni all’insegna di poche nascite di porcini, almeno per il periodo tardo primaverile e inizio estate. Molti concordano sul fatto che dipenda dalle variazioni del clima, variazioni in cui si rileva come uno slittamento in avanti, se non proprio una contrazione, della stagione primaverile: in pratica passiamo rapidamente dall’ inverno all’estate con il risultato che il terreno non si scalda gradualmente ma in modo repentino coprendosi, in superficie, di una crosta dura, arrostita dal sole e dai vari anticicloni di provenienza africana.
Eppure, si direbbe “E’ piovuto abbastanza! Perché così poche nascite?” La risposta, secondi alcuni raccoglitori, sta proprio nel fatto che sono caduti giorni di pioggia su un terreno relativamente riscaldato dal tepore primaverile. Ben altra faccenda, in termini di quantità di raccolto, se avesse piovuto su un suolo caldo come avviene nel caso di precipitazioni cadute sul finire dell’ estate.

Pochi controlli

Altri danno la colpa ai pochi controlli esercitati nei confronti dei tanti, troppi, raccoglitori. Secondo questa non esigua fetta di opinionisti da macchia, se oggi non torniamo più a casa con dei panieri pieni dipende dal fatto che in passato sono stati raccolti esemplari piccoli, sotto misura, che quindi non avevano ancora iniziato a disperdere le spore che poi garantiscono la continuità delle nascite da un anno all’altro.

La vegetazione cambiata

C’è poi chi afferma che sia cambiata la vegetazione, con il clima caldo umido che favorisce la proliferazione di acacie, rovi ed edere, tutte specie che, si sa, infestano il sottobosco ed hanno una velocità di proliferazione ed accrescimento tripla rispetto ad altre. A risentirne di più sono, infatti, i castagneti, sempre più schiacciati tra la linea di demarcazione delle robinie e quella dei faggi. E i funghi estatini si trovano ( trovavano) spesso nelle selvi di castagno…
Il clima umido e una certa diffusa incuria nel tenere sotto controllo i boschi, sempre più caratterizzati da colture di cedui ad alto fusto, ha poi favorito che al suolo si accumulasse uno strame di foglie morte sempre più in aumento. Ebbene, se questo può essere un fattore favorente della nascita di funghi in certi periodi dell’ anno, come quelli tardo autunnali, non altrettanto si può dire per le nascite di fine primavera ed inizio estate.

I venti e le bestie da pascolo

Altri, infine, attribuiscono il calo delle nascite alla variazione dei venti dominanti sempre più orientati dai quadranti meridionali e quindi estremamente caldi, mentre non sono pochi quelli che rimarcano il valore delle bestie da pascolo che con la sola presenza ai margini del bosco, laddove da sempre si trovano( trovavano) gli esemplari di porcini più belli, tenevano a regime e fertile un terreno.  Forse, davvero, sempre più malato. E povero di funghi estatini.


La Redazione

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